«Vogliamo che torni la pace». Manifestano anche i russi

Kataryna Alerhush. «Vogliamo che torni la pace». Manifestano anche i russi
Kataryna Alerhush. «Vogliamo che torni la pace». Manifestano anche i russi
di Vito de Luca
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Venerdì 25 Febbraio 2022, 09:28

Gli ucraini, ma non da soli, che vivono in città, domenica pomeriggio si ritroveranno in piazza Sacro Cuore, per dire «No alla guerra». Con loro ci dovrebbero essere, ipotizza Kateryna Alerhush, presidente dell’associazione interculturale Nessuno escluso, con 28 iscritti, «anche italiani, moldavi, albanesi e russi». Già, anche i russi, perché «nella mia associazione siamo tutti fratelli e i russi ci sono e con loro siamo in armonia e in serenità». Una comunione, che, però, da ieri mattina, dopo i primi lampi dell’invasione russa in Ucraina, è a rischio. Un segnale di risposta, quanto meno qui in Abruzzo, potrebbe arrivare dopodomani, alle 15,30, in piazza Sacro Cuore, con un anticipo questa mattina, quando alle 11, al Comune di Pescara, insieme con Larysa Solovyova - presidente dell’associazione Anolf di Pescara - Alerhush terrà una conferenza stampa. La preoccupazione, intanto, è altissima per tutti gli ucraini che ormai da tempo vivono in Abruzzo, i quali dai famigliari ancora presenti in Ucraina sentono arrivare solo notizie tragiche.

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ANGOSCIA «Qui siamo tutti angosciati per quanto sta accadendo, lo sono anche i componenti del coro folkloristico che dirigo, Chervona Kalyna, in italiano Viburno rosso – racconta Alerhush, con doppia laurea e poliglotta, dal 2000 in Italia - compresa la ragazza della Bielorussia, che da San Pietroburgo ci ha inviato le immagini delle manifestazioni che si stanno svolgendo per dire no alla guerra. Ma dall’Ucraina mi hanno riferito che sono tutti spaventati, mi hanno raccontato dell’aeroporto Ivano Frankivfk bombardato e che le autorità raccomandano di racimolare tutti gli averi e di rinchiudere i bambini nei bunker o di rifugiarsi nelle metropolitane». La direttrice del coro Viburno rosso, «un simbolo arboreo che vuol significare che siamo un popolo che non si piega mai», non mostra rancore verso i russi. «Vogliamo parlare solo di pace e non siamo contro il popolo russo, in quanto la responsabilità non è loro.

Però Putin è imperdonabile: non vuole perdere l’Ucraina, perché è il granaio del mondo. E quello che mi ha fatto venire la pelle d’oca è che ho sentito dire da giovani ucraini che lotteranno fino all’ultima goccia di sangue e che la terra non la daranno a nessuno».

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RIFUGIATI Una situazione drammatica, da cui Alerhush si attende anche «l’arrivo di rifugiati dall’Ucraina, anche se per il momento il presidente Zelensky ha raccomandato di non uscire dai confini nazionali». Un turbamento che ieri a Pescara lo si avvertiva anche nel luogo tradizionale di ritrovo delle badanti ucraine, in piazza Sacro Cuore. Intorno a una panchina, sono in tre a commentare le notizie belliche dalla patria. Come Maria, da vent’anni in Italia, che riferisce di aver sentito dei parenti, residenti nei pressi del confine polacco, a Leopoli. «Mi dicono che sparano, mettono le bombe. E anche se a Leopoli no, hanno paura per la notte in arrivo. In più – rileva – dico che ho rivalutato il mio presidente, sui quali prima, essendo un comico, nutrivo qualche dubbio: non si è piegato a Putin». L’amica Marina, «ex docente di Economia e Credito», sottolinea che «l’Ucraina è bellissima, ma c’è molto disordine e non c’è lavoro». Una comunità ucraina molto presente a Pescara, tanto che la cooperativa On the road, attraverso il responsabile, Massimo Ippoliti, fa sapere che «dal 2010 ad oggi sono stati 47 gli ucraini assistiti, di cui il 90% donne, tra i 50 e 65 anni». Di fronte alla crisi, inoltre, il Comune, con l’assessore Nicoletta Di Nisio, ha fatto sapere che «si farà tutto quello che potremo fare, sia come supporto morale, sia pratico e concreto, in vista anche dell’aiuto alle famiglie ucraine».

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