Assegno universale figli, cosa cambia: c'è chi ci guadagna (ma c'è anche la clausola di salvaguardia)

Assegno universale figli, cosa cambia: c'è chi ci guadagna (ma c'è anche la clausola di salvaguardia)
Assegno universale figli, cosa cambia: c'è chi ci guadagna (ma c'è anche la clausola di salvaguardia)
di Giusy Franzese
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Lunedì 15 Marzo 2021, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 15:54

L’hanno detto e ribadito più di una volta, nei vari passaggi parlamentari del provvedimento: «Nessuno degli attuali beneficiari ci perderà». Lo hanno sostenuto con forza e convinzione sia i firmatari del disegno di legge che, a più riprese, la ministra della Famiglia (che è rimasta la stessa nel passaggio dal governo Conte al governo Draghi), Elena Bonetti. Stiamo parlando dell’assegno unico universale, uno dei pilastri, forse il più importante, del family act, che l’altro giorno ha ricevuto l’ok all’unanimità dalla commissione Lavoro del Senato. Ora serve solo il via libera definitiva dell’aula di Palazzo Madama (alla Camera è già passato) per diventare definitivo. Ma affinché diventi realmente operativo dal primo luglio 2021 - obiettivo del governo - dovranno poi essere varati i decreti attuativi.

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E sarà in questo contesto, quello dei decreti attuativi emanati da Ministero della Famiglia e Ministero dell'Economia, che dovrebbe essere inserita la promessa “clausola di salvaguardia” per evitare che a conti fatti qualcuno ci perda. L’assegno unico universale, infatti, va a sostituire, accorpandole, le attuali agevolazioni fiscali, dalle detrazioni Irpef agli assegni per i nuclei familiari e per il terzo figlio. E, in questo momento, secondo le simulazioni  fatte dall’Istat quasi il 30% degli attuali beneficiari di queste agevolazioni andrebbero a perderci.

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Che cosa è l'assegno unico

L’assegno unico spetterà per ogni figlio, dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 21esimo anno d’età.

Sarà un sostegno mensile per tutte le famiglie, al di là della situazione economica, anche se la cifra sarà parametrata al reddito familiare. Ne potranno usufruire quindi anche gli incapienti e le partite Iva, finora esclusi perché gran parte dei sostegni alle famiglie sono legati al contratto di lavoro (dipendente) o a detrazioni (che non si percepiscono con livelli di reddito sotto la no tax area). Potranno richiederlo non solo i cittadini italiani, ma anche gli stranieri Ue ed extra Ue purché rispettino cumulativamente quattro condizioni: avere il permesso di soggiorno (per soggiornanti di lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale); pagare l’Irpef in Italia, senza limitazioni; vivere con i figli a carico in Italia; essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero essere in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di durata almeno biennale.

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L'entità dell'assegno

I decreti attuativi che saranno emanati da due ministeri (Famiglia e Mef) stabiliranno, tra l’altro, anche l’importo dell’assegno, che dovrebbe essere compreso tra un massimo di 200 euro al mese per figlio (per le famiglie con Isee basso) fino a un minimo di 40 euro. La delega impone comunque di modulare l’assegno in base all’Isee, di dividerlo in parti uguali tra i genitori, di prevedere una maggiorazione a partire dal secondo figlio e di aumentarlo tra il 30% e il 50% in caso di figli disabili. Non solo: fino a 18 anni andrà ai genitori poi potrà proseguire fino ai 21 anni e dato direttamente ai figli, su richiesta, «per favorirne l’autonomia». Il sostegno sarà corrisposto dopo la maggiore età però solo se i ragazzi studiano, fanno un tirocinio o hanno primi lavori a basso reddito.

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Le maggiorazioni

A ogni modo i decreti attuativi dovranno prevedere due maggiorazioni: una dal terzo figlio in poi (non ancora quantificata); l’altra, tra il 30 e il 50%, per i figli disabili a carico, per i quali è previsto anche il mantenimento dell’assegno dopo il 21esimo anno d’età. Per i maggiorenni under 21 (ancora a carico dei genitori) la cifra base sarà comunque più bassa rispetto a quella per i minorenni e si prevede possa essere corrisposta direttamente al ragazzo «per favorirne l’autonomia». L’assegno unico è cumulabile con il reddito di cittadinanza. In caso di separazione l’assegno spetta al genitore affidatario e, in caso di affidamento congiunto o condiviso l’assegno è ripartito, in mancanza di accordo, al 50% tra i genitori. L’erogazione potrà essere cash (per gli incapienti) o come credito d’imposta.

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Chi ci guadagna e chi ci perde, le simulazioni

L’assegno unico interesserà 11 milioni di nuclei familiari. Oltre 12,5 milioni di ragazzi molti dei quali ancora minorenni. Come detto, saranno i decreti attuativi a stabilire l’importo preciso dell’assegno unico universale. Alcuni autorevoli enti (Istat, Inps, associazioni famiglie) hanno comunque fatto delle simulazioni in base alle ipotesi più probabili, ovvero quello di un assegno che vada da un minimo di 40 euro mensili in quota fissa a 200 euro per chi è sotto la quota Isee di 13mila euro di reddito, per i figli da 0 a 18 anni, aumentati del 20% per i figli successivi al primo. Gli importi si dimezzano per i figli ancora a carico dai 18 ai 21 anni. Secondo i calcoli dell’Istat con la riforma dell’assegno unico il 68% delle famiglie ci guadagnerebbe. In particolare quelle dei lavoratori autonomi e degli incapienti. Per una piccola platea (2,4% delle famiglie) non cambierebbe nulla. Il 29,7% invece andrebbe a perderci: si tratta dei nuclei familiari con figli over 21 a carico dei genitori che attualmente possono usufruire di detrazioni fiscali; le famiglie particolarmente con più di quattro figli con Isee basso; le coppie di fatto che dal momento della riforma dovranno cumulare i redditi di entrambi i genitori, mentre attualmente per il calcolo degli assegni per i figli possono computare il solo reddito del richiedente; le famiglie con redditi e patrimoni elevati.

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La clausola di salvaguardia

Nei decreti attuativi, in base a quanto più volte affermato dal governo, dovrebbe essere inserita una clausola di salvaguardia, secondo cui le famiglie che ci perdono avranno un’integrazione in base al delta con il vecchio regime. Il deputato dem Stefano Lepri, tra i primi firmatari della riforma, precisa: «Tutte le simulazioni fin qui fatte sono fantasiose perché gli importi sono ipotetici, non essendo stati ancora definiti. L’unica cosa certa è che passeremo da 14 miliardi di spesa ad almeno 20,5 miliardi. E’ il 50% in più della spesa storica. C’è margine per modulare i nuovi importi facendo in modo che nessuno ci perda».

Gli over 21

L’unico vero nodo è quello delle famiglie con figli a carico conviventi di età compresa tra 21 e 24 anni: attualmente possoni beneficiare di una serie di detrazioni Irpef. Con la riforma dell’assegno unico scompare qualunque agevolazione fiscale.

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