Coronavirus, nuovo picco in Europa: scatta l'allarme aerei. «Cambiare le linee guida»

Coronavirus, picco in Europa e adesso è allarme voli: «Cambiare le linee guida»
Coronavirus, picco in Europa e adesso è allarme voli: «Cambiare le linee guida»
di Francesco Malfetano
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Domenica 2 Agosto 2020, 01:05 - Ultimo aggiornamento: 16:02

Non solo treni. L’allarme sul distanziamento dei passeggeri a bordo dei mezzi di trasporto a breve potrebbe far scattare una stretta anche sugli aerei. La risalita della curva dei contagi infatti preoccupa il Governo al punto che, secondo fonti vicine ai ministeri dei Trasporti e Salute, non è escluso possa arrivare una revisione delle norme sul distanziamento in volo. Nelle intenzioni dell’esecutivo infatti ci sarebbe la volontà di ottenere dal Comitato Tecnico Scientifico (Cts) delle nuove indicazioni che non permettano alle compagnie aeree di riempire al cento per cento i propri velivoli.

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Cioè, proprio come stabilito ieri da un’ordinanza firmata da Roberto Speranza per i treni dell’alta velocità, che venga lasciato almeno un metro di distanza tra un passeggero e l’altro, soprattutto per le tratte che provengono da Paesi con i numeri del contagio in netto peggioramento come Spagna (1.525 nuovi positivi), Francia (1.300) o Germania (955) a fronte dei 295 nuovi casi italiani di ieri (per un totale di 247.832) e gli appena 5 morti registrati (totale 35.146 morti).

COMITATO TECNICO SCIENTIFICO
Il pressing sul Cts peraltro, in maniera velata, è già presente all’interno di un comunicato diramato dal Mit ieri. Al termine della nota con cui il ministero faceva chiarezza sulle polemiche scoppiate rispetto ai treni sostenendo di non aver «reintrodotto il riempimento al 100% ma una deroga al distanziamento sociale di un metro a certe condizioni», si legge: «Per tutto il sistema di trasporto pubblico, è stato chiesto al Cts di rivalutare complessivamente tutte le linee guida già allegate al Dpcm del 14 luglio». Un indizio che dimostra come l’aver fatto saltare il banco nei confronti dell’alta velocità potrebbe anche essere il principio di una strategia di revisione delle norme su tutti i mezzi di trasporto. Un cambio d’orientamento repentino in ottica restrittiva che, proprio come avvenuto per Italo e Trenitalia, potrebbe finire con il cogliere di sorpresa gli operatori delle compagnie aeree.

«Noi siamo rimasti basiti - si apprende da fonti vicine ad Ntv - Abbiamo lavorato per giorni con il Ministero, spendendo soldi ed energie per adeguarci alle condizioni che avevano previsto nel Dpcm del 14 luglio. Richieste che abbiamo accolto con piacere per tutelare la salute dei clienti». Ad esempio, tra le altre cose, gli è stato chiesto di predisporre un’areazione corretta degli ambienti, la misurazione della temperatura dei viaggiatori prima di salire, la sostituzione delle mascherine dopo 4 ore e la sanificazione costante dei vagoni. Il risultato? «Appena abbiamo iniziato a vendere biglietti e viaggiare a regime quasi normale siamo tornati al punto d’inizio e domani (oggi ndr) sopprimeremo una decina di treni perché non riusciamo a spostare i passeggeri su altri convogli». IL

PROVVEDIMENTO
Un dietrofront a tutti gli effetti in cui ha giocato un ruolo di primo piano il Cts. Le polemiche sollevate infatti, definendo «preoccupante» la fine del distanziamento tra i passeggeri dell’alta velocità, hanno spinto Speranza a diramare nel pomeriggio il discusso provvedimento di revisione che di fatto invalida gli accordi presi dal Mit con Italo e Trenitalia. «Ho firmato un’ordinanza che ribadisce che in tutti i luoghi chiusi, aperti al pubblico, compresi i mezzi di trasporto, è e resta obbligatorio sia il distanziamento di almeno un metro che l’obbligo delle mascherine» ha fatto sapere su Facebook. Non solo. Come se la situazione non fosse già di per sé abbastanza complessa, ieri nella Regione Lombardia è entrata in vigore fino a settembre un’ordinanza voluta dal governatore Attilio Fontana che ha cancellato il distanziamento per i posti a sedere del trasporto pubblico locale. Un provvedimento non validato dal Cts che, all’uscita dell’ordinanza di ieri, sembrava quindi potesse essere cestinato, ma così non è. Perché le regioni possono assumere decisioni diverse. 

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