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Un fascio di luce per comunicare dati. Faretti a led per attivare servizi e farsi “guidare” all’interno di ambienti che non si conoscono.
O più semplicemente per trasmettere informazioni velocemente e in piena sicurezza. È nell’illuminazione il domani della comunicazione. La tecnologia Li-Fi – acronimo di Light Fidelity – sfrutta la modulazione della luce, attraverso appositi faretti a led, per inviare, senza fili, informazioni, immagini, video – anche contenuti audio per non vedenti e ipovedenti – a smartphone e tablet. A Roma, al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, tra i primi al mondo a dotarsi di tale sistema, il Li-Fi si sta sperimentando proprio in questi giorni (fino al 20 febbraio con possibili proroghe) attraverso un percorso in quattordici punti di interesse, nelle sale del museo e nella Casa Romana, nei suoi sotterranei. La luce che illumina un’opera o un ambiente, dando accesso a contenuti online, “racconta” la storia dell’opera stessa o del luogo. E la tecnologia si presta a usi pressoché infiniti.
SENZA LIMITI
«Il termine Li-Fi è stato coniato, nel 2011, da Harald Haas. Attraverso il Li-Fi lavoriamo sia sulla luce visibile, quella che illumina, sia sull’infrarosso, non visibile», spiega Francesco Paolo Russo, founder & ceo di To Be, start-up italiana specializzata nello sviluppo di soluzioni Li-Fi, che, con DB Ingegneria dell’immagine e Tecno Electric firma il progetto al museo Barracco. «Modulare la luce Led significa far sì che il corpo illuminante possa accendersi e spegnersi in modo veloce, impercettibile agli occhi, generando codici binari per trasmettere dati».
GLI USI
Gli ambiti di utilizzo spaziano dalle aree archeologiche, come il parco archeologico di Pompei, primo sito al mondo a dotarsi di tale sistema, fino alle fiere, dalle scuole – la prima sperimentazione italiana è stata fatta a Roma lo scorso aprile – alle strutture sanitarie. Poi, centri commerciali, uffici, stazioni, aeroporti. «Abbiamo portato il Li-Fi in vari istituti: dopo Roma, nelle Marche, e in altre regioni. Siamo al lavoro in più musei. Dedichiamo grande attenzione anche ai disabili: la tecnologia consente di geolocalizzare l’utente con estrema precisione e può suggerire percorsi senza barriere architettoniche». Tale “mappatura” si rivela decisamente funzionale nei grandi spazi, dai centri commerciali alle stazioni e simili. «Si tratta di un sistema di indoor navigation, sorta di google maps per interni – aggiunge Russo – Nei centri commerciali, la luce si può usare per fare marketing di prossimità, dando informazioni davanti a una vetrina. E ciò fornisce dati interessanti pure al venditore: che itinerario è stato fatto, quanto ci si è fermati davanti al prodotto e così via».
AD AMPIO SPETTRO
Ai servizi base, uguali per tutti, se ne aggiungono altri, legati a specifici contesti. «Nella Sanità, il Li-Fi si rivela molto utile, perché non va in conflitto con le strumentazioni bio-medicali e consente di inviare dati pesanti, come immagini radiologiche, velocemente e in modo sicuro». Il Li-Fi si fa largo pure negli uffici e si appresta a entrare nelle case. «Stiamo ricevendo richieste da privati per contesti domestici – dice Russo – Già nel 2023/2024, il Li-Fi potrebbe essere nelle case della gente, in particolare per le postazioni lavoro in smart working. E probabilmente faremo le prime sperimentazioni già quest’anno. Il futuro è nella cooperazione tra più tecnologie».
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