Rimorchiatore affondato a largo di Bari: ricerche senza sosta dei due dispersi. Arrivati gli 11 superstiti a Bari

La Procura ha aperto un'inchiesta. In porto a Bari il motopontone con a bordo 11 superstiti

Rimorchiatore affondato a largo di Bari: ricerche senza sosta dei due dispersi. Arrivati gli 11 superstiti a Bari
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Giovedì 19 Maggio 2022, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 19:35

Sono proseguite tutta la notte e sono ancora in corso le ricerche dei due marinai dispersi nell'affondamento del rimorchiatore Franco P., avvenuto mercoledì sera a circa 50 miglia dalla costa pugliese, in acque internazionali. Nel naufragio, su cui indaga la Procura di Bari con la Capitaneria di Porto, il bilancio registra tre morti e due dispersi. Il rimorchiatore è affondato, a 50 miglia dal litorale di Bari, in acque internazionali di competenza croata.

 

Intanto è stato identificato e riconosciuto ufficialmente dai famigliari uno dei tre corpi appartenenti ai marinai morti nel naufragio di un rimorchiatore al largo delle coste pugliesi. Si tratta del 65enne di Ancona Luciano Bigoni.
Attesi a Bari i famigliari degli altri due marinai ai quali, stando ad una prima identificazione, apparterrebbero le altre due salme: Andrea Massimo Loi, 58enne di Ancona, e Jelali Ahmed 63enne di origini tunisine e residente a Pescara.

Il pontone AD3 ha attraccato

Il pontone AD3, trainato dal rimorchiatore Paul, è arrivato nel porto di Bari dove ha attraccato alla banchina 31. Il mezzo è partito ieri pomeriggio dalla zona in cui è affondato il suo precedente rimorchiatore, il Franco P., a circa 50 miglia dalla costa pugliese. A bordo del pontone ci sono 11 marinai, unici testimoni oculari del naufragio, che in questo momento sono ascoltati negli uffici della Capitaneria di Porto di Bari dalla Pm Luisiana Di Vittorio: sulla vicenda è stato aperto un fascicolo per naufragio e omicidio colposo plurimo.

In tutto sono 11 i superstiti entrati nella direzione marittima finora, sono arrivati anche gli inquirenti.

Il comandante al momento non è stato ancora ascoltato per “motivi sanitari”, riferisce di stare male. Il Pontone è sotto sequestro, ai superstiti sono stati sequestrati da subito cellulari ed effetti personali.

Il comandante, 63enne siciliano, è l'unico sopravvissuto ed è attualmente ricoverato nell'ospedale Di Venere di Bari. Gli altri componenti dell'equipaggio che erano a bordo sono stati individuati in mare dopo ore di ricerche e solo alcuni sono stati recuperati. Flebili le speranze di ritrovare vivi Mauro Mongelli, 59 anni, di Molfetta, diplomato al Nautico “Caracciolo” di Bari, e Sergio Bufo, anche lui di Molfetta. 

Continuano le ricerche

Unico superstite, al momento, è il comandante del rimorchiatore, ricoverato in ospedale a Bari. Sui due ancora dispersi la Guardia Costiera di Bari, con il supporto di unità aeree e motovedette di altre forze militari e delle autorità croate, ha esteso l'area di ricerca spingendosi più a sud.

Le cause dell'affondamento dovranno essere accertate dalle indagini coordinate dal procuratore Roberto Rossi con la sostituta Luisiana Di Vittorio. Saranno utili le dichiarazioni del comandante, quando sarà ascoltato, e quelle degli 11 marinai a bordo del motopontone che era agganciato al rimorchiatore al momento dell'affondamento e dal quale è stato lanciato l'allarme. 

Inchiesta 

Intanto la Procura di Bari ha aperto un'inchiesta con le ipotesi di reato di naufragio e omicidio colposo, mentre la Capitaneria di Porto di Bari sta verificando anche l'eventuale inquinamento del mare dove è affondato il rimorchiatore, a circa 50 miglia dalla costa barese, in acque internazionali. «Il rimorchiatore ha a bordo casse di combustibile piene - ha detto l'ammiraglio Vincenzo Leone, comandante regionale Guardia Costiera Puglia - e speriamo che alla tragedia delle persone non si aggiunga anche una emergenza di inquinamento ambientale». Il tratto di mare dove è affondato il rimorchiatore ha una profondità di circa mille metri, quindi recuperare il relitto sarà molto difficile.

I componenti dell'equipaggio non avrebbero avuto neanche il tempo di dare l'allarme. L'allarme dell'affondamento, infatti, è arrivato intorno alle 21 di ieri dal motopontone che l'imbarcazione affondata doveva rimorchiare. Sulle cause dell'affondamento, «repentino», spiega l'ammiraglio Vincenzo Leone, comandante regionale Guardia Costiera Puglia, «speriamo di avere qualche elemento in più nel momento in cui riusciremo ad ascoltare con maggiore serenità il comandante che al momento è l'unico sopravvissuto dell'equipaggio di sei persone». Anche le 11 persone a bordo del motopontone saranno ascoltate. 

Video

Il rimorchiatore era partito da Ancona ed era diretto in Albania, a Durazzo, dove avrebbe dovuto rimorchiare un pontone. Al momento dell'affondamento, le cui cause ancora non si conoscono, si è sganciato il cavo di rimorchio.

Affonda una barca, salvata una famiglia

Il segnale di allarme 

Nella serata di mercoledì, la Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma ha ricevuto un segnale di allarme cospas-sarsat dal quale si è appreso che un rimorchiatore di bandiera italiana - il Franco P, impegnato nel rimorchio di un pontone nella tratta Ancona-Durazzo - stava affondando a 53 miglia al traverso del porto di Bari, al limite tra le acque di responsabilità SAR italiane e croate. 
Immediatamente è stata attivata la macchina dei soccorsi con l’invio di mezzi SAR e messaggi di allerta diretti a tutte le navi presenti in zona allo scopo di farle dirigere sul punto dell’affondamento.

Il sindaco di Molfetta: marinerie dimenticate

«Non è la prima volta che la nostra comunità vive una tragedia come questa. Viviamo questo momento con tristezza, ma grande speranza perché i due nostri concittadini sono dispersi, non morti». A parlare è il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, città del Barese della quale sono originari i due marinai tuttora dispersi dopo l'affondamento di un rimorchiatore al largo delle coste di Bari.

Minervini spiega che «al dolore e alla speranza si aggiunge oggi la rabbia, il rammarico, perché non è possibile che si pone attenzione alle marinerie sono quando ci sono i morti. Abbiamo più volte proposto a Città metropolitana e Regione una scuola di specializzazione per fare prevenzione e formazione nel nostro istituto nautico, per avviare i giovani a questa attività ma in sicurezza». «In questo momento - ricorda Minervini - i nostri marittimi hanno anche problemi che hanno a che fare con il caro gasolio e temo che, non dico che è questo il caso, per rendere l'attività ancora conveniente ci sia il rischio che si trascuri la sicurezza. Per questo torniamo a chiedere attenzione delle istituzioni alle comunità marinare, non solo quando accadono tragedie». Nel frattempo, questa sera, in piazza Paradiso a Molfetta, «commemoreremo in forma pubblica i nostri lavoratori del mare, mobilitando tutta la nostra comunità - dice Minervini - per esprimere il nostro dolore, ma soprattutto per alimentare la speranza».

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