Quella band siriana uccisa dalla guerra: l'unico superstite è il cantante profugo in europa

Un'immagine di AnasMaghrebi, frontman della band siriana Khebez Dawle
Un'immagine di AnasMaghrebi, frontman della band siriana Khebez Dawle
di Giulia Aubry
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Lunedì 14 Settembre 2015, 13:26 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 17:48
Anas Maghrebi ha 26 anni e un sogno condiviso da tanti suoi coetanei. Diventare famoso come cantante della sua band indie. Se fosse nato e cresciuto in Europa lo troveremmo forse in fila per i provini di X Factor, di Amici o di The Voice. Ma Anas è nato in Siria, in una piccola cittadina chiamata Nabek, e adesso è uno delle migliaia di profughi che attraversano l'Europa dell'Est per sfuggire alla guerra e avere un futuro al di là dei campi profughi di Giordania, Libano e Turchia.

A 10 anni Anas già cantava, anche se la sua comunità tollerava solo brani religiosi della Tarab e poemi Sufi. Ma già all'epoca la sua ambizione era quella di potersi esprimere attraverso una musica di rottura, suoni e testi indipendenti che potessero raccontare l'altra faccia della gioventù siriana.

Così nel 2010, mentre studiava economia all'Università di Damasco, fonda con i suoi amici una band, Ana che in arabo significa "Io". Tutto sembra procedere per il meglio, quando nel 2011 l'eco della primavera araba arriva anche in Siria e nelle strade esplode la protesta.

Nonostante l'iniziale entusiasmo, la vita di Anas e dei suoi amici da quel momento cambia per sempre. E' lui stesso a raccontarlo al sito di informazione Fusion che sta raccogliendo, in questi giorni, le storie dei profughi che arrivano in Europa. Ciascuno con il suo carico di esperienze, il suo vissuto, i suoi sogni, il suo dramma. Un giorno, mentre partecipa alle prime pacifiche manifestazioni di piazza, il batterista Rabia al-Ghazzi viene seguito e ucciso. Di fronte alla tragedia Anas cerca di tenere unita la band, ma il chitarrista viene richiamato nell'esercito e di fronte al precipitare degli eventi la musica non sembra più essere una priorità. Per Anas il futuro diviene sempre più incerto. Lascia l'università e il lavoro e nel 2012 decide di raggiungere gli altri membri della band, Bazz e Hilkmat, che sono già fuggiti a Beirut. Il Libano accoglie i profughi in fuga dalla guerra, ma non è una scelta facile. In molti criticano Anas e i ragazzi come lui che hanno deciso di lasciare il proprio paese. "Ma non potevamo fare altrimenti e abbiamo resistito fino alla fine, abbiamo fatto tutto ciò che potevamo per rimanere" racconta, non senza rimpianto.

E il suo viaggio, nell'inverno del 2012, è tutt'altro che facile. La fragile tregua tra il governo siriano e le forze di opposizione è finita e sono in corso duri scontri sul terreno. Anas non vuole combattere ma vuole testimoniare la tragedia cui sta assistendo. Durante il suo viaggio, dopo essere stato a casa a salutare la sua famiglia, entra in un internet caffè dove registra in maniera molto rudimentale la demo di una canzone che ha appena composto. Il titolo è "Sei ancora vivo". Il tempo di fare l'upload e l'edificio accanto viene colpito da una granata, ma lui e la sua canzone sopravvivono.

Arrivato in Libano ricompone la band che ora si chiama Khebez Dawle o, in inglese State Breads. La comunità libanese, nonostante i timori iniziali, accoglie con entusiasmo la band siriana che riesce a produrre il primo album che racconta, in musica, ciò che è accaduto alla Siria e ai siriani dal 2010 al 2014. Il drammatico passaggio dalla speranza di vedere nascere un nuovo paese più democratico al dramma della guerra e della distruzione. Sono canzoni di pace, una scritta direttamente dal chitarrista che ha abbandonato l'esercito dopo aver combattuto per quasi un anno. Canzoni di giovani che hanno visto quello che nessuno dovrebbe mai vedere e che vogliono un futuro migliore anche, e soprattutto, per il loro paese, per le famiglie che hanno lasciato lì.

Ma anche il Libano non può costituire un porto sicuro per Anas e la sua band. A metà agosto di quest'anno i ragazzi attraversano la Turchia e si imbarcano verso Mitylene, in Grecia, meta di moltissimi siriani in fuga. Prima di partire il giovane siriano mette in vendita i suoi strumenti sulla sua pagina Facebook attraverso il sito Second Hand Beirut. Un pezzo della sua vita la cui vendita gli farà guadagnare l'accesso all'Europa. Anas è ancora in viaggio alla ricerca di un luogo dove poter suonare con i suoi amici e raccontare la sua storia. Perchè non debba più succedere ad altri.