Covid, un milione e mezzo di italiani ha gli anticorpi. A Bergamo dati choc, regioni del Sud sotto l'1%

Covid, un milione e mezzo di italiani ha gli anticorpi. A Bergamo dati choc, regioni del Sud sotto l'1%
Covid, un milione e mezzo di italiani ha gli anticorpi. A Bergamo dati choc, regioni del Sud sotto l'1%
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Lunedì 3 Agosto 2020, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 07:45

Gli italiani che hanno sviluppato gli anticorpi per il virus Sars-CoV-2, ovvero il nuovo coronavirus, sono un milione e 482mila, il 2,5% della popolazione residente in famiglia. Le persone che sono risultate con IgG positivo, cioè che sono entrate in contatto col Covid-19, sono dunque 6 volte di più rispetto al totale dei casi intercettati ufficialmente durante la pandemia attraverso l'identificazione del Rna virale. 

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I risultati della campagna dei test sierologici, affermano Istat e ministero della Salute, sono «provvisori» e sono relativi a 64.660 persone che hanno effettuato il prelievo e il cui esito è pervenuto entro il 27 luglio. La conduzione della campagna in condizioni emergenziali non ha permesso di raggiungere completamente la numerosità originariamente programmata del campione, e pari a 150mila soggetti. Tuttavia le tecniche adottate hanno permesso la produzione di stime coerenti sia con i dati di contagio e mortalità sia con risultati di indagini condotte a livello locale in alcune realtà del paese.

DATI PIU' ALTI IN LOMBARDIA, 7 VOLTE PIU' DEL SUD Le differenze territoriali nell'ambito dell'indagine di sieroprevalenza sullo sviluppo degli anticorpi al SarsCov2 nella popolazione sono molto «accentuate» e la Lombardia raggiunge il massimo con il 7,5% di sieroprevalenza, ossia 7 volte il valore rilevato nelle regioni a piu bassa diffusione soprattutto del Mezzogiorno. La prevalenza dello sviluppo di anticorpi al SarsCov2 è simile per tutte le classi di età ma il livello piu basso all'1,3% è per i bambini piccoli e per gli anziani è a 1,8% e «ciò forse perchè c'è un effetto di protezione dei familiari per questi segmenti
». Gli operatori della sanità sono i più colpiti, con il 9,8% e gli addetti alla ristorazione superano il 4%. Non emergono differenze di genere.

"27% ASINTOMATICI, PRUDENZA IMPORTANTE"«Gli asintomatici arrivano al 27,3% che non è una quota bassa. Quindi è molto importante la responsabilità individuale e il rispetto delle misure», ha affermato la direttrice dell'Istat Linda Sabbadini presentando al ministero l'indagine di sieroprevalenza. I tre sintomi piu diffusi sono «febbre, tosse e mal di testa. Inoltre, perdita del gusto e dell'ollfatto sono piu associate» all'infezione. «Il dato 2,5% di sieroprevalenza puo sembrare piccolo ma può trasformarsi in qualcosa di problematico se non rispettiamo la prudenza», ha detto il presidente Istat Gian Carlo Blangiardi. Il dato di «2,5% medio si sieroprevalenza sembra poco, ma è la variazione territoriale che è l'elemento importante. Ciò vuol dire che probabilità di incontrare una persona positiva è di 2,5: se incontro 20 persone, ho il 50% di possibilità - ha concluso - di incontrare una persona positiva».

A BERGAMO DATI CHOC Grandi differenze tra regioni e ancor più tra città e città, anche vicine fra loro, con il picco raggiunto dalla città di Bergamo, dove le persone venute in contatto col nuovo coronavirus sono state il 24%, risparmiato il Mezzogiorno, che non vede nessuna regione superare l'1% di persone positive al test sugli anticorpi al Sars-Cov-2. I risultati dell'indagine di sieroprevalenza sul Sars- Cov-2 realizzata dal Ministero della Salute e Istat, consegnano un'immagine dell'Italia più che mai diversificata.

La Lombardia da sola assorbe il 51% dei positivi al test eseguiti, ovvero in numeri assoluti più di 750.000 persone, così come ha assorbito il 50% delle morti. Ma anche all'interno della stessa Lombardia le diversità territoriali sono molto state molto accentuate: nelle province di Bergamo è stato registrato il 24% di contagiati, a Cremona il 19% e sono le uniche città, insieme a Piacenza, ad avere un dato di sieroprevalenza a doppia cifra. La forte differenziazione territoriale è simile a quella della mortalità.

Tutte le regioni del sud hanno avuto una sieroprevalenza sotto 1%, e la regione più colpita dal coronavirus si conferma la Lombardia, dove si arriva al 7,5%. La seconda regione, a sorpresa, è la Valle d'Aosta con il 4% dei positivi al test. Seguono un insieme di regioni del Centro Nord intorno al 3%. Nello specifico, il 3,3% nella provincia autonoma di Bolzano, il 3,1% in quella di Trento e in Liguria, il 3% Piemonte, il 2,8% in Emilia Romagna, il 2,7% nelle Marche, il 1,9% in Veneto, l'1,5% in Abruzzo; l'1% nel Lazio, in Toscana e in Friuli Venezia Giulia. Quindi Puglia e Umbria con lo 0,9%, Basilicata 0,8%, Campania e Molise 0,7%, Calabria 0,6%, Sardegna e Sicilia in coda con solo lo 0,3% di positivi al test degli anticorpi. «Il territorio - ha spiegato la direttrice centrale Istat, Linda Laura Sabbadini - è la chiave di lettura fondamentale dell'epidemia: i dati dicono infatti che contagiati sono una piccola parte della popolazione complessiva ma arrivano a punte molto alte in alcune aree, e questo significa che non si può assolutamente abbassare la guardia». 

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