Balzo di contagi e morti, si va verso altre chiusure, oggi nuove regole. La Calabria: «Faremo ricorso»

Balzo di contagi e morti, si va verso altre chiusure, oggi nuove regole. La Calabria: «Faremo ricorso»
di Marco Conti
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Venerdì 6 Novembre 2020, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 13:18

«Sulla salute degli italiani non si negozia», come sottolinea Giuseppe Conte, ma ora servono i soldi per contenere la protesta delle regioni messe sotto chiave. C’è attesa per il decreto “ristori-bis”, che dovrebbe veder la luce nelle prossime ore, la cui stesura non è però semplice anche perché dovrà prevedere risorse non solo per le regioni chiuse, ma anche per quelle che potrebbero subire a breve la stessa sorte. La cabina di regia istituita presso il ministero della Sanità a tornerà a riunirsi oggi e potrebbe decidere altre chiusure. Anche perché se per scendere da una zona all’altra serviranno due settimane, per salire può bastare una fotografia che prende un arco di tempo molto più breve. Visti i dati di ieri, che hanno fatto segnare un nuovo record con 34.505 contagiati e 445 morti, Umbria, provincia di Bolzano, Campania, Liguria e Toscana sono le regioni che rischiano di diventare aree a maggior rischio.

Zone rosse

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Sulla decisione di mettere la Campania in zona gialla si sono scatenate forti polemiche. «L’attribuzione delle zone» «sembra più una scelta politica che sanitaria - sostiene il forzista Giorgio Mulè - chiediamo al premier Conte e al ministro Speranza di riferire in Aula».

Per rendere la comunicazione «più incisiva», come sollecitato dalla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, ieri il direttore Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza si è presentato davanti a taccuini e telecamere per spiegare i 21 criteri che compongono l’algoritmo dal quale trae motivo l’ordinanza del ministro Speranza.

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«Nessuna scelta politica», è la linea dell’esecutivo che sottolinea come i criteri seguiti, e l’arco temporale che si prende in considerazione, «è sempre stato condiviso con le regioni».
La protesta dei “governatori” il presidente del Consiglio se l’aspettava. Anche perché nella lunga trattativa molti presidenti, soprattutto il lombardo Attilio Fontana, hanno continuato ad oscillare tra la valanga di contagi, la preoccupazione per le ricadute economiche e il timore di diventare bersaglio delle proteste.

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Quando il ministro Boccia dice che «sotto la firma di Speranza (dell’ordinanza ndr) c’è tutto il governo», segna una trincea dietro la quale la maggioranza è costretta a compattarsi anche in vista di quella verifica iniziata con la riunione di ieri sera a palazzo Chigi, ma che proseguirà ben oltre gli Stati generali M5S. Il presidente del Consiglio raccoglie intorno a sè i leader di maggioranza (Crimi, Zingaretti, Renzi e Speranza), si mostra impermeabile alle accuse di Fontana (Lombardia), Ciro (Piemonte) e Musumeci (Sicilia) nella convinzione che la linea delle chiusure per aree - che potranno essere anche più piccole di una regione - possa permettere al Paese graduali riaperture in vista del Natale senza il quale interi settori economici salterebbero definitivamente per aria.


La scommessa di Conte è che la curva inizi ad abbassarsi quanto prima per evitare che altre regioni finiscano in zona rossa dando quindi ragione a chi continua a reclamare chiusure nazionali e non a zona. Il primo a minacciare il ricorso contro l’ordinanza è stata la Calabria guidata dal reggente Nino Spirli dove ieri sera si sono tenute manifestazioni a Cosenza e Reggio per protestare contro le chiusure. A parlare di «spettacolo indecoroso delle regioni» è il ministro degli Esteri Di Maio al quale la riflessione viene facile non avendo il M5S amministrazioni regionali da difendere. L’attacco dei “governatori” - o «lo scaricabarile» come lo definisce la ministra Teresa Bellanova - va però in contraddizione con i pesanti dati della giornata di ieri e con alcune regioni, Lombardia compresa, dove monitoraggio e tracciamento sono in tilt.

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