Camera, superstipendi: a rischio la spending review

Camera, superstipendi: a rischio la spending review
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Giovedì 29 Ottobre 2015, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 11:33
Rischiano di saltare i tetti agli stipendi d'oro dei dipendenti della Camera.

Restano infatti i tetti differenziati alle retribuzioni, oltre a quello massimo previsto dalla legge, almeno per un altro mese e mezzo. La decisione definitiva è rimandata a metà dicembre, quando tornerà a riunirsi il collegio d'appello. Che ha per ora confermato la sospensione della sentenza del luglio scorso con la quale la Commissione giurisdizionale di primo grado, chiamata ad esprimersi sui ricorsi del personale e formata da deputati (nell'occasione tutti del Pd), aveva accolto in parte le richieste dei dipendenti contro i tagli.



Sulla scia del tetto di stipendi ai dirigenti pubblici fissato dal governo a 240.000 euro nel 2014, la

Camera, oltre a fissarlo per i consiglieri parlamentarì, aveva introdotto anche dei sottotettì per le altre figure professionali di dipendenti, come ad esempio commessi, documentaristi e centralinisti. Il sì alle rimostranze dei dipendenti ridurrebbe da 60 a soli 13 milioni di euro i risparmi previsti nel bilancio della Camera nel 2015-2018. Anche per questo il ricorso, accolto parzialmente in primo grado, aveva creato qualche imbarazzo nel Pd.



La decisione è stata impugnata dalla presidenza della Camera che, a ridosso della pausa estiva, ha

chiesto al presidente del Collegio d'Appello, Mauro Guerra (Pd), di esercitare la prerogativa che gli

consente di sospendere la delibera di primo grado che cancellava il tetto agli stipendi. Rifissando, di

fatto, asticelle per tutte le altre retribuzioni interessate dalla sforbiciata.



Nel documento emesso dal collegio

d'appello, tra le altre cose si fa riferimento alla necessità di «valutare con particolare attenzione sia la sussistenza di fondate ragioni di approfondimento di merito delle questioni oggetto di giudizio, sia le conseguenze che tale doppio grado di giudizio può avere sul versante del pregiudizio dell'interesse pubblico e generale, dei principi della certezza del diritto, del buon andamento dell'amministrazione e dei diversi interessi in campo».



«Il tutto - si legge ancora - nella prospettiva di un'interpretazione costituzionalmente orientata delle

predette disposizioni che conduca a discostarsi quanto meno possibile dalle modalità e dagli effetti del giudizio esterno». Ciò viene specificato perché l'organo di giustizia interna può pronunciarsi anche sulla costituzionalità dei provvedimenti, ed è dunque chiamato a valutare con maggiore attenzione e assoluta delicatezza l'impatto delle decisioni assunte sul buon andamento della P.A..



Il collegio d'appello ha dunque confermato «il decreto monocratico di sospensione degli effetti della sentenza di primo grado». E ha fissato una nuova udienza per trattare nel merito la questione.