«Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?». La domanda del premier italiano Mario Draghi posta ieri in conferenza stampa, riporta l'attenzione sulla questione centrale nel dibattito pubblico sulla guerra: a cosa siamo disposti a rinunciare per aiutare il popolo ucraino? Perché la pace, ormai è chiaro, ha un costo. Secondo un sondaggio dell'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) realizzato da Ipsos, quasi nove italiani su dieci sono disposti a ridurre il consumo energetico personale e famigliare, pur di contribuire alle sanzioni contro la Russia.
🇺🇦🇷🇺 Nel sondaggio ISPI-IPSOS di ieri c’è un risultato che mi sorprende e rincuora.
In caso di crisi, inevitabile se vogliamo svincolarci rapidamente dal petrolio russo (per non parlare del gas), quasi 9 italiani su 10 sarebbero disposti a limitare i consumi energetici.
E voi? pic.twitter.com/P4AbabgA9R— Matteo Villa (@emmevilla) April 7, 2022
«Si tratta di un numero molto elevato, e in qualche modo sorprendente - si legge -.
«Si tratterebbe di un forte cambiamento rispetto solo a gennaio scorso, quando una rilevazione Swg evidenziava come la quota di italiani favorevoli a riconsiderare la possibilità di utilizzare il nucleare fosse ferma al solo 33%», si legge ancora. Quasi sei italiani su dieci (59%) si dice invece disposto ad accettare l’utilizzo di ulteriori centrali a carbone.
Gli altri sondaggi
Per quanto riguarda l'entrata in guerra della Nato e, di conseguenza, dell'Italia, la risposta più comune è «non dovrebbe intervenire in nessun caso». Per il 60,8% degli intervistati la colpa del conflitto è di Putin, mentre si attestano sul 17% sia quelli che pensano che la colpa sia della Nato, che quelli che non hanno un'opinione in merito. Infine, almeno 7 italiani su 10 temono che l'utilizzo delle bombe atomiche sia una minaccia reale.