L'Usl: «Il coronavirus è clinicamente spento. Positivo 1 ogni mille»

L'Usl: «Il coronavirus è clinicamente spento. Positivo 1 ogni mille»
di Mauro Favaro
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 11:09

TREVISO - «Il coronavirus è clinicamente spento». Roberto Rigoli, direttore del centro di Microbiologia dell’ospedale di Treviso, inquadra con queste parole il rapido svuotamento degli ospedali. «Stiamo processando quasi 2mila tamponi al giorno. E i casi di positività sono ormai meno di uno ogni mille – specifica il primario – le persone contagiate, inoltre, in genere non sviluppano più manifestazioni cliniche gravi, compresi gli anziani». Nessuno si attendeva un calo di questa portata. Non con questa rapidità, almeno. «Sfido chiunque a dire che se l’aspettava», sottolinea Rigoli.

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Le cause sono ancora tutte da indagare. Le mascherine sembrano aver dato una mano. Mentre l’immunità di gregge pare non c’entrare. «Solo il 2% della popolazione ha sviluppato immunità – evidenzia il primario – il virus è mutato in modo repentino dal punto di vista clinico». Per provare a fare chiarezza, la Microbiologia di Treviso ora ha deciso di mettere a confronto il sequenziamento del ceppo del Covid-19 che a marzo sembrava inarrestabile, come confermato dai ricoveri di Terapia intensiva e dalla lunga serie di decessi, con quello attuale. «Vogliamo andare a vedere cos’è cambiato», annuncia il direttore. La riduzione del numero di positivi, intanto, consente al centro del Ca’ Foncello di sviluppare al meglio la tecnica degli esami in pool. Questa ultima permette di analizzare fino a cinque tamponi contemporaneamente. Sostanzialmente si fa un cocktail con il contenuto delle varie provette. Così si può sapere in un colpo solo se in almeno una è presente il Covid-19. Il vantaggio è che le singole provette vengono poi passate in rassegna una a una esclusivamente se emerge una positività. I numeri bassi consentono di procedere velocemente. «Al gruppo di sperimentazione si è associato anche il dipartimento di Statistica dell’Università di Padova – rivela Rigoli – l’obiettivo è arrivare fino a pool di trenta provette». In questo modo la disponibilità di reagenti viene moltiplicata. Mentre si riducono al minimo i costi: si passa da 18 euro a 0,60 euro per provetta.

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Tamponi, come si fanno?

L’attività è resa ancora più precisa dal nuovo tutorial per l’esecuzione dei tamponi (strumento di diagnosi alla quale si arriva attraverso il prelievo di materiale biologico con il bastoncino cotonato) messo a punto da Daniele Frezza, direttore dell’unità di Chirurgia funzionale dell’orecchio di Treviso, al quale sta guardando anche l’Istituto superiore di sanità. «Sono riconosciute quattro metodologie: il tampone a livello orofaringeo, nasale anteriore, turbinato medio e rinofaringe – elenca Frezza – questa ultima è la sede che i virus e i batteri colonizzano con maggiore frequenza. E di conseguenza qui si ha la maggiore possibilità di isolare il virus». Con gli altri tamponi ci si spingeva all’interno del naso per pochi centimetri. Con questo si arriva fino a dodici. La squadra di Frezza ha già formato 1.000 operatori dell’Usl della Marca illustrando loro la tecnica da utilizzare. È stato inoltre creato un video tutorial. Tale metodologia consente di ridurre al minimo il rischio che ci possano essere dei falsi negativi: cioè persone contagiate sulle quali il Covid-19 non viene rilevato. «La letteratura internazionale ha evidenziato uno scarto non irrilevante anche in base agli operatori che eseguono il tampone – tira le fila il governatore Luca Zaia – alla luce di questo, l’Usl trevigiana ha fatto un nuovo tutorial, anche su mia indicazione, visto che va di moda dirlo subito. Si è capito che l’esecuzione del tampone che si faceva comunemente va fatta in un’altra maniera, passando nella cavità nasale fino ad arrivare a quella che è definita come “cantina”, dove si è certi che si annida il virus».
 

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