Coronavirus, la discesa ancora non c’è: «Ma il Centro-Sud resiste»

Coronavirus, la discesa ancora non c è: «Ma il Centro-Sud resiste»
Coronavirus, la discesa ancora non c’è: «Ma il Centro-Sud resiste»
di Claudia Guasco
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Sabato 4 Aprile 2020, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 14:29

La battaglia continua. «Il picco non si è ancora esaurito, la tendenza in calo a cui stiamo assistendo è il frutto di quel che è accaduto nelle ultime tre settimane», mette in chiaro il direttore della terapia intensiva del Gemelli Massimo Antonelli. I dati di ieri sull'evoluzione dell'epidemia di Covid-19 lo confermano: l'aumento dei malati resta stabile a 2.339 persone, dalle 2.107 di giovedì, e purtroppo il numero di vittime non accenna ancora a rallentare, con 766 decessi (760 il giorno prima). I guariti sono 19.758, in ventiquattr'ore 1.480 in più. E il Sud resiste, le misure di contenimento di sono rivelate un efficace scudo contro il virus.

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FENOMENO EPOCALE
Per l'epidemiologo Giovanni Rezza, dell'Iss, senza lockdown in sei mesi avremmo avuto un'immunità di gregge a costo di un altissimo numero di morti. «Se avessimo mollato al Sud - afferma - avremmo avuto tante Codogno». Adesso, invece, è possibile guardare al Mezzogiorno con un «moderato ottimismo». Ma non è ancora il momento di chiederci quanto tutto questo durerà. Di certo ci sono «zero possibilità» che il coronavirus scompaia con l'estate, «è un fenomeno di portata epocale. Siamo di fronte a una emergenza sanitaria, ma non è un tunnel senza fine. Ne usciremo, anche se saremo tutti diversi», dice la virologa Ilaria Capua. «Non possiamo escludere origine e durata perché conosciamo questo virus solo da quattro mesi. E non possiamo escludere il propagarsi dai condizionatori. La Sars 1, nel 2002, si è diffusa dai sistemi di aerazione e riscaldamento di un hotel», ricorda. L'allerta dunque resta massima, perché se in Puglia l'andamento è in calo, con una media di cento casi al giorno, nel resto d'Italia l'infezione è un flagello. Le Marche registrano 17 nuovi decessi, in Trentino una bimba di cinque anni è stata ricoverata, la Lombardia conta 1.455 positivi in più e in un giorno sono morti 351 i pazienti.

«Non possiamo allentare la presa», anzi, «ora forse arriva la fase più impegnativa della sfida, perché scendere è la parte più difficile», è il convincimento del governatore Attilio Fontana. A livello nazionale gli esperti registrano che la curva del contagio «è decisamente piatta, siamo su una sorta di altopiano», spiega il fisico Enzo Marinari, dell'Università Sapienza di Roma. Il problema, sottolinea, è che questa situazione si sta protraendo troppo a lungo per pensare a una riapertura in tempi brevi, mentre resta alto anche il numero dei pazienti in terapia intensiva. «È una lentezza che sembrerebbe suggerire che il fattore di trasmissibilità si sia abbassato molto vicino a 1, ma di questo non siamo davvero sicuri: è difficile andare verso la ripresa delle attività se non c'è una situazione stabile».

TASSO DI MORTALITA'
I virologi mettono in fila i numeri, gli ultimi sono quelli di uno studio su 1.310 pazienti gravi: il 90% ha subito ventilazione invasiva con intubazione e il 10% non invasiva, la mortalità è stata intorno al 15% e concentrata tra i 65 e 90 anni. Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro rimarca come «non c'è nessuna zona del Paese dove il virus non circoli, sebbene ci siano delle differenze da zona a zona». Senza dubbio «la partita è ancora aperta e le misure di contenimento continuano a essere la principale arma per contrastare l'epidemia. Se non saremo efficaci nel mantenere il distanziamento, la discesa potrebbe interrompersi e la curva tornerebbe inevitabilmente a crescere».
 

 
 

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