Non fu diffamazione: Emiliano e Decaro “salvano” Tatarella junior

Antonio Decaro e Michele Emiliano
Antonio Decaro e Michele Emiliano
di Alessandra MONTALBETTI
2 Minuti di Lettura
Giovedì 13 Dicembre 2018, 21:34 - Ultimo aggiornamento: 21:35
Assolto perché il fatto non sussiste Fabrizio Tatarella, figlio dello storico esponente della destra italiana, Salvatore e nipote dell’ex vicepremier del governo Berlusconi Giuseppe, detto Pinuccio, morto nel ‘99. Fabrizio Tatarella era stato rinviato a giudizio davanti al tribunale di Avellino con l’accusa di diffamazione a mezzo stampa. A emettere il provvedimento di assoluzione il giudice monocratico Viviana Centola, all’esito della discussione degli avvocati Ettore Freda e Giovanni D’Ercole, difensori dell’imputato.

Fabrizio Tatarella era imputato insieme al padre Salvatore, scomparso anche lui due anni fa, per un articolo pubblicato sul periodico, “Puglia d’oggi”, recentemente chiuso. Dopo il decesso di Salvatore Tatarella, l’unico imputato del processo è rimasto il figlio Fabrizio, direttore responsabile di “Puglia d’oggi”, giornale stampato a Lioni (Avellino) e diffuso in Puglia. Il procedimento penale è dunque approdato per competenza territoriale dinanzi al tribunale avellinese che, dopo un’articolata istruttoria, ha mandato assolto Fabrizio Tatarella. A denunciare padre e figlio, fu il progettista della ditta Pizzarotti, l’ingegnere Cutolo, che considerò un articolo pubblicato sul “Puglia d’oggi”, offensivo, tanto da presentare querela nel 2013. Nell’articolo in questione si affrontava la mancata realizzazione della cittadella giudiziaria di Bari, sulla quale i Tatarella avrebbero espresso giudizi diffamatori ad avviso dell’imprenditore.

Durante l’istruttoria dibattimentale i legali dell’imputato avevano citato come testimoni anche gli esponenti Pd Antonio Decaro, attuale sindaco di Bari, e Michele Emiliano, governatore della Puglia (ed ex sindaco di Bari): anche loro più volte avevano espresso opinioni concordanti sulle modalità di realizzazione della cittadella giudiziaria in linea con le posizioni espresse proprio dai Tatarella. La difesa di Tatarella ha dimostrato, dunque, che i giudizi del loro assistito non erano offensivi in quanto ancorati a dati obiettivi. Una questione annosa quella della realizzazione della cittadella giudiziaria di Bari che ha tenuto impegnato il comune pugliese per oltre dieci anni e sulla quale anche il Consiglio di Stato si era pronunciato, già nel giugno 2016, con una sentenza che di fatto diede ragione al Comune bloccando il progetto Pizzarotti. Lo stesso governatore della Puglia Emiliano aveva più volte sostenuto che costruire quel palazzo di giustizia avrebbe avuto un costo sproporzionato e che avrebbe danneggiato il bilancio dell’ente.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA