Coronavirus e scuola, mamma con figlia disabile: il ministro Azzolina si dimentica di noi

Coronavirus e scuola, mamma con figlia disabile: il ministro Azzolina si dimentica di noi
Coronavirus e scuola, mamma con figlia disabile: il ministro Azzolina si dimentica di noi
di Rosalba Emiliozzi
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Sabato 25 Aprile 2020, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 11:36

Ancora esclusi. Nel Comitato di esperti che progetterà la scuola nella fase due del Coronavirus c’è una sedia vuota: manca il referente per la disabilità. E questo ha creato ancora più scompiglio in un mondo - quello delle persone in difficoltà e delle loro famiglie - che arranca con didattica online, piattaforme e skype e si sente abbandonato senza la scuola vera, fatta di aule, pareti, lavagne e insegnanti preparati e inclusivi.
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Quella sedia vuota è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E così la lettera di protesta che l’associazione Coordown (coordinamento nazionale delle associazioni  di persone con sindrome di down)  ha scritto il 22 aprile al ministro Lucia Azzolina sta facendo il giro sui social network di post in post. I genitori di bambini e ragazzi disabili chiedono, con le loro condivisioni di massa, di rimediare a questa «grave dimenticanza» dice una mamma che vive in provincia di Teramo e ha una ragazzina down di 15 anni. Lei, mamma molto battagliera, non ci sta a essere esclusa da un tavolo dove si determinerà il futuro dell’insegnamento. Come mamma, che ha già vinto una battaglia giudiziaria e ha ottenuto dopo anni l’insegnante di sostegno per sua figlia, ha già scritto al ministero rafforzando le rimostranze delle associazioni: «Ricordatevi che ci siamo anche noi, non pensate a isolarci con una didattica online difficile da applicare per chi a casa ha un figlio con ritardi cognitivi».

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La lettera della presidente di CoorDown, Antonella Falugiani al ministro dell’Istruzione Azzolini è chiara: «L’avvio del nuovo anno scolastico in presenza, quindi il rientro a scuola degli studenti e, nel contempo, il mantenimento della situazione di emergenza epidemiologica, richiederà procedure, modalità comportamentali, azioni che necessitano di specifiche indicazioni e di procedure che possono essere indicate e suggerite solo da esperti del mondo della disabilità cognitiva, in quanto l’approccio è molto diverso da quanto previsto per la disabilità sensoriale e fisica. Si intende precisare che per regolamentare le procedure da seguire nel rientro a scuola degli alunni, è necessario tenere presente che per una persona con disabilità intellettiva, occorrono strategie per apprendere regole fondamentali, come il distanziamento sociale, l’utilizzo dei mezzi pubblici, delle mascherine e di tutti i dispositivi di sicurezza, che non possono essere né ignorate né trattate da tecnici non esperti del settore». Per questo non aver «previsto un referente specifico per la disabilità, in particolare della disabilità intellettiva e relazionale» balza agli occhi e stride.

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Da più di un mese le famiglie con bambini e ragazzi disabili stanno da soli (o quasi) a casa. «Le video lezioni, la didattica online non sono adatte a tutti gli alunni con difficoltà - spiega la mamma teramana - ci sono studenti precipitati nell’isolamento più totale. Questo nel 2020 è inaccettabile. Di fatto siamo i senza scuola».



Genitori soli, che «si sentono esasperati», dice il professor Luigi d’Alonso in un video che in questi giorni di obbligo forzato a casa corre di telefonino in telefonino. Oppure il botta e risposta tra gli avvocati Salvatore Nocera e Alfonso Amosoro sul sito Superando.it sul tema dei diplomi: alunni disabili quasi costretti da «capricci» dei genitori a raggiungere l’agognato titolo contro lo studio e la giusta applicazione che porta a centrare un obiettivo sacrosanto anche per i ragazzi con disabilità. Un dibattito, anche questo molto animato sul web, che ha portato la mamma di Tivoli, Anna Rita Casolini di Sersale a formulare una «proposta indecente», come la chiama lei, per valutare gli alunni con disabilità cognitiva e ottenere un «diploma vero», come è l’Alberghiero che ha in tasca il figlio, valutazione con 80/100, «la soddisfazione più grande della sua vita». Anna Rita è la mamma di Gabriele Del Bello, 25 anni, attore di fiction, ha vinto un bronzo alle olimpiadi di Abu Dhabi degli Special olympics, suona la batteria, balla l’hip hop, è fidanzato e ha un lavoro a tempo indeterminato in un fast food. 

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E’ questo il mondo che la mamma teramana vuole per sua figlia. «Lei ha un grave ritardo cognitivo e già so che non potrà avere un diploma ma solo un attestato. Comunque non importa, va bene così». Questa mamma battagliera è in contatto con Anna Rita, si stimano, s’intendono sul mondo che va costruito. E, per restituire un po’ di luce al futuro della scuola, la mamma teramana, via social, ha risposto alle polemiche scatenate dall’avvocato Nocera. «I nostri ragazzi sono diversi tra loro, esattamente come i normodotati, alcuni sono bravi a scuola, alcuni non la amano, alcuni pur essendo diligenti ed applicandosi tantissimo non riescono comunque a raggiungere gli obbiettivi, e poi ci sono coloro che nonostante la disabilità sono bravi e tanto, e non hanno difficoltà a portare a termine il programma - ha scritto la mamma - E' anti etico se non anti costituzionale chiudere completamente a loro la possibilità di ottenere un titolo di studio valido. Prima di scrivere e di argomentare su una decisione che potrebbe cambiare per sempre il destino dei nostri ragazzi ci si dovrebbe fermare a riflettere su due concetti base: diverso e diritto. Siamo tutti diversi, ma a tutti noi è aperta la possibilità di fare qualsiasi cosa, perché ai nostri ragazzi no? Disabilità non significa che non hai il diritto sancito dalla Costituzione di raggiungere tutti gli obbiettivi possibili come tutti gli altri. E chiudo ricordando le parole di un grande professore: “Non esistono risultati impossibili per definizione”».

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