Dieta gluten free, il gastroenterologo: «Attenzione ai rischi in assenza di celiachia»

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Adottare una dieta gluten free senza una diagnosi medica di celiachia o di disturbo legato all'assunzione di glutine potrebbe rivelarsi rischioso per la salute. A lanciare l'allarme è Antonio Gasbarrini, professore di Medicina Interna presso l'Università Cattolica e direttore del Centro Malattie dell'apparato digerente della Fondazione Policlinico Gemelli. 

«La dieta aglutinata va assolutamente evitata in caso di autodiagnosi», afferma Gasbarrini.

Celiachia, colpisce un italiano su 100

Sebbene la celiachia sia una patologia piuttosto diffusa (secondo i dati Iss ha una prevalenza nella popolazione italiana dell'1%), e sottostimata (quasi un celiaco su 3 non sa di esserlo), è altrettanto vero che quella gluten free sembra essere un'abitudine alimentare sempre più apprezzata anche da quanti sono sprovvisti di una precisa diagnosi medica.

 

Il mercato aglutinato ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. I prodotti gluten free, un tempo reperibili solo in farmacia a prezzi stellari, colonizzano ormai i supermercati anche meno forniti. Vestiti con un packaging accattivante, sembrano voler gridare al consumatore la propria ricetta salutare. 

I rischi di una dieta senza glutine

Spesso però questi prodotti, per quanti tollerano il glutine, possono significare il rischio di una dieta non equilibrata, fatta di alimenti iper-lavorati, ad alto indice glicemico e certamente costosa. Specialmente quando la sensazione di benessere che gli aglutinati forniscono è solo frutto di un effetto placebo, ovvero di un autoconvincimento del loro effetto benefico

Non sempre poi la sensazione di malessere legata all'assunzione di glutine significa celiachia. «Possiamo distinguere i disturbi legati al mondo del grano in tre grandi malattie», spiega Gasbarrini. In primis le allergie, poco diffuse, in secondo luogo la celiachia, che colpisce una persona su cento, e infine le patologie da ipersensibilità al glutine che si verificano quando quest'ultimo provoca una risposta infiammatoria cellulare. «Nella sola Roma - stima il professore - sono almeno 200mila le persone che ne soffrono».

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