Covid, picco contagi: ipotesi zone rosse. Iss: «Segnali di allerta»

Covid, Palazzo Chigi: pronti a nuove zone rosse. Balzo dei contagi
Covid, Palazzo Chigi: pronti a nuove zone rosse. Balzo dei contagi
di Francesco Malfetano
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Sabato 19 Settembre 2020, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 19:05

Se l’Europa è tornata a marzo già da qualche giorno, l’Italia da ieri ha fatto un lungo salto indietro fino al 1 maggio e ai suoi quasi duemila nuovi malati registrati in un giorno. Il numero dei contagi registrati nella Penisola nelle ultime 24 ore infatti ha toccato i 1.907 nuovi casi (su 99.839 tamponi) e, per la prima volta da tempo, si torna a ragionare sull’ipotesi di zone rosse, lockdown circoscritti o altre forme di restrizioni. Non solo, oltre alle misure locali, nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare, l’esecutivo non esclude si possa limitare la possibilità di incontrare altre persone, magari impostando un limite a 10 come già avviene in Francia oppure a 6 come invece accade in Regno Unito.

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A guidare questa riflessione – che per ora resta tale - è l’impennata della curva che l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel monitoraggio settimanale diramato insieme al ministero della Salute, ha identificato come l’evidenza di un «lento e progressivo peggioramento dell’epidemia di SARS-Cov-2». 

Inoltre, all’interno del bollettino che rimarca come l’Rt ora sia di poco al di sopra di 1, si legge come trovi conferma la presenza «importanti segnali di allerta legati ad un aumento della trasmissione locale». Tradotto: ci sono nuovi focolai e continueranno ad esserci ma è tutto sotto controllo. «Al momento i dati confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo già adottate ed essere pronti alla attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento». Tradotto: per ora resta tutto com’è ma al primo segnale ci faremo trovare pronti. 

A sottolineare che non ci si aspetta azioni immediate sono anche fonti interne a palazzo Chigi: «Abbiamo un sistema di monitoraggio che comunque ci permette di tenere la situazione sotto controllo e di intervenire tempestivamente se e laddove serva». In pratica, qualora le lancette dell’orologio del contagio dovessero continuare a riavvolgersi in senso antiorario portando l’Italia ai numeri di aprile o marzo e se qualche area del Paese dovesse essere considerata in pericolo, l’opzione di rigidi lockdown locali finirebbe sul tavolo. Tuttavia, come tengono a precisare ulteriormente fonti dell’esecutivo, in nessun caso però si tratterebbe di misure adottate su base nazionale ma di azioni sui singoli focolai. 

Sono proprio questi però a preoccupare gli esperti dell’Iss. Nel Paese infatti ci sono 2397 focolai attivi, di cui 698 nuovi. Catene di contagio intergenerazionali che il più delle volte passano dai figli e nipoti a genitori e nonni. Tant’è che gli scienziati hanno osservato negli ultimi 14 giorni un «aumento significativo dell’età mediana alla diagnosi. Questo - si legge - è probabilmente dovuto ad una trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia: questo si riflette in un maggiore impegno dei servizi ospedalieri». L’intero mutato scenario infatti carica il suo peso sugli ospedali e in quasi tutte le regioni vengono occupati sempre più posti letto per il Covid, sia in area medica, con aumenti dal 2 al 4% rispetto a un mese fa, che in terapia intensiva, dal 1% al 2%, con valori superiori al 5% per alcuni territori, ma «sebbene non siano ancora stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali - si legge nel report - la tendenza osservata potrebbe riflettersi in un maggiore impegno».

I territori più interessati in questo momento, stando all’indice Rt locale (il nazionale supera appena l’1), e quindi quelli da ritenere sotto stretto monitoraggio da parte delle autorità ed, eventualmente, i primi a poter incappare in nuove misure più o meno rigide, sono allo stato attuale la Provincia Autonoma di Trento, il cui indice è 1,59, e la Liguria (1,32). Da segnalare invece come siano particolarmente positivi i dati relativi al Lazio (0,54), Val d’Aosta (0,61), Piemonte (0,69) e Campania (0,71).
 

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