De Luca assolto, il fatto non sussiste. Era accusato di aver istigato a sabotare la Tav: «Impedita una ingiustizia»

De Luca assolto, il fatto non sussiste. Era accusato di aver istigato a sabotare la Tav: «Impedita una ingiustizia»
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Lunedì 19 Ottobre 2015, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 20:02
Lo scrittore Erri De Luca è stato assolto a Torino «perché il fatto non sussiste» dall'accusa di istigazione a delinquere per aver invitato a sabotare la Tav. A pronunciare la sentenza è stato il giudice Immacolata Iadeluca. Alla lettura del dispositivo il folto pubblico di sostenitori ha applaudito scandendo il nome «Erri Erri». La procura aveva chiesto una condanna a 8 mesi.



«È stata impedita una ingiustizia, quest'aula è un avamposto sul presente prossimo». Sono state le prime parole pronunciate dallo scrittore dopo l'assoluzione. Ora «mi sento tornato un cittadino qualunque» ha spiegato De Luca. Prima della sentenza «ero tranquillo perché credo di aver fatto tutto il possibile per difendere la mia libertà di parola» ha continuato lo scrittore secondo il quale questa decisione per l'Italia «significa che è possibile usare delle parole contrarie».



«Questa sentenza dimostra che non avremmo dovuto essere qui, che questo processo non andava fatto, e riporta le cose al giusto posto». È il commento dei legali di De Luca, Gianluca Vitale e Alessandra Ballerini. Ora «mi auguro - ha aggiunto Vitale - che la procura e la Digos di Torino capiscano che c'è un limite anche all'attività di repressione. La libertà di pensiero deve essere libera in valle di Susa come nel resto del Paese».



«Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata,impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell'aria e dell'acqua», aveva detto prima delle sentenza De Luca nelle dichiarazioni spontanee rilasciate in tribunale.



«Anche se non fossi io lo scrittore incriminato - ha aggiunto De Luca - sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie». Lo scrittore ha quindi detto di sentirsi «parte lesa» nei confronti «di ogni volontà di censura e sono in quest'aula per sapere se il capo d'accusa invaliderà l'articolo 21 della Costituzione».



«Ciò che è costituzionale - ha proseguito - si decide e difende in luoghi pubblici come questo, come le scuole, le prigioni, i luoghi di lavoro, le frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Si decide al piano terra della società».



Quanto alle accuse, De Luca ha osservato che «sono incriminato per aver usato il termine sabotare, un termine che considero nobile, perché praticato da figure come Ghandi e Mandela, e democratico. Sono disposto a subire la condanna penale - ha concluso - ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. Si incrimina il sostegno verbale a un'azione simbolica».



«I miei colleghi stranieri continuano a non capire il perché di questo processo, io sono tranquillo», aveva detto De Luca entrando nell'aula del tribunale. «Per i miei colleghi francesi - ha aggiunto - questo processo è totalmente incomprensibile, per loro questa vicenda è particolarmente buffa».



«Mi pare che ci stiamo abituando a una deriva, a una perdita di consistenza civile, ma forse quest'aula è un punto di resistenza», ha detto ancora De Luca. «Forse oggi - ha proseguito - mi accorgerò di abitare in un paese nuovo. Sono curioso di sapere cosa succederà considero questa aula un avamposto affacciato sul nostro immediato futuro».



Secondo lo scrittore «non ci sono precedenti, è un processo spuntato come un fungo, non so se il primo di una nuova Italia o l'ultimo di una vecchia Italia».



Scrittori e intellettuali che non hanno espresso il loro sostegno per il processo in cui è accusato di istigazione a delinquere «sono degli assenti e si notano - ha poi aggiunto -. Si sono presi la responsabilità della loro assenza». «La società civile, a cominciare dai miei lettori - ha aggiunto - mi ha invece sostenuto fin dall'inizio con centinaia di letture pubbliche che ho archiviato. Loro non mi hanno mai abbandonato».