Covid, quando finirà? L'Iss: «Complesso fare previsioni sull'epidemia»

Covid, quando finirà? L'Iss: «Complesso fare previsioni sull'epidemia»
di Claudia Guasco
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Venerdì 20 Agosto 2021, 15:53

Gli scienziati sono riusciti a isolare il virus quarantotto ore dopo la diagnosi di positività dei primi pazienti italiani, hanno identificato il ceppo e le successive varianti, le case farmaceutiche hanno sviluppato e prodotto il vaccino in tempo record. Eppure, dopo un anno e mezzo di pandemia, il Covid rappresenta ancora una minaccia. Al momento è «estremamente complesso fare delle previsioni sull’andamento dell’epidemia da Sars-CoV-2», ammette l’Istituto superiore di sanità. Che dedica un primo piano a «Previsioni, scenari, proiezioni: come si anticipa l’andamento dell’epidemia».

Covid, quando finirà?

Premessa degli esperti: tracciare l’evoluzione è possibile per virus il cui comportamento è noto, come ad esempio il West Nile virus, trasmesso dalle zanzare, di cui si può ragionevolmente pensare che avrà un picco estivo.

Oppure l’influenza, che di solito ha un andamento simile tutti gli anni a eccezione della stagione 2020-2021, in cui il distanziamento sociale ha influito sulla curva dei contagi, e nella stagione pandemica 2009-2010. Il Covid invece rappresenta una sfida ben più complessa. «Una previsione - si legge nell’analisi - richiede, oltre a conoscere i parametri della storia naturale del patogeno, di conoscere in anticipo e in termini quantitativi tutti gli eventi che possono influire sulla futura dinamica epidemica. Oltre a tanti altri, possono essere di particolare rilevanza gli interventi di distanziamento sociale che verranno adottati (quali e quando), la copertura vaccinale che progressivamente si raggiungerà, il comportamento individuale dei cittadini». Questi fattori possono essere più o meno determinanti a seconda dell’epidemia che si sta analizzando.

STIME DI RISCHIO

Poiché «è impossibile conoscere in anticipo tutti gli eventi che possono influire sulla futura dinamica epidemica - sottolinea l’Iss - si possono formulare diverse ipotesi (che definiscono lo scenario) e analizzare le dinamiche corrispondenti». Le analisi di scenario sono particolarmente utili per costruire stime di rischio, associate per esempio ai diversi livelli di intervento che possono essere adottati, sia in termini di imposizione che di allentamento di misure restrittive o alle diverse quote di copertura vaccinale che si raggiungeranno. «Nel caso in cui siano in discussione differenti opzioni di intervento, con delle analisi di scenario si possono individuare le azioni in grado di mantenere l’epidemia sotto controllo con alta probabilità e fornire stime del rischio epidemico in termini di numero di casi, ammissioni in ospedale e decessi attesi nel tempo associato agli interventi che non garantiscono il controllo dell’epidemia», rileva il rapporto. In particolare, aggiunge l’Istituto superiore di sanità, per quanto riguarda l’analisi di scenario, nell’aprile 2020 in previsione delle riaperture «si è stimato l’impatto possibile su alcuni parametri (ricoveri, decessi) corrispondente a diversi gradi di abbandono delle restrizioni. Lo scenario da confrontare con l’epidemia osservata è quello in cui si assume: di non riaprire le scuole, riaperture graduali delle attività lavorative a partire dal 4 maggio (quasi complete dal 18 maggio) mantenendo alte quote di lavoro agile, soprattutto nei servizi essenziali, mantenere limitazioni sulle attività di aggregazione sociale. I risultati di questo scenario sono estremamente coerenti con l’epidemia osservata durante l’estate del 2020».

POSTI LETTO

In generale - specifica l’Iss - «nel valutare retrospettivamente la qualità delle analisi di scenario è bene non confonderle con delle previsioni». Quindi la proiezione. Un esempio di proiezione è quella sull’occupazione dei posti letto ospedalieri (di area medica e terapia intensiva) che viene solitamente presentata nel monitoraggio settimanale sull’epidemia, in cui si assume appunto che l’Rt rimanga costante e che non ci siano cambiamenti sostanziali negli altri parametri. Queste proiezioni a trenta giorni non possono essere interpretate come previsioni a breve termine, si sottolinea nel documento. «Proiezioni dell’epidemia di Sars-CoV-2 sono state anche realizzate nell’estate 2020 per valutare il possibile andamento dell’epidemia in autunno. Gli interventi di mitigazione, e in particolare il Dpcm del 3 novembre 2020 che istituiva le zone gialle, arancioni e rosse - conclude il documento dell’Iss - hanno permesso di limitare di molto l’impatto dell’epidemia».

 

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