Intervista (impossibile) a don Tonino Bello: «Solidarietà vera, non da due euro»

Don Tonino Bello
Don Tonino Bello
di Stefano CRISTANTE
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Domenica 17 Dicembre 2017, 20:36
Intervistatore: Cos’è il male? Perché dobbiamo combatterlo? Mi scusi se sono così poco cerimonioso, Don Tonino, ma abbiamo solo pochi minuti.
Don Tonino Bello: Davvero mi crede capace di descrivere il male?
I: Sì, ho letto molte cose da lei scritte che riguardano il male.
DTB: Ad esempio?
I: Ad esempio sulla guerra.
DTB: Beh, con la guerra è quasi facile.
I: Perché?
DTB: Perché non c’è cosa più oscena e ripugnante.
I: Rispetto a cosa?
DTB: A una qualsiasi possibilità di vita del Sapiens.
I: Ma se in molti dicono che solo lottando contro gli altri si ottiene un’evoluzione….
DTB: È un errore fatale. La lotta non può essere degli uni contro gli altri, ma solo tra idee degli uni e idee degli altri. La violenza dell’Homo sapiens contro individui della sua stessa specie non ha alcun riscontro in natura. L’evoluzione degli esseri umani non può che essere non-violenta.
I: Eppure siamo circondati di violenza, e percepiamo un senso travolgente di insicurezza. Si direbbe che la nostra specie non sia mai stata così autodistruttiva.
DTB: Questo è il punto. Rifiutando l’altro, la specie umana si suicida.
I: Molti però dicono che solo la mancanza di buon senso può spingere ad accogliere i disperati che vengono dal mare. Se non c’è lavoro per gli italiani – dicono – perché dovremmo darlo a chi viene da lontano e carico di problemi?
DTB: Povere menti limitate! Ma come fanno a non sentire su di sé il peso degli sguardi di chi non ha niente, di chi ha perduto tutto?
I: Si chiama indifferenza, don Tonino: è un comportamento molto diffuso.
DTB: Il fatto che mi turba fino allo sconforto è che molti di coloro che riescono a essere indifferenti alla vita degli altri sono stati battezzati, hanno studiato catechismo, hanno fatto la prima comunione, si sono cresimati e si sono sposati in chiesa.
I: Perché ciò la turba don Tonino?
DTB: Perché io sento addosso la responsabilità di essere parte del messaggio cristiano.
I: Lei è un sacerdote don Tonino, anzi, ormai è a un passo dalla santità. Non stupisce che lei abbia ritenuto il cristianesimo qualcosa da praticare ogni giorno.
DTB: Il mio cruccio non erano solo i tanti uomini che vedevo morire di freddo e di stenti in posti ritenuti civilissimi. Per loro ho sempre provato l’indispensabilità di un intervento d’emergenza, e ho fatto quel poco che ho potuto. Ma il vero cruccio erano i cattolici in sonno.
I: Ci spieghi.
DTB: Quando uscivo di notte per soccorrere qualche malcapitato mi rendevo conto che persone con la mia stessa fede religiosa non capivano l’urgenza dei miei tentativi. Ora tutti sembrano amare la mia immagine e la mia persona, ma le posso assicurare che ho sentito tante volte l’incomprensione e persino il disprezzo dei miei fedeli, anche di quelli che ascoltavano in silenzio le mie omelie la domenica a Molfetta o altrove.
I: Si potrebbe però obiettare che oggi addirittura la massima autorità della Chiesa pratichi il suo messaggio. Lei si lamenta dell’indifferenza di molti cattolici, ma papa Francesco dice molte cose che potrebbe aver detto lei, o forse che ha proprio detto lei.
DTB: Non sono parole mie o del nuovo papa, che comunque apprezzo incondizionatamente. Sono parole scritte nel Vangelo. Basta leggere. E quindi, se persuasi da quel messaggio, comportarsi con la coerenza richiesta.
I: Qual è la coerenza richiesta, don Tonino?
DTB: Lei mi dice che abbiamo tempo solo per una breve conversazione, quindi non si lamenti se salterò alcuni passaggi.
I: Dica, la prego.
DTB: Non si può pretendere che la Chiesa risolva i problemi del mondo. Di fronte alla richiesta di vivere dignitosamente da parte di milioni e milioni di persone per questo costrette a esodi biblici, usare le parrocchie come dormitori non può certo essere la soluzione definitiva.
I: E allora?
DTB: E allora vale l’esempio. Bisogna perciò farlo lo stesso, anche se la soluzione che va alle radici del problema non è certo l’improvvisazione della solidarietà, quanto una sua cosciente universalizzazione.
I: Don Tonino, ci sarà mai la possibilità che il bene diventi di moda?
DTB: Attenzione alle rappresentazioni consumistiche del bene, attenzione!
I: Con chi ce l’ha?
DTB: Con l’appello a donare senza operare per necessità.
I: Ci spieghi meglio.
DTB: Voglio dire che non è mandando 2 euro ai terremotati che abbiamo fatto solidarietà. Si fa solidarietà quando essa diventa esperienza e fatica di comunicazione costante, ma anche gioia dell’altro.
I: Gioia dell’altro?
DTB: La stupisce?
I: Molto. A me pare che le narrazioni moderne vadano in tutt’altra direzione.
DTB: Credo sia per questo che il nuovo papa sia venuto dall’altra parte del mondo. Perché la situazione in Occidente è grave. Ma è grave anche in tutto il pianeta. Non vedo zone libere dal male.
I: Si trova d’accordo con la politica del presidente americano Donald Trump, che vuole imporre Gerusalemme come capitale della sola Israele?
DTB: Sarei brutale se rispondessi. Per questo mi scusi.
I: Buon Natale don Tonino, e un abbraccio da parte di tutti.
DTB: Passate un Natale scomodo e pieno di gesti buoni verso gli altri. E non mi riferisco solo ai vostri parenti e ai vostri amici. Non posso augurarvi nulla di meglio. Ora mi faccia andare, ho visto gente buttata in stazione senza nemmeno una coperta. Vado.
I: Don Tonino, lei è un santo.
DTB: Non dica sciocchezze: sono solo un essere umano.




Nota a piè di pagina:
Don Tonino Bello è nato ad Alessano, in provincia di Lecce il 18 marzo 1935. Figlio di un carabiniere e di una casalinga, entrò nel seminario di Ugento che era ancora ragazzo, lì ricevette la sua prima formazione per poi trasferirsi a Molfetta presso il Seminario Regionale Pugliese dove studiò Filosofia. Nell’autunno del 1953 approdò a Bologna nel seminario Onarmo per studiare Teologia negli anni di episcopato del cardinale Lercaro, e ricevere una preparazione per la pastorale del mondo del lavoro. Lì ricevette gli ordini minori, e l’ordinazione diaconale, ma fu monsignor Ruotolo nella sua Alessano che l’8 dicembre 1957 lo ordinò presbitero. Dopo il servizio in Seminario, venne nominato Direttore dell’Ufficio Pastorale, parroco della parrocchia del S. Cuore di Ugento e, dopo, parroco della parrocchia della Natività della B.V. Maria di Tricase. Il 10 agosto 1982 viene eletto vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e il 30 settembre dello stesso anno di Ruvo di Puglia. Nel 1985 fu nominato presidente nazionale di Pax Christi, facendosi profeta di giustizia sulle vie della pace fino alla morte. Per don Tonino è ancora in corso il processo di canonizzazione, tante le voci che danno per certa la venuta del Papa ad Alessano per la prossima primavera.
 
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