Comunali, a Napoli il test nazionale per l’asse tra Pd e M5s ma Bassolino agita i Dem

Comunali, a Napoli il test nazionale per l’asse tra Pd e M5s ma Bassolino agita i Dem
di Luigi Roano
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Lunedì 6 Settembre 2021, 07:59

Sette candidati a sindaco, 36 liste (ma 5 sono sub iudice la commissione prefettizia sta valutando la loro ammissibilità fanno capo al centrodestra e alla Lega) per 1440 aspiranti consiglieri comunali ai quali va aggiunta la carica di chi spera di conquistare un posto al sole della politica - che vale uno stipendio - nelle Municipalità. Si tratta di circa altri 800 candidati che si vorrebbero sistemare nei parlamentini di quartiere.

A Napoli - per queste elezioni amministrative valutate da tutti i partecipanti come le più importanti della storia recente - si agitano molto i politici, molto meno i napoletani che sembrano distratti da altro: dal Covid che non molla e dai problemi economici e poco attrae una politica dove i candidati per quanto rispettabili e volenterosi non riescono a entrare nella testa e nel cuore della gente. Già 5 anni fa l’astensione arrivò al 40% mentre al ballottaggio andò a votare solo un terzo della popolazione. Inoltre, alla presentazione delle liste c’è stata un ressa gigantesca e una rissa tra due esponenti di Fratelli d’Italia che si sono presi a testate, insomma non il prologo giusto per aprire il cuore alla speranza di un cambio di rotta della politica partenopea. In questo scenario, se la giocano i sette contendenti: Gaetano Manfredi ex ministro per il centrosinistra sostenuto da 13 liste. Il pm anticamorra Catello Maresca per il centrodestra sostenuto da 12 liste. Quindi Antonio Bassolino, una mina vagante nel centrosinistra che sta togliendo il sonno al Pd, con al suo fianco 5 liste. Segue Alessandra Clemente la candidata, o meglio la ex candidata dell’uscente Luigi de Magistris, che l’ha mollata nel mezzo della tempesta, con tre liste. Poi ci sono le corse solitarie a iniziare da Matteo Brambilla che ha lasciato il M5S e si è fatto con altri dissidenti pentastellati la sua lista per scalare il Comune.

Quindi, le sorprese dell’ultima ora come Rossella Solombrino con il suo movimento «Equità territoriale» ispirato dallo scrittore Pino Aprile e il biologo no vax Giovanni Muscarella con «3 V libertà e verità». 

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La partita napoletana per il centrosinistra ha un valore enorme in funzione delle politiche del 2023, infatti Napoli è l’unica città metropolitana dove Pd e M5S hanno trovato convergenza sullo stesso nome, Manfredi. Se vincono ci sono possibilità che l’alleanza decolli in vista delle politiche, altrimenti ognuno per i fatti propri. La sfilata dei leader nazionali è iniziata da un bel po’, domani ritornano Giuseppe Conte - numero uno del M5S - e Roberto Fico napoletano Presidente della Camera e grillino doc. Verranno nel popoloso quartiere della Sanità, tra le roccaforti del reddito di cittadinanza, per testare l’appeal del Movimento e della neonata alleanza. C’è anche il fattore della competizione interna perché Conte ha nella sua testa il traguardo di superare il Pd ed essere il primo partito della coalizione. Che in verità è chiassosa, rumorosa, non omogenea e preoccupa molto l’ex ministro Manfredi che all’orizzonte già intravede, in caso di vittoria il fantasma dell’ingovernabilità. Per esempio, il governatore Vincenzo De Luca e il Pd continuano a scontrarsi a viso aperto come se fossero due partiti diversi e non stessero sotto la stessa bandiera. Il risultato è che nelle ultime ore una fedelissima del governatore - la consigliera regionale Bruna Fiola - ha chiesto la testa del segretario metropolitano Marco Sarracino perché non ha ottenuto la presidenza di una Municipalità. Alla Fiola è ribollito il sangue quando ha visto che nella coalizione di centrosinistra, senza argini e dai confini labili, persino una leghista ha ottenuto la candidatura alla presidenza del quartiere Chiaia, il salotto della città. 

Maresca non se la passa molto meglio in un centrodestra dove i simboli dei partiti escono ed entrano dai manifesti con la velocità della luce. Il Pm sta facendo - nella sostanza - una galoppata solitaria attorniato da un’armata poco coesa dove le ripicche interne stanno avendo un peso di non indifferente portata. Persino la carta della candidatura di Hugo Maradona, il fratello di Diego, una divinità per i napoletani, è saltata all’ultimo momento per «problemi burocratici». Maresca punta sul suo profilo civico ma la Lega, che si presenta con il nome di «Prima Napoli» non sembra essere per il magistrato il grimaldello giusto per fare breccia nel cuore dei napoletani. C’è ancora tempo per recuperare consensi, ma la strada è in salita. 

I guai dei candidati di centrosinistra e centrodestra fanno gongolare Bassolino che sta acchiappando voti in maniera trasversale: ha imbarcato Carlo Calenda di Azione, molti elettori di centrodestra lo corteggiano - e lui ci sta - e la sinistra più radicale, pezzi di sindacato e della società civile si sono già spostati con lui. Per non parlare del sorpasso a sinistra fatto con il partito dei Gay e degli Lgbt che sono al suo fianco. L’obiettivo di Bassolino è arrivare al ballottaggio, sfilare a Maresca il duello con Manfredi - che secondo i sondaggi degli ultimi tre mesi - è avanti a tutti. Se lo dovesse centrare per Manfredi si complicherebbe la strada che porta a indossare la fascia tricolore. E veniamo alla Clemente, sedotta e abbandonata dal sindaco de Magistris. Lanciata come sua successore a dicembre, l’ex pm si è poi pian pianino sfilato, tanto che la lista che fa capo al sindaco, demA, non è al fianco della Clemente e lo stesso de Magistris ha candidamente dichiarato che non farà campagna elettorale. 

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