Referendum Catalogna, si vota. Lunghe code ai seggi dall'alba

Referendum Catalogna, si vota. Lunghe code ai seggi dall'alba
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Sabato 30 Settembre 2017, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 08:39

Votate in qualsiasi seggio, anche se non è il vostro. Questo l'invito del governo catalano lanciato questa mattina per aggirare le mosse di Madrid che puntano a ostacolare in qualsiasi modo il voto sull'indipendenza. Basterà portarsi un documento d'indentità e la scheda stampata a casa per considerare il voto valido.

Fin da ieri altissima tensione in Catalognda. Sempre più muro contro muro fra barcellona e Madrid. Più
 di 10 mila agenti per blindare i seggi. Chiuso lo spazio aereo su Barcellona a voli privati e elicotteri fino a lunedì. Ma sabato sera alcuni cittadini hanno occupato pacificamente alcuni seggi per impedire che la polizia li chiuda, mentre un giudice spagnolo ordinava la chiusura del sito per il voto online. Circa 80 mila persone hanno assistito al comizio finale di Carles Puigdemont. «Domenica cambieremo la storia - ha detto il presidente catalano -. Abbiamo già vinto».

Le forze di sicurezza dello Stato hanno verificato che «la maggior parte degli edifici pubblici che dovevano essere utilizzati illegittimamente dalla Generalitat della Catalogna sono chiusi». Lo ha reso noto il ministero dell'Interno spagnolo, specificando che «soltanto alcuni locali sono stati occupati». Il ministero aggiunge: «È significativo che in alcune di queste occupazioni si stiano utilizzando minori e anziani per prevenire l'azione delle forze di sicurezza».


Sono 163 i seggi occupati. Il dato è della polizia spagnola che ne ha controllati 1.300 sui 2.315. La polizia catalana ha chiesto agli occupanti di liberare i seggi entro le 6 di domani, ma non li ha allontanati. Il portavoce del governo spagnolo ha detto che il referendum è già stato "annullato" dallo stato di diritto con il blocco del sistema per il voto elettronico e lo scrutinio. Ma il ministro catalano Jordi Turull assicura che il blocco delle telecomunicazioni da parte della Guardia Civil «non ferma la logistica» del referendum. A Barcellona in piazza anche manifestanti (10mila per gli organizzatori) contro il referendum. Il premier basco Urkullu ha chiamato il presidente catalano Puigdemont e il premier Rajoy chiedendo che da lunedì torni il dialogo.

Quattro persone sono rimaste lievemente ferite nella notte, dopo che un uomo ha aperto il fuoco con un fucile ad aria compressa contro un gruppo di persone che si trovava all'ingresso di una scuola di Manlleu. Nessuno dei feriti ha necessitato di cure mediche. Tutti facevano parte del Comitato di difesa del Referendum, riunito fuori dalla scuola per impedire ai Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, di recintare i seggi, secondo le disposizioni di Madrid.


Centinaia di catalani, anche intere famiglie, hanno passato la notte nei seggi elettorali del referendum di domani in diversi centri civici e scuole per impedire che vengano chiusi dalla polizia. La polizia catalana ha chiesto agli occupanti di liberare i locali entro domani alle 6 del mattino ma non è intervenuta per allontanarli, secondo i media catalani. L'occupazione dei seggi dovrebbe prolungarsi la prossima notte.

L'occupazione dei seggi è avvenuta in forma «pacifica e festosa» riferisce la tv pubblica tv3. Gli occupanti, spesso studenti con i genitori, hanno organizzato attività di ogni tipo, tornei di scacchi, di calcio, proiezioni di film, concerti, esibizioni artistiche e sportive. Decine di materassini sono stati portati nei seggi per poter portare a termine la «rivolta dei pigiama». La polizia catalana, i Mossos d'Esquadra, ha effettuato sopralluoghi in molti centri occupati senza però per ora prendere provvedimenti contro i presenti. Gli agenti hanno solo comunicato agli occupanti che devono lasciare i locali entro le sette di domenica, come ordinato dalla giustizia spagnola. Occupazioni pacifiche sono in corso ora tutta la Catalogna, da Barcellona a Girona, da Tarragona a Manresa. Si è registrato un solo incidente in un centro di Manleu. Sconosciuti hanno sparato pallini di piombo questa notte contro la porta di un seggio, ferendo leggermente quattro occupanti. Il governo catalano ha avvertito la popolazione di evitare di rispondere a «provocazioni», sostenendo che la Spagna potrebbe cercare di provocare incidenti violenti.

Quattro agenti della Guardia Civil si sono presentati questa mattina nel Centro delle Telecomunicazioni (Ctti) del governo catalano, dopo che un giudice ha ordinato la chiusura del sistema di raccolta dati sul referendum di domani, riferisce la tv pubblica Tv3. Gli agenti si erano già presentati nel Ctti questa notte per comunicare la decisione del gudice. Gli agenti hanno il mandato di verificare se sono state chiuse 29 applicazioni per la comunicazione di dati del voto di domani e per il voto elettronico come chiesto dal magistrato. I membri della Guardia Civil, riferisce la tv pubblica Tv3, sono stati accolti dai lavoratori del centro, che dipende dal governo catalano, al grido di «Voteremo!». Nell'ultima settimana la Guardia Civil ha imposto la chiusura di più di 140 siti e applicazioni web.

In Catalogna ci sono ora più di 10mila agenti di polizia inviati da Madrid per impedire il voto in nome della costituzione del 1978. Ma il 63% dei catalani dice che andrà comunque a votare. Il "Govern" ha annunciato che saranno aperti 6.249 seggi in scuole, centri civici e sportivi, teatri, da Barcellona a Girona, dai Pirenei alla Costa Brava.

 



Il presidente catalano Carles Puigdemont si è dichiarato «molto deluso» dall'Ue per non avere tutelato i diritti civili in Catalogna «trascurando le proprie responsabilità». «Quando alla nostra gente si impediva di esporre un cartello per "Più Democrazia", o si arrestava un giovane que aveva una web di informazione sul referendum, si proibivano riunioni o si violava la corrispondenza postale, pensavo che l'Ue tanto coraggiosa nel fare discorsi moralizzatori in altri punti del pianeta, avrebbe detto qualcosa. Sono molto deluso».

Lo stesso Puigdemont, nel comizio finale della campagna per il referendum di domenica, ha detto: «Abbiamo già vinto. Abbiamo sconfitto la paura, le minacce, le pressioni, le menzogne e le intimidazioni, di uno Stato autoritario», e «ora tocchiamo quello che era un sogno», l'indipendenza.

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