Lupo aggredisce e sbrana un cagnolino a Chieti, la padrona ferita e sotto choc. «Avvistato più volte, poi è sparito nel bosco»

Nadia Terenzi, 56 anni, è stata sottoposta a radiografia. L'esperto: "Il lupo segue le prede"

Il lupo aggressore. Lupo assalta donna e sbrana cagnolino, si studiano misure anti aggressione
Il lupo aggressore. Lupo assalta donna e sbrana cagnolino, si studiano misure anti aggressione
di Walter Berghella
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Lunedì 22 Maggio 2023, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 11:30

La paura corre lungo le vie di Palombaro, piccolo e bellissimo centro in provincia di Chieti, dove abitano anche cento famiglie di inglesi, dopo l'aggressione del lupo che, sceso in paese, ha azzannato un cagnolino strappandolo dalle mani della padrona, che per difenderlo, si è fatta male.

Oggi la sindaca do Palombaro,  Consuelo Di Martino incontrerà i vertici del Parco della Maiella per concordare del misure anti aggressione. I lupi si vedono attorno al paese, spesso sono stati filmati. Anche il lupo aggressore è stato avvistato più volte e ripreso con i telefonini. Sembra non spaventarlo nulla. «Del cagnolino che ieri è stata portato nel bosco  non c'è traccia - dice la sindaca - Pensiamo l'abbia sbranato». Tutto è successo ieri alle 9,40 quando Nadia Terenzi, 56 anni, è uscita a passeggio col suo Snoopy, un lupo solitario ha agguantato il cagnolino, lei ha tirato il guinzaglio fino a strappare il suo fido dalle grinfie del lupo, che poi è indietreggiato. La donna ha tentato di riprendere subito la via di casa, un condominio a 50 metri dal luogo dell’aggressione, ma non è finita lì: il lupo ha raggiunto e caricato la donna facendola cadere a terra, procurandole escoriazioni e contusioni, ed è poi fuggito stringendo tra i denti la bestiola ferita e sanguinante.

 

Lungo il percorso della fuga verso i boschi vicini sono state trovate macchie di sangue e il timore è che Snoopy sia stato ucciso e divorato. La donna aggredita, sotto choc e dolorante, è stata portata al Pta di Casoli poi trasferita al pronto soccorso di Lanciano. Nella rovinosa caduta si è procurata ferite al ginocchio e a un polso ed è stata sottoposta a radiografia. È stata dimessa ieri pomeriggio con un tutore.

Nei giorni scorsi era stato attaccato il cane di un inglese che vive a Palombaro. 

(Qui sotto uno dei cani aggrediti nei giorni precedenti).

L'ESPERTO

Gli addetti ai lavori sono cauti, ma non stupiti: in questi ultimi mesi si verificano diversi casi apparentemente critici in Italia, ed è chiaro che si sta assistendo a un cambiamento ecologico significativo. «Dovremmo utilizzare uno sguardo alto e avere consapevolezza dei grandi processi ecologici in atto sui nostri territori, ma so che non è facile, soprattutto in quest'epoca social mediatica». Commenta così l'aggressione di Palombaro il responsabile del
servizio veterinario del Parco nazionale della Maiella, Simone Angelucci. «Non solo in Abruzzo, non solo in Italia, ma in tanti Paesi occidentali, c'è una rapida evoluzione dell'interfaccia tra animali selvatici uomini: l'uomo da oltre 50 anni ha abbandonato i territori, le pratiche agricole e pastorali, la presenza nelle aree rurali che aveva tenuto per secoli limitate, se non del tutto assenti, le popolazioni selvatiche: poi siamo andati tutti a vivere in città e oggi ci aspettiamo che gli animali selvatici stiano al posto loro. Purtroppo non è così facile, la realtà ecologica è più complessa. Gli animali selvatici, i cinghiali, i caprioli e i cervi, prede del lupo, oggi sono molto diffusi, anche nelle aree collinari e nelle aree periurbane, nelle quali trovano siti di rifugio e risorse alimentari. Il lupo segue le sue prede, è un predatore adattativo e si nutre prevalentemente di animali selvatici, quando è in branco. Alcuni individui però possono essere mandati via dal branco, essere in difficoltà, colonizzare nuove aree e cercare nelle aree antropizzate situazioni favorevoli alla loro sopravvivenza. I lupi non sono in sovrannumero, la natura non fa sovrabbondanze o eccessi numerici - continua il veterinario - ci sono molti lupi perché ci sono molte prede selvatiche, ci sono molte prede selvatiche perché ci sono ampi territori per esse disponibili. Ma certo la probabilità che ci possano essere animali che vivono e tendono a stabilirsi in contesti molto antropizzati, è oggi molto elevata».  

I DUBBI DELL'ENPA

 L'Ente Nazionale Protezione Animali è «addolorato» per quanto accaduto a Palombaro. Nell'augurare alla signora una piena e rapida guarigione, la Protezione Animali chiede che vengano condotte accurate verifiche, anche attraverso l'analisi genetica di eventuali reperti biologici, per accertare l'esatta dinamica dei fatti e identità dell'animale coinvolto. Come unanimemente riconosciuto dalla comunità scientifica - spiega Enpa - a prima vista è impossibile distinguere alcune razze di cani da un lupo. Pensiamo, ad esempio a quanto sia facile confondere un esemplare di pastore cecoslovacco con uno lupo. Solo l'esame del Dna permette di accertare con assoluta e scientifica certezza la specie di appartenenza. Insomma, anche se in perfetta buona fede, l'occhio può
ingannare». Lo conferma pure uno studio dell'Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (Ispra) sugli eventi predatori denunciati in Italia tra il 2015 e il 2019. Per circa un terzo dei casi - 3.660 su circa 18mila, scrive l'Ispra - le autorità veterinarie non sono state in grado di stabilire con certezza se le predazioni
fossero state compiute da un cane o da un lupo. 
Sul caso di Palombaro, l'Ente Nazionale Protezione Animali invita tutti, autorità e istituzioni, alla massima cautela, anche perché secondo le prime ricostruzioni - una delle quali fatta proprio dal sindaco - il presunto lupo avrebbe avuto un comportamento anomalo per la sua specie. Ciò nonostante, come peraltro accaduto in altre circostanze, c'è stata una gran fretta di puntare il dito contro il
grande predatore, non lasciando neanche il beneficio del dubbio e senza neanche attendere che venissero compiute tutte le opportune verifiche da parte delle autorità competenti. «Con l'evidente rischio che questa vicenda venga strumentalizzata per alimentare le campagne d'odio e gli allarmismi non solo contro i lupi, ma più in generale contro tutti gli animali selvatici. È una visione biocida che -  conclude Enpa - non appartiene né a noi né alla maggioranza degli italiani, e che rispediamo con forza ai suoi sostenitori: lupi e orsi sono specie particolarmente protette e tali devono rimanere». 

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