Democrazia da difendere con la forza della politica

Democrazia da difendere con la forza della politica
di Dario STEFÀNO*
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Venerdì 10 Giugno 2022, 12:29

Al di là della volgarità, le esternazioni del vicepresidente del Consiglio di sicurezza di Mosca, Medvedev, sono servite a disvelare la vera strategia del Cremlino che sta dietro l’aggressione ad un Paese democratico e sovrano qual è l’Ucraina e cioè colpire l’Occidente e colpirlo nei suoi principi fondanti: la democrazia, il pluralismo e la convivenza civica fatta di un’opinione pubblica articolata e libera. E non c’entra nulla la sindrome da accerchiamento che la Russia subirebbe a causa della progressiva espansione della Nato nell’ex blocco sovietico, con cui qualche opinionista prova a giustificare l’invasione voluta da Putin.


Semmai, quello che spaventa Mosca è proprio la capacità attrattiva dell’Occidente nei confronti di larghe parti di popolazione che, nonostante le nostre mille contraddizioni, vedono nell’Europa e nell’Alleanza Atlantica un luogo di sicurezza e libertà, in cui sentirsi parte di un sistema di protezione e al riparo da chi “vorrebbe riportare le relazioni internazionali al prevalere di tensioni imperialistiche”, per dirla con il Presidente Mattarella in occasione della visita in Italia della Presidente della Georgia. Georgia che ha chiesto anch’essa, dopo le ripetute aggressioni russe, di poter entrare a far parte dell’Unione europea. 
Insomma, una parte degli opinionisti italiani invece di condannare gli aggressori, paradossalmente critica gli aggrediti, colpevoli - a detta loro - di perseguire il “peggiore dei crimini”: cioè la propria difesa, sia essa fisica e quindi militare, che politica.
A ben leggere le parole del numero due del Cremlino, quando afferma di odiare gli occidentali di fatto celebra la sua sconfitta, ammettendo che quel disegno imperiale ed egemonico che hanno provato a inseguire da Mosca non solo non ha riavvicinato i “vecchi sudditi dell’impero”, ma semmai li ha convinti a cercare riparo altrove. D’altronde, le recenti richieste di adesione alla Nato lo confermano. Un riparo, va aggiunto e ribadito, che non può che essere rappresentato dalla Ue e dal Patto Atlantico. 


D’altronde è bene ricordare, anche a chi sta alla nostra sinistra, che già Enrico Berlinguer nel lontano giugno ‘76, con un’intervista al Corriere, da capo del Pci dichiarò che si sentiva più sicuro nel campo della Nato, ed è lì che collocò il partito di sinistra di questo Paese.
Ed ecco perché difendendo l’Ucraina e continuando a sostenere la resistenza ucraina, in fondo sosteniamo un po’ noi stessi, il nostro sistema valoriale, la nostra idea di pace, il nostro campo di protezione e di relazioni politiche e sociali.

In pratica sosteniamo la nostra democrazia lontana anni luce dalla “democratura” avviata da Putin in Russia. Difendiamo, insomma, il principio secondo il quale solo la politica - e mai le armi - è lo strumento per dirimere i conflitti tra nazioni. Il principio da cui è nata la stessa Europa.


Ed è per questo, che al di là delle necessarie mediazioni che dovremo mettere in campo per tentare di tenere unita una maggioranza tanto larga quanto disomogenea, per usare un eufemismo, il prossimo 21 giugno in occasione delle comunicazioni del Presidente Draghi in Senato non potranno essere consentite posizioni ambigue o ondivaghe, né equidistanze di comodo. Non lasceremo spazio alle pericolose e variegate posizioni di quell’articolato arcipelago politico, che parte dagli ex grillini per arrivare fino ai filo-putiniani, che rischia di ritrovarsi sotto le insegne di un nascente nuovo contenitore politico: “Forza Russia”.
Troveremo il modo di farlo di tutti insieme, ma non potremo che ribadire al popolo ucraino tutto il nostro sostegno politico, militare e umano. Lo dobbiamo a loro, ma in fondo lo dobbiamo anche a noi stessi. Anche perché subito dopo le comunicazioni di Draghi in Parlamento, l’Italia sarà attesa in altri due vertici internazionali di primo piano: il G7 in Baviera e il Consiglio Nato a Madrid. 
Sulla guerra non si può scherzare e non si può eccedere con le ambiguità.
*presidente commissione Politiche europee Senato
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