Sono gli umani a trasmettere più virus agli animali: cosa dice lo studio

Gli scienziati hanno analizzato il fenomeno noto come antroponosi

Sono gli umani a trasmettere più virus agli animali: cosa dice lo studio
Sono gli umani a trasmettere più virus agli animali: cosa dice lo studio
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Mercoledì 27 Marzo 2024, 10:13

Un team di scienziati ha scoperto che gli esseri umani trasmettono ai vari animali molti più virus di quanti ne ricevano da loro, un fenomeno noto come antroponosi, risultando circa il doppio rispetto ai casi inversi (zoonosi). Questa constatazione, pubblicata sulla rivista 'Nature Ecology & Evolution' e frutto di un'analisi condotta dall'University College London (Ucl), ribalta la prospettiva tradizionale che vedeva prevalentemente gli animali come fonte di malattie infettive per l'uomo. Analizzando quasi 12 milioni di genomi virali, gli scienziati hanno evidenziato una maggiore frequenza di trasmissione di virus dagli umani agli animali, sia domestici che selvatici. La ricerca suggerisce di considerare l'uomo come un nodo in una vasta rete di scambio di agenti patogeni tra specie, sottolineando l'importanza di monitorare la trasmissione virale in entrambe le direzioni per una migliore comprensione dell'evoluzione virale e una maggiore preparazione contro future epidemie, contribuendo anche alla conservazione delle specie animali.

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I risultati mostrano anche che, in media, i salti dell'ospite virale sono associati a un aumento dei cambiamenti genetici o mutazioni nei virus, rispetto alla loro continua evoluzione dentro un singolo animale ospite. Questo riflette il fatto che i virus devono adattarsi per sfruttare meglio i loro nuovi ospiti. Inoltre, i patogeni che già infettano molti animali diversi mostrano segnali più deboli di questo processo di adattamento, suggerendo che i virus con gamme di ospiti più ampie possono possedere tratti che li rendono intrinsecamente più capaci di infettare una gamma diversificata di ospiti, mentre altri virus possono richiedere adattamenti più estesi per adattarsi. Quando gli animali prendono virus dagli esseri umani, questo non solo può danneggiare l'animale stesso e potenzialmente rappresentare una minaccia per la conservazione della specie - fa notare l'autore principale Cedric Tan (Ucl Genetics Institute e Francis Crick Institute) - ma può anche causare nuovi problemi per l'uomo, incidendo sulla sicurezza alimentare nel caso in cui un gran numero di capi di bestiame, di animali da allevamento, debbano essere abbattuti per prevenire un'epidemia, come è accaduto negli ultimi anni per esempio con il ceppo di influenza aviaria H5N1.

Implicazioni per la salute pubblica e la conservazione

Inoltre, se un virus trasportato dagli esseri umani infetta una nuova specie animale, potrebbe continuare a prosperare anche se eradicato nell'uomo, o addirittura evolvere in nuovi adattamenti prima di finire per infettare nuovamente gli esseri umani. «Capire come e perché i virus si evolvono per passare a diversi ospiti attraverso l'albero della vita più ampio può aiutarci a capire come emergono nuove malattie virali negli esseri umani e negli animali», conclude Tan. L'ingresso nella cellula è generalmente visto come il primo passo affinché un virus infetti un ospite.

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Il team ha scoperto che molti degli adattamenti associati ai salti di specie non sono stati trovati nelle proteine ​​virali che consentono loro di attaccarsi ed entrare nelle cellule ospiti, il che indica che l'adattamento dell'ospite virale è un processo complesso che deve ancora essere pienamente compreso. «La nostra ricerca - fa notare infine la coautrice Lucy van Dorp (Ucl Genetics Institute) - è stata resa possibile dagli innumerevoli gruppi di ricerca che hanno condiviso apertamente i loro dati tramite database pubblici.

La sfida chiave, per andare avanti, è integrare le conoscenze e gli strumenti di diverse discipline tra cui la genomica, l'epidemiologia e l'ecologia per migliorare la nostra comprensione dei salti degli ospiti».

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