Alessandro Impagnatiello, la chat con Giulia 2 giorni prima di ucciderla: «Che madre sei se mi lasci?». Lei rispose: io penso a me

Una sequela di testi che non ha ingannato gli inquirenti

Alessandro Impagnatiello e la strategia della chat per depistare gli investigatori: ha usato anche il cellulare di Giulia Tramontano che aveva già ucciso
Alessandro Impagnatiello e la strategia della chat per depistare gli investigatori: ha usato anche il cellulare di Giulia Tramontano che aveva già ucciso
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 3 Giugno 2023, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 13:39

Messaggi alla compagna che aveva già assassinato. E ancora: Alessandro Impagnatiello ha mandato messaggi anche dal cellulare di Giulia Tramontano di cui aveva già bruciato il cadavere. Tra tutte le strategie che il barman è accusato di aver usato per depistare le indagini, salvo ottenere il risultato opposto, c'è quella dei messaggi, dello scambio di testi su whatsapp che il giovane ha imbastito usando sia il suo telefonino sia quello della compagna 29enne incinta. Tutto per dare l'idea che la Giulia si fosse allontanata da Senago di sua iniziativa e che non volesse essere ritrovata. 

La storia di questo delitto si può raccontare anche attraverso queste chat, "conversazioni" che ora sono in mano agli investigatori e che il Tg1 ha mostrato per la prima volta.

Naturalmente c'è un "prima" e un "dopo" il delitto: il "prima" veritiero che racconta di forti attriti nella coppia, il "dopo" che punta depistare gli investigatori. 

Il "prima"

"Veramente prima ancora di far nascere un bambino tu vuoi già dividerci? Vuoi farlo nascere con due genitori già separati? Ma che madre sei!».

Così scriveva il 25 maggio scorso, due giorni prima di ucciderla, Alessandro alla compagna Giulia. La donna aveva scoperto dei tradimenti e delle menzogne del partner, decidendo di lasciarlo. «Accetta la mia decisione e chiudiamo il discorso», scriveva Giulia, spiegando concitata ad Alessandro di non volerlo più vedere come il suo compagno «così da non aspettarmi più nulla e trovare la mia pace». Nel frattempo «condividiamo una casa finché sarà necessario». E a lui che le ribatteva «Che madre sei?», la 29enne rispondeva sarcastica: «L'importante è che tu sia un buon padre, io penso a me, tranquilla». E lui: «Ma ti sembra normale parlare così con un bambino in pancia?». E Giulia esasperata: «Non mi sembra normale far arrivare invece una persona a questo limite».

 

Il "dopo"

Dopo il delitto continuava a mandare messaggi sul cellulare della compagna come se fosse viva, le scriveva di tornare il prima possibile e poco prima della confessione dice "sono quattro giorni che non ti fai viva, adesso smettila, torna, abbiamo bisogno di te".

Nei messaggi scritti a Giulia Tramontano dopo averla uccisa Alessandro Impagnatiello si lamentava di avere i «giornalisti che mi stanno molestando sotto casa. Ti prego - fingeva di supplicava la donna uccisa quattro giorni prima - è invivibile così». È dalla mezzanotte di sabato, poche ore dopo averla uccisa, che Impagnatiello inizia a inviare messaggi all'utenza della sua vittima. La mattina successiva le scrive dal lavoro, raccomandandole di riposarsi. Nessuna risposta, ovviamente: «Hey ma sei ancora a letto?». E così per tutta la giornata di domenica, quando viene sporta la denuncia di scomparsa. I messaggi proseguono anche nei giorni successivi, mentre continua la disperata ricerca della 29enne. «So che non son stato un fidanzato ideale negli ultimi mesi. Ti ho mancato di rispetto. A te che sei stata la prima ed unica ragazza ad avere accolto mio figlio», scrive Impagnatiello, già padre di un bambino avuto da una precedente relazione.

