Carabiniere ucciso, la moglie: «Voleva dei figli e scelse Roma per dar loro un futuro migliore»

Carabiniere ucciso, la moglie: «Voleva dei figli e scelse Roma per dargli un futuro migliore»
Carabiniere ucciso, la moglie: «Voleva dei figli e scelse Roma per dargli un futuro migliore»
di Raffaella Troili
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Sabato 27 Luglio 2019, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 20:38

Si amavano, esageratamente.
«Ti sposerei ogni giorno, mi diceva. Meraviglioso amore mio, mi chiamava».

Come Romeo e Giulietta, ma felici e contenti. Straziante sentirlo raccontare da Rosa Maria Esilio, 33 anni. Da 44 giorni sposata con Mario Cerciello Rega
«E mi ha lasciato sola, hanno ucciso l’amore della mia vita. Noi avevamo dei progetti. Abbiamo fatto tanti sacrifici. Eravamo troppo felici. Ero venuta a Roma, qui stavamo cercando una casa più grande, qui avremmo voluto avere figli».

Come è iniziato tutto?
«Ci siamo conosciuti solo nel 2010 anche se siamo dello stesso paese. Mi ha corteggiata spudoratamente. Recuperò il telefono da amici in comune e mi chiamò senza presentarsi. Mi disse: “Io ti devo sposare”».

Mario stava a Roma, a piazza Farnese.
«Ci siamo innamorati subito ed è stato un crescendo, come se lo conoscessi da una vita, eravamo le due metà della mela. Scendeva tutti i fine settimana mentre io terminavo l’università». 

Poi la convivenza, nel 2018, l’anno prima aveva vinto il concorso da brigadiere. 
«Amava Roma, ha scelto di rimanere qu, anche per dare un futuro migliore ai figli. Ma era conscio dei pericoli della città, sono sotto gli occhi di tutti: mi veniva sempre a prendere la sera». 

Era diventato amico di tutti.
«Come a casa era diventato il padre di famiglia. Pensava l’impossibile per tutti, si faceva in quattro per gli altri. Carismatico, energico anche in viaggio di nozze aveva creato il suo piccolo ambiente. Era buono, era unico. Se lo merita, che si sappia».

A Roma avete vissuto la quotidianità.
«Non mi faceva mancare nulla. Ero l’amore della sua vita, anche se ha sposato l’Arma prima di tutto, nel suo lavoro era meraviglioso, una perla. La cosa bella era organizzare pranzi per la caserma a casa, ero un po’ la mamma di tutti». 

E l’amore è solo cresciuto.
«Ogni volta che usciva, facevamo Romeo e Giulietta: voleva che mi affacciassi alla finestra per salutarlo, una volta mi scordai mi mandò la foto della finestra chiusa. E questo è successo anche l’ultima sera, è ritornato, perché si era dimenticato il cellulare».

Così vi siete salutati due volte.
«Gli ho chiesto: amore ma mi ami? E lui: certo tu sei la mia vita, perciò ti ho sposato. Le altre volte mi rispondeva di no ridendo e io lo offendevo, l’altra sera no...». 

Come l’ha saputo?
«Dal fratello. Ho chiamato in caserma non sapevano niente, ho preso un taxi e sono corsa in ospedale. Erano tutti lì».

Non ha avuto il tempo di disfare le valigie, di vedere le foto del matrimonio che vi ha mandato il fotografo.
«Avevamo tutta la vita davanti, è bellissimo in quelle foto, era bellissimo, aveva due occhi celesti grandissimi ed io non li vedrò più. Da Somma Vesuviana mi sono fatta portare la Gus, voglio che indossi quella, era bellissimo al matrimonio in grande uniforme. E come era contento».

Lei non aveva paura del lavoro di suo marito?
Gli dicevo “ti prego devi tornare sempre a casa”, mio padre è un ex commissario di polizia, conosco i pericoli che corrono. Me lo aveva promesso che tornava, sempre».

Cosa pretende per i responsabili?
«L’ergastolo, hanno ucciso mio marito, voleva diventare padre, non ha avuto il tempo di fare niente. Ora voglio pensare alla sua famiglia, alla sua sorellina, hanno bisogno di me. Ma questi ragazzi, le forze dell’ordine vanno tutelati, rischiano la vita, servono leggi adeguate. Me lo hanno ucciso, lunedì faremo i funerali dove ci siamo sposati poco più di 40 giorni fa. Questo è il prezzo della felicità. La vità è ingiusta. Non so che mi aspetta, so solo che vorrei tornasse a casa, me lo aveva promesso».

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