Aids, più esposti al contagio i pazienti con il vaiolo delle scimmie

Aids, più esposti al contagio i pazienti con il vaiolo delle scimmie
Aids, più esposti al contagio i pazienti con il vaiolo delle scimmie
di Alessia Centi Pizzutilli
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Mercoledì 3 Agosto 2022, 09:20

A Rallenta la crescita della curva dei decessi Covid e tornano a scendere i ricoveri in terapia intensiva in Abruzzo: su base settimanale, infatti, si registra un aumento delle vittime pari a +19%, un dato ancora elevato ma comunque lontano dai numeri dei giorni scorsi, quando si sono raggiunti picchi pari a +80%. I ricoveri registrano un +1%, ma il dato della rianimazione scende del 9%. Se da una parte il quadro è in miglioramento sul fronte del Covid, dall'altro cresce la preoccupazione per la possibile diffusione del vaiolo delle scimmie, il Monkeypox, che «come tutte le malattie sessualmente trasmissibili, può aumentare il rischio di prendere altri virus con la stessa modalità di contagio, anche l'Hiv». Lo confermano al Messaggero il dottor Giustino Parruti, direttore del reparto di Malattie infettive di Pescara, e il dottor Alessandro Grimaldi, direttore di Malattie infettive dell'ospedale dell'Aquila, entrambi in prima linea per la lotta al Covid.

«Quelle che si stanno osservando nel mondo occidentale sono manifestazioni lievi, che recedono senza alcuna terapia specifica e che probabilmente trovano una copertura vaccinale ancora sussistente in chi è vaccinato contro il vaiolo umano - spiega Parruti -. È una malattia sessualmente trasmissibile e in quanto tale deve essere controllata, soprattutto perché essendo una infezione sessuale deve essere diagnosticata per avviare una riduzione dei rischi da esposizione e non avere un potenziamento del potere patogeno come il rischio di co-trasmissione. Questo vuol dire che una persona positiva al vaiolo delle scimmie è più probabile che prenda l'Hiv o l'epatite C se ha contatti a rischio in questo senso».


L'infettivologo lancia poi un appello: «Chi ha casi sospetti chieda la consulenza di un professionista. È un modo per migliorare il controllo della trasmissione, affinché non diventi una malattia molto diffusa e quindi come tale un fattore di co-trasmissione di altri patogeni pericolosi, come l'Hiv. Da questo punto di vista siamo pronti: dermatologi e infettivologi sono a disposizione per la valutazione dei pazienti che hanno lesioni sospette». In Abruzzo attualmente c'è un solo caso di positività al virus e non c'è alcun allarme, come ribadito dagli esperti, ma a livello internazionale la situazione non è del tutto serena: negli Stati Uniti sono in arrivo 800mila vaccini e sembra che al momento questa sia l'unica arma contro il Monkeypox. «Le lesioni che si formano continuamente sulla cute o sulle mucose possono aumentare il rischio di malattie a trasmissione sessuale. In Italia l'Hiv è stabile da anni, abbiamo avuto solo una leggera recrudescenza tra gli adolescenti. I vaccini restano l'arma più potente - precisa il dottor Grimaldi - Del resto si ammalano i giovanissimi, che sono proprio quelli che non sono stati vaccinati contro il vaiolo umano». Infine, l'infettivologo sottolinea che «allo stato attuale, nessuno può prevedere la possibile evoluzione di una malattia virale».
 

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