«Mi hai fatto esplodere il cuore. Non volevo spezzare il tuo io invece. Non volevo che non ti brillassero più gli occhi quando stavamo insieme. Hai il pieno delle ragioni, ma voglio chiederti solo un favore: dicci solo che stai bene», le parole che rivolge alla donna che ha ucciso due giorni prima. La mattina del 31 maggio, dopo aver lasciato - stando alla confessione fatta la notte successiva - il corpo di Giulia in un'intercapedine, Alessandro le scrive ancora, chiamandola affettuosamente «Tata». E dopo essersi lamentato dei giornalisti sotto casa, «Siamo al quarto giorno oggi, finiscila con questa storia e batti un colpo, ti supplico». È l'ultimo messaggio, poche ore dopo Impagnatiello, di fronte alle prove ormai evidenti raccolte contro di lui dagli inquirenti, confesserà l'omicidio, facendo ritrovare il corpo della 29enne incinta.

Bugie e contraddizioni che messe in fila hanno sgretolato in poco tempo il suo racconto e lo hanno fatto crollare fino alla confessione di quell'orrore su cui ancora si sta indagando per accertare se davvero abbia fatto tutto da solo oppure sia stato aiutato a nascondere il corpo della sua compagna con in grembo il loro figlio che ha ucciso. Inquirenti e investigatori hanno quasi fin da subito capito che il 30enne, barman all'Armani Bamboo, non era credibile.

Fondamentale è stato anche il racconto dell'altra donna, una collega di lavoro con cui lui aveva intrecciato una relazione che da quasi un anno andava avanti parallela a quella con Giulia. Proprio con lei, qualche ora prima di essere accoltellata, Giulia Tramontano si era incontrata. Il lungo elenco di menzogne è cominciato con la denuncia della scomparsa di Giulia, e con quanto ha detto domenica, quando i carabinieri di Rho si sono recati a casa della coppia a Senago, nel Milanese, per un sopralluogo e verificare cosa la ventinovenne aveva portato con sé. Innanzitutto ha assicurato di non avere il garage ma solo una cantina che ha mostrato ai militari. A loro ha dato poi una giustificazione poco plausibile in merito al forte odore di benzina che veniva dal bagagliaio della sua auto e dal suo zainetto in pelle.

Ha riferito che era dovuto a una perdita di una bottiglia che aveva riempito per fare un rabbocco alla sua motocicletta poi rottamata. Quanto ai guanti di lattice blu notati dagli investigatori, ha affermato di esserseli procurati per lavare i piatti a mano in quanto la lavastoviglie era guasta. Inoltre ha assicurato che sabato sera la discussione tra lui e Giulia, dopo la scoperta da parte di lei del tradimento, era stata «pacifica», che lei attorno a mezzanotte era uscita di casa per comprare delle sigarette.

Lui invece era andato a Milano a casa di un pusher dove si è fermato per alcune ore a fumare marijuana, fornendo un indirizzo inesistente. Ore in cui invece, confesserà poi, avrebbe cercato di bruciare il corpo senza vita di Giulia, dopo essersi impossessato del suo cellulare per scrivere e inviare una serie di messaggi: doveva far credere che si era davvero allontanata da casa. Alle domande insistenti dell'amante su come stesse Giulia e su dove fosse, prima ha detto che stava dormendo nella loro camera, poi alla richiesta di mostrare, riprendendola con il cellulare, la stanza da letto, essendo vuota, ha cambiato versione: si era trasferita da un'amica, la quale però ha smentito di averla ospitata.

E sempre all'amante, da cui si è presentato in piena notte sotto casa, senza che lei lo lasciasse entrare, ha continuato a raccontare che Giulia era «bipolare» e che il figlio che aspettava non era suo. In precedenza le aveva pure mostrato un test del Dna falso per rassicurarla che il bimbo non era suo. Tra e altre bugie inanellate, quella dell'accoltellamento che oggi davanti al gip ha ridimensionato: Giulia in realtà, prima che lui la uccidesse si sarebbe solo ferita inavvertitamente ad un braccio e non al collo perché voleva morire, come aveva detto inizialmente. Inquirenti e investigatori hanno anche il dubbio che possa essersi sbarazzato del corpo martoriato da solo: stanno indagando per verificare se sia stato o meno aiutato a nascondere il cadavere che poi ha fatto ritrovare.

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