Coronavirus, la didattica a distanza mette in crisi famiglie e studenti

Coronavirus, la didattica a distanza mette in crisi famiglie e studenti
di Daniela Rosone
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Giovedì 28 Maggio 2020, 15:06
L’AQUILA - La scuola ha bisogno di certezze. Va ripensata, servono scuole sicure e adatte al distanziamento, scuole in carne e ossa, ma forti della stampella della didattica a distanza.

La famosa Dad che però per una psicoterapeuta e non solo per lei ha creato un vuoto incolmabile. Sono le sintesi di due interventi, il primo è di Tommaso Cotellessa, rappresentante degli studenti in collegamento con il ministro Azzolina, il secondo è il punto di partenza di una riflessione ampia che approccia alla Dad da altro punto di vista.

Cotellessa alla Azzolina ha rappresentato il fatto che la Dad ha lasciato indietro troppi ragazzi e questo è stato molto evidente nelle aree interne. Al ministro ha aggiunto che la scuola va ripensata e che la Dad non può sostituirla ma, al tempo stesso, non si deve tornare solo al passato e la didattica digitale della quale si parla da anni e messa in piedi in pochi mesi con l'emergenza può essere migliorata e attuata.

Per la dottoressa Tiziana Montagliani, invece, psicologa psicoterapeuta e coordinatrice pedagogica il vuoto è incolmabile. Il web in un primo momento è stato il collante e le famiglie hanno saputo reagire e adattarsi calandosi in un ruolo che non gli compete, quello di insegnante. Difficoltà notevoli, per chi ha più figli, pure per l'uso dei mezzi tecnologici.

Genitori stanchi e arrabbiati, rileva la professionista, verso un sistema che a loro modo di vedere non fa nulla per aiutarli nè pensa di strutturare un servizio didattico/educativo in sicurezza nelle scuole senza la compartecipazione genitoriale.

Emerge un dato significativo dai racconti dei genitori che rilevano come in alcuni casi la Dad abbia portato ad una regressione fatta di calo dell'attenzione, demotivazione e rifiuto dei compiti e in altri invece abbia fatto riscontrare una maggiore diligenza.

«Spesso il mio pensiero - racconta - si è rivolto agli studenti stranieri e a quelli con disabilità e dunque ai loro genitori, immaginando il senso di abbandono e di smarrimento provato, l'immensa fatica per non far perdere ai propri figli le competenze faticosamente acquisite a scuola e nei percorsi riabilitativi». Insegnanti ed educatori sono stati sopraffatti da tanti dubbi circa l'efficacia della Dad.

”Se protratta nel tempo - spiega - non può più perseguire finalità educative e di apprendimento. L'educazione e la didattica, senza bambini e studenti, senza spazi di condivisione e senza il gruppo è sterile e nuda, come l'hanno definita alcuni educatori. Il compito della scuola non si esaurisce solo nella didattica, i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di relazioni reciproche, di contatti e ancor più nei nidi e nelle materne, di corpi che si toccano».

Per la professionista non è corretto parlare di educazione a distanza, la Dad è solo didattica a distanza nel vero senso della parola, lascia vuoti impossibili da colmare se non con la presenza del gruppo dei pari e degli insegnanti, coinvolti in interazioni e relazioni. La vera didattica delle scuole non si dispiega a suo giudizio nel dare nozioni, gli insegnanti lo sanno bene e si sentono spogliati degli strumenti per svolgere correttamente il proprio lavoro, e questa nudità caratterizza a sua volta le reciproche relazioni, lasciando un senso di incompletezza costante.
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