Programmazione e fondi per far volare la cultura in Puglia. «Ma serve un assessorato»

Programmazione e fondi per far volare la cultura in Puglia. «Ma serve un assessorato»
di Rita DE BERNART
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Martedì 31 Gennaio 2023, 04:40

Questione di risorse e competenze, economiche ed umane, e di stabilità. Ma anche capacità di fare sistema e mettere in rete persone, istituzioni, progetti. Se il settore della cultura in Puglia non riesce ancora ad essere trainante e diventare l’elemento chiave nella scelta di un viaggio è anche perché in molti casi le iniziative e le opportunità restano isolate o fini a se stesse. 
Da un lato ci sono gli operatori culturali, con risorse esigue e spesso senza garanzie di poter portare a frutto gli investimenti e che, da qualche anno peraltro, si sentono orfani di un assessorato dedicato, con conseguente difficoltà di interlocuzione. Dall’altro gli Enti locali alle prese con una coperta sempre troppo corta, che costringe a centellinare le disponibilità: inevitabile l’“effetto gambero”.

Taranto tra passato e presente

È il caso di Taranto dove, per citare l’esempio più eclatante, il museo archeologico MarTa, tesoro di valore internazionale, è costretto a chiudere dalle 14 in poi per mancanza di personale. Eppure in città ci sono tante realtà culturali solide. «Il problema del MArTa – commenta l’assessore alla cultura Fabiano Marti - auspichiamo tutti che si risolva al più presto ma una questione di carattere amministrativo non oscura tutti i successi del nostro museo. Taranto è la città dei festival, del Medimex, sarà la città della Biennale del Mediterraneo e avremo presto dei contenitori culturali, come palazzo Troilo, che si affiancheranno alla biblioteca Acclavio e al Mudit per ampliare ancora l’offerta di eventi. Tra gli ostacoli ci sono le risorse, problema che però può risolvere solo il governo. Con più fondi sarebbe più facile calibrare l’offerta, tenere aperti più a lungo i luoghi di cultura, dare sfogo alle energie di tanti giovani. È una questione di prospettive che un progetto di autonomia differenziata squilibrato potrebbe limitare. Riguardo all’assessorato regionale - prosegue Marti - posso solo dire che il dipartimento retto da Aldo Patruno risponde mirabilmente alle esigenze dei territori. Se il dialogo tra i due settori viene fatto salvo allora associare cultura e turismo non è una scelta sbagliata. Peraltro senza fruitori, anche il miglior progetto culturale è privo di senso».

A Gallipoli il laboratorio culturale sul mare


Indispensabile il consolidamento di un partenariato stabile pubblico-privato che metta insieme competenze, professionalità, capitali: la svolta passa da qui. «Negli ultimi anni – dice Luigi Amato Orione, della società Orione che gestisce il castello Angioino a Gallipoli - sono stati compiuti dei grandi passi, tutto è migliorabile ma credo che il livello generale sia soddisfacente, Gallipoli in particolare può rappresentare un emblematico laboratorio culturale. È necessario un rinnovamento vero, tempestivo e appassionato. Bisogna avere visione e fare sistema, collegando pubblico e privato, e cambiare l’immagine della discontinuità e del frazionamento culturale imperante.

L’assenza dell’assessorato è gravissima, siamo immobili, alla cultura dovrebbe essere riservata la stessa importanza di altre aree di sviluppo. La cultura è interdisciplinare - prosegue Orione -, non può essere associata solo al turismo ma a tutti gli altri settori, allontanandosi così dalla sola logica di “aumento delle presenze” che non tiene conto della “capacità di carico” delle risorse turistiche, naturali, culturali, infrastrutturali, della partecipazione delle comunità locali alle scelte di sviluppo turistico del territorio». 

La sfida di Brindisi


Sebbene si intreccino continuamente cultura e turismo infatti hanno spesso finalità ed esigenze differenti. «Dobbiamo partire dal Codice dei beni culturali: è la normativa che ci dà la strada - spiega Anna Cinti, presidente dell’associazione culturale “Le Colonne” di Brindisi e operatrice culturale dal 2005 -. L’articolo 111 cita il tema della stabilità: spesso è proprio ciò che manca, ci sono molte iniziative estemporanee; noi operatori siamo costretti a cambiare in corsa i progetti in base alla politica di turno. Serve invece una cabina di regia che metta insieme tutti i soggetti con un contratto pubblico privato, tendendo conto della normativa ed anche del dialogo aperto con il territorio. Il Ministero da tempo apre a questo tipo di partenariato. La fruizione in sé non basta, servono i servizi che i privati possono garantire. Insomma mettere a valore i beni sia dal punto di vista educativo-sociale che economico, ed in questo modo si genera anche un’economia indiretta. Per questo sarebbe utile anche un assessorato dedicato, che vada a braccetto con quello al turismo, ma con fondi e progetti propri». 

L'intuizione della città metropolitana


Gli esempi positivi di un sistema che funziona vengono dal capoluogo. Tre gli elementi portanti di una politica culturale vincente- secondo l’assessore alla cultura di Bari Ines Pierucci. «Il primo passo per questa scommessa vincente – racconta – è stato l’idea, nata durante la pandemia, di mettere insieme gli assessorati di molti capoluoghi di regione: in questo modo abbiamo ottenuto ascolto e fondi a sostegno degli operatori. La ricerca delle risorse economiche è fondamentale, dopo occorre capire come utilizzarle. La nostra vocazione dal 2019 è investire nelle periferie, creare città nella città per diventare una destinazione di stampo europeo. Da qui un sostegno costante per mettere in rete tutti i beni museali e monumentali, garantendo aperture tutto l’anno e omogeneità di ticket di ingresso e di orari di apertura nei festivi, come faremo adesso in occasione di San Valentino. Poi c’è il fattore tempo che è determinante nella sinergia con i privati: servono accordi a lungo termine che consentano agli operatori di rientrare nell’investimento. E naturalmente dialogo con la Regione, con la città metropolitana e grande lavoro di squadra con gli uffici».

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