Coronavirus, studio Conti-Pregliasco: il contagio si previene anche a tavola

Coronavirus, studio Conti-Pregliasco: il contagio si previene anche a tavola
Coronavirus, studio Conti-Pregliasco: il contagio si previene anche a tavola
di Saverio Occhiuto
3 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Novembre 2020, 14:29

L'effetto dei composti naturali sulla diffusione del virus. Che aiuta anche a capire cosa mangiare e cosa non per difendersi dal Sars-cov-2. A questo stanno lavorando l'immunologo abruzzese Pio Conti (foto), con cattedra alla Tufts University di Boston e il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore dell'Istituto Galeazzi di Milano, uno degli scienziati più consultati in Italia nel racconto della pandemia. E' lo stesso Conti a fornire al Messaggero alcune anticipazioni su questo studio di laboratorio che vede protagoniste le proteine naturali, partendo da alcune considerazioni scientifiche.


Professore, cosa state cercando esattamente?
“Sappiamo che il virus a Rna possiede un corredo genetico che codifica 26 proteine e viene trasmesso attraverso il contatto di goccioline di aerosol da persone infette. Lo studio riguarda appunto l'azione inibitoria delle proteine naturali sulle citochine pro-infiammatorie, la cosiddetta “tempesta di citochine” che può essere causa di trombosi e polmoniti dopo l'infezione da coronavirus-19, fino alla morte del paziente nei casi più gravi”.
Quali possono essere gli effetti pratici di questo studio nel contrasto alla pandemia?
“Esplorare l'effetto dei composti naturali e condurre una vita sana può fornire metodiche valide contro la malattia e contribuire all'abbassamento della curva dei contagi”.


Proviamo a fare qualche esempio pratico.
“Ci sono diversi integratori alimentari, come la vitamina D, la lattoferrina, la luteina, lo zinco, la vitamina k, la curcumina. E ancora i probiotici e tanti altri che possono aiutare, sia pure in maniera blanda, a potenziare il sistema immunitario. Questi ingredienti alimentari sono d'ostacolo alla diffusione dei microorganismi e forniscono un supporto profilattico contro la malattia. Anche la vitamina C, come la D, ha funzioni fisiologiche salutari in quanto è implicata in un'azione antiossidante e antinfiammatoria che previene la formazione di trombi nei tessuti”.


Quali sono dunque gli alimenti che aiutano a difendersi dal virus e quali sono, invece, quelli che andrebbero banditi dalla tavola?
“Una maggiore assunzione di verdure, olio d'oliva, proteine, luteolina e una riduzione del ferro ematico, sono state associate a un minor rischio di contrarre il Covid-19.

Di contro, una eccessiva assuunzione di alcol, latticini, grassi animali e vitamina B, sono stati correlati a un aumento dei casi di Covid-19. Così come la residenza in aree ad alta densità abitativa e congestionate dal traffico sono associate a un aumento del rischio. Con un'altra faccia della medaglia in questo caso, che ha anche i suoi lati positivi”.

Quali?
“Le eccellenti condizioni mediche ospedaliere dei grandi centri urbani ad alto reddito, giocano a favore della prevenzione e della terapia”.


Ci sono altre curiosità fa fornire sul comportamento di questo virus in gran parte ancora misterioso, almeno nelle sue intenzioni?
“E' interessante notare come l'acqua potabile non risulti una via di trasmissione virale da prendere in considerazione. Nei pazienti Covid, analizzando i gruppi sanguigni, si è anche notato che i gruppi B e AB sono fattori protettivi, mentre il gruppo A rappresenta un fattore di rischio. Inoltre, soggetti affetti da altre patologie virali infettive, come l'Hiv, influenza o altre malattie da raffreddamento, presentano un rischio ridotto di contrarre il Covid-19 e la polmonite. Argomento, questo, che è ancora oggetto di studio”.


Sembra che anche il freddo secco, oltre al caldo, sia nemico del virus. E' davvero così?
“L'alta temperatura è un fattore che mitiga la trasmissione del coronavirus, mentre le basse temperature umide sono indici negativi e peggiorano la malattia. Questo spiega la recrudescenza della pandemia dopo la stagione estiva. E' anche noto che i soggetti di sesso femminile si ammalano meno di quelli maschili. Ciò è dovuto ai geni delle cellule immunitarie che sono maggiormente espressi nel cromosoma eterosessuale X. Mai fattori in grado di influenzare la diffusione della malattia e del contagio sono rappresentati anche dalle condizioni socioeconomiche della popolazione, inclusa la disponibilità del sistema sanitario ospedaliero e la possibilità di accesso”.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA