L'asteroide buono e il cielo che non c'è più - VIDEO

L'asteroide buono e il cielo che non c'è più
di Anna Manuela VINCENTI
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Mercoledì 29 Aprile 2020, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 18:43
In tanti stanno seguendo la sua "visita" in diretta. Già visibile, da qualche giorno, nel cielo il gigante buono, ossia l’asteroide, che il 29 aprile (oggi) ha raggiunto la minima distanza dalla Terra. Passa a circa 6.300.000 km da noi (circa 16 volte la distanza Terra-Luna) denominato (52768) 1998 OR2, ha un diametro stimato tra i 2 ed i 4 km. Grande e grosso come una montagna, si è avvicinato a tal punto da poter essere visto da terra, anche con un piccolo telescopio.
L’asteroide, suo malgrado, è diventato famoso, citatissimo negli ultimi mesi sui media, è vittima di vere e proprie fake news. In questo periodo di pandemia, sui vari social si sono diffuse notizie che lo descrivevano come un ulteriore catastrofe che incombeva sulla nostra vita. 
 

In realtà il corpo celeste fa parte della categoria Amor, ossia, degli asteroidi che non cadono sulla terra, perché non si intersecano mai nella stessa traiettoria. Viaggia lungo un’orbita ellittica che, periodicamente lo porta alla minima distanza da noi, tanto da apparire, attraverso il telescopio, come un piccolo puntino luminoso che si muove lentamente, sullo sfondo del cielo stellato. Resterà ancora visibile per qualche giorno dopo il 29 aprile e poi pian piano allontanandosi dalla terra scomparirà dalla “nostra” vista.
A scomparire dai nostri occhi anche il cielo stellato come siamo abituati a vederlo da secoli.  Sta svanendo a causa dell’inquinamento luminoso che sta spegnendo le stelle, fino a qualche tempo fa si vedevano cinque o seimila astri ora se ne vedono solo poche centinaia. 
Già da qualche anno –racconta Vito Lecci del parco astronomico di Salve- alzando gli occhi al cielo, pur trovandosi in aperta campagna ed in assenza di luci,  non si vedono più le costellazioni e gli astri, che da secoli ripercorrono il loro viaggio rivelando la loro presenza in ogni stagione.
Ad essere compromesso non solo il Salento, ma l’intero spazio celeste, perchè proprio ad aprile è partito il lancio dei satelliti di Starlink: una costellazione di satelliti, di proprietà di  SpaceX produttore privato aerospaziale americano, per l'accesso a internet satellitare globale in banda larga. La costellazione è costituita da migliaia di satelliti miniaturizzati prodotti in massa, ciascuno del peso di circa 220 chilogrammi, collocati in orbita terrestre bassa, che lavoreranno in sintonia con ricetrasmettitori terrestri.
Il piano prevede il lancio di dodicimila satelliti, 417 lanciati ad aprile operativi dalla costellazione in orbita. La società spaziale è in grado di lanciare 60 satelliti per volta, il prossimo è previsto i primi di maggio, ulteriori 1500 satelliti saranno dispiegati entro la fine del 2021 e inizio 2022. 
Un trenino di lucine e scie luminose sono state notate da salentini ed appassionati dell’astrofotografia in tutt’Italia, i satelliti hanno strisciato le fotografie da parte a parte. D’ora in poi non vedremo più le stelle, ma i satelliti. Elon Musk ha provato a limitare il problema dipingendo la macchina spaziale di nero, ma l’inquinamento luminoso rimane.
“Tutto questo – spiega Vito Lecci del Sidereus di Salve- in nome del progresso, ossia per portare la banda  larga ovunque, anche nel deserto, per permettere una visione in chiaro durante le video conferenze e dei video su internet. Purtroppo non esistono regolamentazioni del cielo, SpaceX ha avuto le autorizzazioni dall’ente astronomico americano, il quale ha imposto delle restrizioni che non impediranno, però, di modificare la visione del cielo a cui siamo abituati. Solo qualche anno –conclude Lecci- con un’esposizione di 4 ore si vedevano solo stelle, l’atra sera, invece, in un’ora ho fotografato una cinquantina di satelliti.”
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