Crisi, tra Giovannini e Severino, nomi da “all star” in pista per la squadra dei migliori

Crisi, tra Giovannini e Severino, nomi da “all star” in pista per la squadra dei migliori
di Luca Cifoni e Alberto Gentili
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Mercoledì 3 Febbraio 2021, 07:26

Governo del Presidente. Oppure tecnico, ma con qualche sfumatura politica. Le definizioni dell’«esecutivo di alto profilo» che il capo dello Stato Sergio Mattarella intende affidare a Mario Draghi possono variare. Ma se l’esito di questa turbinosa crisi sarà un governo incaricato di gestire le emergenze «sanitaria, sociale, economico-finanziaria», il criterio della la scelta di personalità indipendenti dovrà essere conciliato con l’esigenza di assicurare al governo Draghi una base parlamentare solida e un minimo di continuità, sia sul fronte delicatissimo della pandemia, sia su quello altrettanto importante dei fondi europei da usare per «la rinascita del Paese». 


IL MANDATO


Ovviamente lo stesso mandato dell’esecutivo ne condizionerà la composizione: il coinvolgimento dell’ex presidente della Banca centrale europea fa pensare ad una compagine di alto livello e certamente non meramente elettorale, che dovrà occuparsi della messa a punto del Recovery Plan. E l’altra incognita è la reale volontà dei partiti di aderire all’appello del Quirinale e di sostenere il nuovo governo: sostegno che potrebbe concretizzarsi nell’ingresso di esponenti politici di peso accanto ai tecnici.


Una conferma potrebbe essere quella di Luciana Lamorgese, che guida il ministero dell’Interno nell’attuale esecutivo ma mantiene un profilo tecnico, come prefetto di lungo corso. Tra i politici potrebbero mantenere il proprio attuale ruolo i “ministri della Pandemia”: Roberto Speranza e Francesco Boccia. Il primo in quanto titolare della Salute, con il compito tra l’altro di scrivere ordinanze che completano il quadro delle regole. Il secondo invece è incaricato di tenere i non facili contatti con le Regioni e potrebbe continuare a farlo in una fase in cui i rischi del Covid restano alti, come ha ricordato Mattarella.


IL NODO DELL’ECONOMIA


Più complesso il discorso relativo al ministro dell’Economia. Negli ultimi giorni Roberto Gualtieri aveva consolidato la propria posizione con il significativo endorsement del presidente di Confindustria, accompagnato dalla conferma della rete di relazioni internazionali di cui gode. Con il cambio di inquilino a Palazzo Chigi, Gualtieri - che a partire da fine anno ha preso in mano la gestione del Recovery Plan - rappresenterebbe un elemento di continuità anche di fronte all’Unione europea. Ma il ministro ha allo stesso tempo anche un profilo politico che potrebbe non essere più quello giusto nella nuova situazione. I nomi che si fanno per Via Venti Settembre sono quelli di Fabio Panetta (che però dovrebbe lasciare un ruolo importante nel board della Bce) e dell’economista Carlo Cottarelli, già incaricato nel 2008 da Mattarella e indicato pure come possibile premier.

Sempre che naturalmente non sia Draghi stesso a gestire questa delega strategica. Ipotesi però complessa.


Un tecnico dovrebbe arrivare anche alla Farnesina e la scelta potrebbe cadere su Elisabetta Belloni, che come segretario generale occupa attualmente la posizione diplomatica di più alto grado. Un altro tecnico di grande esperienza, già sperimentato in precedenti esecutivi, è Enzo Moavero Milanesi, che dalla poltrona degli Affari europei potrebbe utilmente gestire i rapporti con Bruxelles se arrivasse il sostegno di almeno una parte del centrodestra.


Nome altrettanto sperimentato e con esperienza governativa è quello di Enrico Giovannini: l’ex presidente dell’Istat oggi docente e coordinatore dell’Alleanza per lo Sviluppo sostenibile potrebbe tornare al dicastero del Lavoro. Alla Giustizia, ministero su cui in queste ore di convulsa trattativa si è consumato uno degli scontri più aspri, l’ipotesi più accreditata è quella di Paola Severino che in passato è stata già Guardasigilli ed è una personalità tecnica di assoluto rilievo. In alternativa Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale, il cui nome era stato evocato anche per la premiership. Un’altra poltrona cruciale nei prossimi mesi è quella delle Infrastrutture: qui, accanto all’ipotesi tecnica, c’è chi non esclude un ritorno al dicastero di Poarta Pia di Graziano Delrio, oggi capogruppo dei deputati Pd.
 

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