Bologna, torturarono fino alla morte due gattini appena adottati: coppia condannata a 8 mesi

Foto d'archivio
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Sabato 20 Febbraio 2021, 12:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 12:40

Li avevano adottati: piccoli, pelosi, spaventati questi due gattini sono arrivati dalla Puglia in una casa di Bologna, certi di cominciare una vita felice fatta di croccantini e coccole. Invece la coppia li ha torturati fino a farli morire. E ieri è stata confermata in appello la condanna a otto mesi per maltrattamento di animali. Ne dà notizia l'Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), da cui partì la denuncia. L'associazione, rappresentata dalla vice presidente nazionale Antonella Brunetti e assistita dall'avvocato riminese Maria Luisa Trippitelli accusò i due di aver «torturato fino alla morte due gattini adottati in Puglia». «Con questa sentenza - si legge in una nota dell'Associazione animalista - si stabilisce una pietra miliare nella battaglia contro i maltrattamenti di animali, anche se in cuore nostro vorremmo veder applicate pene molto, ma molto più severe». 

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Secondo l'ultimo studio dell'Aidaa ogni giorno centoventi animali, tra cani e gatti, vengono torturati da banda di ragazzini. «Di molti di loro non si sa nulla, di molti altri si scoprono gli orrori dopo che qualche volontario recupera il cane in pessime condizioni e si prodiga per curarlo e ne posta le fotografie.

Ma già il numero conosciuto è da far tremare i polsi – si legge in una nota – per la violenza sui cani e sopratutto per l’età degli autori di queste violenze gratuite e che portano spesso alla morte dell’animale torturato, picchiato e sempre più spesso ammazzato. Stiamo parlando di 120 cani che ogni giorno vengono picchiati, impiccati, torturati con il fuoco o più semplicemente presi a calci in mezzo alla strada».

Gli autori di queste violenze sono nella maggior parte dei casi ragazzini in età compresa tra i 10 ed i 14 anni. «Una violenza inaudita e gratuita – conclude la nota – che troppo spesso non viene punita. Le bande di bulli operano specialmente nelle regioni del sud dove maggiore è il randagismo ed in particolare in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia».

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