Bollette, mamma non può pagare la corrente delle macchine che tengono in vita il figlio disabile. «Può morire»

Il ragazzo, diciotto anni tra pochi giorni, ne aveva appena sedici quando a seguito di due arresti cardiaci subì gravi danni cerebrali. Da allora vive attaccato a macchinari salvavita

Caro bollette, mamma non può pagare la corrente delle macchine che tengono in vita il figlio disabile. «Può morire»
Caro bollette, mamma non può pagare la corrente delle macchine che tengono in vita il figlio disabile. «Può morire»
di Floriana Bucci
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Giovedì 6 Ottobre 2022, 16:24 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 14:30

Duemilaottocento euro per il gas. Tra rateizzazioni e nuove bollette, in casa della signora B.B. l'importo da pagare è a quattro cifre. Succede a tanti. Ma in questo caso il caro energia è la punta di un iceberg che nasconde una realtà che va oltre ogni comprensione. Dove c'è una mamma che non pagherà le bollette. Tra venti giorni le staccheranno il gas ma lei, per la prima volta, ha fatto sapere che non pagherà.

BOLLETTE, LA VICENDA IN ABRUZZO

La protesta della signora non è una tra tante.

Suo figlio, diciotto anni tra pochi giorni, ne aveva appena sedici quando a seguito di due arresti cardiaci subì gravi danni cerebrali. Da allora vive attaccato a macchinari salvavita. Tra poco arriverà il freddo e lui, immobile nel suo letto, ha bisogno di calore. E le macchine salvavita per funzionare hanno bisogno di energia. «Per quanto riguarda l'energia racconta la mamma abbiamo avuto uno sgravio proprio per le macchine che, però è stato annullato dagli aumenti. Per il gas, invece, niente».

 


Nella decisione di non pagare la bolletta del gas c'è il dramma di una donna disperata che vive per il suo ragazzo. Una donna sola. Cinque anni fa mamma e figlio erano arrivati in Abruzzo da Milano pieni di speranze. L'acquisto di una casa, il mutuo da pagare, il lavoro in un ente pubblico. Poi la tragedia. Inaspettata, terribile. La giovane mamma si fa coraggio e affronta con forza il suo calvario. Difficoltà di ogni tipo con l'unica fortuna, si fa per dire, di poter lavorare in smart working. La nuova vita in casa è una lotta quotidiana. Ricoveri, test diagnostici per la glicemia e la coagulazione non riconosciuti dal sistema sanitario nazionale e, quindi, da pagare, trasferte in Toscana per una risonanza. E l'impresa per riuscire a portare suo figlio a vedere il mare.

IL RACCONTO
«Già da una settimana racconta la mamma del ragazzo devo accendere il condizionatore nella stanza di mio figlio perché è immobile e soffre già il freddo. In inverno la temperatura deve essere tra i 22 e i 24 gradi. La notte l'abbasso e devo compensare nella sua stanza con il condizionatore. Ho provato con il 110% per l'abbattimento delle barriere architettoniche e solare termico ma non è andato in porto. Da tempo sto provando per non perdere il 75 per cento per l'adeguamento delle barriere architettoniche ma non so se riuscirò sia per la spesa che per le tempistiche. Come farò? Sono monoreddito e con un mutuo sulle spalle». La signora non sa più a chi rivolgersi. Non ha parenti in città e può contare solo su quattro ore di assistenza domiciliare. In questi anni è diventata infermiera, quasi medico, e manovale. Lo Stato è lontano dal letto del suo giovane figlio. Lontano dalle macchine che lo tengono in vita. E da quei condizionatori che non si possono spegnere come i lampioni di città.

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