Attività produttive, ipotesi Bellanova
Le opposizioni: «Tutti a casa»

Attività produttive, ipotesi Bellanova Le opposizioni: «Tutti a casa»
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Venerdì 1 Aprile 2016, 12:07 - Ultimo aggiornamento: 21:54
Indifendibile. Così, senza attenuanti, la minoranza Pd avrebbe liquidato la vicenda del ministro Federica Guidi. «È gravissimo che Federica non ci avesse detto chi fosse e che cosa facesse il fidanzato», si sfogano fonti di maggioranza alla luce dell'intercettazione e dopo aver ricostruito l'iter dell'emendamento «incriminato». E, a differenza del precedente di Maurizio Lupi, quando il premier attese le dimissioni in nome del garantismo, stavolta, al di là degli scambi epistolari ufficiali, si è fatto capire alla titolare del Mise che la scelta doveva essere tempestiva.
Entrata al governo in nome delle tramontate larghe intese con Silvio Berlusconi, Guidi, raccontano ora fonti di maggioranza, non si era mai messa in mostra per un particolare protagonismo nel governo. Ora al suo rientro, Renzi controfirmerà le dimissioni formali del ministro al Capo dello Stato e, a quanto si apprende, prenderà per un breve periodo l'interim al Mise in attesa di scegliere il successore. Ogni toto-nomi è prematuro ma oltre al nome di Andrea Guerra, tornato in realtà al settore privato dopo un anno come consulente del governo, gira quello della salentina Teresa Bellanova, molto stimata dal presidente del consiglio che l'ha promossa nel mini-rimpasto di governo da sottosegretario al Lavoro a viceministro dello Sviluppo. La linea garantista del governo, che Renzi sostiene, si è oggi infranta davanti al comportamento del ministro.
Che, stando alla ricostruzione dei fatti, aveva provato a far passare un emendamento a sua firma già nello Sblocca-Italia per sbloccare l'impianto di Tempa Rossa. E senza informare nessun membro del governo del ruolo del compagno, era tornata alla carica nella legge di stabilità.
«Il problema è dunque a monte dell'intercettazione», spiega tanto la minoranza Dem quanti gli stessi renziani. Nessuno, dunque sarebbe stato disposto ad alzare barricate in difesa del ministro. Totalmente estranea alla vicenda, sostengono in maggioranza, è invece Maria Elena Boschi, citata dalla Guidi nella telefonata con il fidanzato.
«Chiunque conosce l'iter delle leggi sa che il ministro dei Rapporti con il Parlamento vaglia a livello tecnico e giuridico tutti gli emendamenti del governo alla legge di stabilità», è la linea dei dem in difesa del ministro già sotto i riflettori per la vicenda che coinvolge il padre. Ma dal fronte delle opposizioni, Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. Tuona su twitter: «Nel governo Renzi non si muove foglia che la Boschi non voglia. Tanto nelle banche quanto nella legge di stabilità. Premier tragga conseguenze».
All'attacco anche il Movimento Cinque Stelle, che dal blog di Grillo accusano: «Le dimissioni del ministro Guidi sono un'ammissione di colpa, la misura è colma. Che altro deve succedere perché si schiodino dalla poltrona questi abusivi non eletti da nessuno? Renzie e la Boschi devono presentarsi dinanzi al Parlamento, dire la verità sui favori alle banche, ai petrolieri e alle lobby e andarsene».
E il deputato di Possibile Pippo Civati chiosa: «Visto il tenore della storia e il fatto che sia stata tirata in causa anche la ministra Boschi è il caso che si faccia luce. Forse Renzi potrebbe prendere in considerazione Bersani al posto della Guidi, in quel ruolo fu un ottimo ministro». E Matteo Salvini (Lega Nord) chiede le dimissioni del Governo.
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