Virus a Teramo, muore nel reparto di Oncologia. La moglie: «Siamo stati contagiati tutti»

Coronavirus, infettato a Oncologia, la moglie: «Il mio Franco è morto e siamo stati contagiati tutti»
Coronavirus, infettato a Oncologia, la moglie: «Il mio Franco è morto e siamo stati contagiati tutti»
di Tito Di Persio
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 17:50

Malato oncologico infettato dal Covid-19 all’ospedale di Teramo porta inconsapevolmente in virus a casa: infettati moglie, il figlio di 24 anni e le sue due sorelle. E’ la drammatica storia di Franco Ranalli di 65 anni, di Tortoreto, morto lunedì mattina nel reparto di malattie infettive all’ospedale di Teramo dove era stato ricoverato d’urgenza una quindicina di giorni fa. Sarebbe bastato attendere il responso del tampone per evitare che tutta la famiglia si infettasse.  Sui contagi all'ospedale di Teramo la procura ha aperto un'inchiesta e sta svolgendo indagini

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«Il 24 marzo hanno fatto il tampone a mio marito e lo hanno rimandato a casa senza attendere il responso – dice la moglie Mariella De Sanctis, impiegata – È vero che mio marito era in una situazione di gravità. Comunque la morte di Franco è stata notevolmente accelerata. Io, mio figlio di 24 anni e le sue due sorelle ci siamo infettati e non abbiamo potuto dare l’ultimo saluto a Franco e non potremo nemmeno accompagnarlo al cimitero per la tumulazione. Vi sembra normale tutto questo? L’impresa di pompe funebri mi ha detto telefonicamente che la salma era avvolta da un lenzuolo, chiusa in un sacco e poi messa all’interno di una bara».

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Le dimissioni di Franco sono avvenute dopo che era scoppiato ed era stato accertato il focolaio all’interno del reparto di oncologia con diversi malati, medici e infermieri risultati covid-19 positivi. «Allora ho chiesto a due medici nel reparto: come devo gestire questa situazione durante l’attesa del risultato del test? Loro mi hanno detto di tenerlo isolato dentro casa. Ma come? – ho risposto – Mio marito era invalido e aveva  bisogno di essere accompagnato in tutti i suoi movimenti e spostamenti. Loro mi hanno risposto: “Noi applichiamo solo quello che prevede il protocollo in questi casi”. Dopo due giorni mi squilla il telefono. Dall’altra parte della cornetta c’era un medico che mi dice: “Franco ha contratto il virus”». 

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La donna, con ala voce rotta dalla commozione, prosegue il suo drammatico racconto: «Poi aggiunge che loro non avrebbero mandato più nessuno a casa per fargli le flebo e per le altre cure di cui necessitava. Sottolineando di nuovo: “Questo purtroppo è quello che prevede il protocollo”. A quel punto gli dico che non sono un’infermiera e che non sono in grado di fare una flebo. Lui mi dice che la medicina che gli veniva somministrata per endovena poteva prenderla per bocca». Conclude Mariella:«Disperata e in lacrime chiamo le sorelle di mio marito e gli racconto tutto. Loro per alcuni giorni mi hanno aiutato. Poi, tutti e quattro abbiamo contratto il virus e non avevamo più la forza per occuparcene. Allora abbiamo deciso di chiamare il 118 per farlo ricoverare. Lunedì mattina, il mio Franco è morto da solo, in un letto di ospedale nel reparto di malattie infettive. Mentre tutti e quattro noi, dopo quasi due mesi siamo ancora positivi. Ieri ci hanno fatto l’ultimo tampone. Attendiamo il risultato per domani (oggi per chi legge ndr). Appena sarò guarita andrò da un legale, poi cercherò tutte le famiglie che hanno vissuto una storia come la mia e noi tutti insieme dobbiamo ottenere giustizia».
 

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