«Avete un morto sulla coscienza», l'sms del prof suicida agli studenti dopo la condanna per molestie

Prof suicida dopo la condanna per sbusi sessuali, sms agli studenti vittime: «Ora avete un morto sulla coscienza»
Prof suicida dopo la condanna per sbusi sessuali, sms agli studenti vittime: «Ora avete un morto sulla coscienza»
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Venerdì 27 Aprile 2018, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 19:14

JESI -  Si è tolto la vita martedì dopo aver appreso della condanna in primo grado a tre anni di reclusione per carezze hard ad alcuni studenti della facoltà di Veterinaria dell’università Unicam di Matelica dove insegnava da nove anni. Una condanna dura per lui che si era sempre dichiarato innocente, poi l’interdizione all’insegnamento, che era la sua vita. Ha ingerito un mix fatale di farmaci il professor Francesco Parillo, 53 anni, docente di Anatomia degli animali domestici. 

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Oggi quei tre studenti su sei, che si erano costituiti parte civile nel processo contro il prof, vivono ore cariche di angoscia, trincerati dietro un senso di disagio per quella morte inaspettata ma cercata dopo il terremoto giudiziario che aveva travolto il docente il 29 aprile 2015 quando fu arrestato per violenza sessuale su alcuni suoi studenti. Tra quelli che puntarono il dito contro il prof. Parillo, c’era anche un 28enne jesino, oltre a un 26enne romano e un 25enne di Pesaro. Oggi quest’ultimo ha lasciato l’università per il trauma subìto. Gli altri due stanno provando ad andare avanti, non senza difficoltà. Perché qualcosa è cambiato anche tra le aule, tra i banchi, tra gli stessi compagni di studi. 

«Come vi sentite ad avere un morto sulla coscienza?». È il testo di un sms arrivato sul cellulare dei denuncianti. Lo riferisce l’avvocato Alessandro Mariani. «La morte è un epilogo drammatico che entra nella testa del professore al di là della sentenza, ma solo per una sua problematica psicologica – commenta il legale romano –, è triste per questa persona, ma ho detto ai miei clienti di non sentirsi responsabili. Non voglio che da vittime questi studenti agli occhi del mondo universitario dove ancora gravitano, appaiano come dei carnefici. Oltretutto vivono una grandissima delusione per le dichiarazioni riprovevoli di un collega di Parillo, il professor Massimo Zerani, il quale sostiene che si è trattato di bullismo spinto alle estreme conseguenze. Diffiderò il rettore a prendere seri provvedimenti nei confronti di questo docente, per tutelare i miei clienti dagli effetti denigratori che si potrebbero originare dentro l’ateneo». 
Anche l’avvocato Stefano Mengucci, che tutela lo jesino, è profondamente segnato dagli ultimi avvenimenti della vicenda.

«Non doveva finire così – dice – avevamo denunciato il professore perché venisse allontanato dall’Università, perché la smettesse di infastidire i ragazzi, per “salvare” altri studenti. Il mio cliente è molto dispiaciuto, non voleva certo che finisse così. Conosceva da molto tempo il prof.Parillo e per lui è stato difficile sporgere denuncia, ma ha pensato di fare la cosa giusta per evitare ad altri di subire le stesse cose capitate a lui.

Qualcuno ha parlato di bullismo – conclude Mengucci - è una tesi assurda. Sono stati sentiti tanti testimoni, senza alcuna contraddizione per fatti accaduti durante esami, e il Tribunale ha inflitto una pena più alta di quella chiesta dal Pm. Certo nessuno voleva che il professore morisse».

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