La tenente scarica il capo: «Ho sbagliato a fidarmi»

La tenente scarica il capo: «Ho sbagliato a fidarmi»
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«Ho seguito il comandante. Lui ripeteva sempre di essere stato inviato dall’ammiraglio De Giorgi a Taranto. Ho assecondato i suggerimenti del direttore. Ho sbagliato e sarò stata anche stupida. Ma non ho preso soldi. Con quelli non c’entro nella maniera più assoluta».

La tenente Francesca Mola non ha fatto che ripetere questa parole durante il confronto con i magistrati che l’hanno arrestata per lo scandalo delle mazzette a Maricommi. Per lei, che è difesa dall’avvocato Stefano Taddei, ieri un’altra tappa del calvario giudiziario cominciato, nel suo caso, sabato sera, quando è stata bloccata dai finanzieri con le accuse di concorso in corruzione e turbativa d’asta. Alla giovane ufficiale è contestato il ruolo svolto nelle manovre attivate per pilotare l’appalto da undici milioni di euro bandito da Maricommi per i servizi di sanificazione e pulizia nelle sedi di Napoli e Taranto. Una commessa milionaria intorno alla quale si sarebbe innescato un inquietante balletto di bustarelle.
Con in primo piano il direttore del reparto, il capitano di vascello Giovanni Di Guardo e l’imprenditore Vincenzo Pastore, sindaco di Roccaforzata e presidente della cooperativa “Teoma”.
Secondo gli inquirenti, Pastore avrebbe promesso una tangente da 200.000 euro per mettere le mani sull’appalto. Una mazzetta imponente che avrebbe anticipato con un acconto, rigorosamente in contanti, di 12.500 euro, consegnati proprio al comandante Di Guardo. L’ultima tranche l’ha recapitata mercoledì scorso, pochi minuti prima di cadere insieme all’ufficiale nella trappola tesa dagli investigatori del nucleo di polizia Tributaria che da settimane pedinava gli inquisiti.

Il disegno per agevolare la “Teoma” di Pastore ha trovato conferma nelle intercettazioni catturate dalla Finanza, dopo aver agganciato con un virus informatico il cellulare di Di Guardo. Con quell’escamotage il cellulare è stato trasformato in un microfono. Nei verbali, quindi, è finito anche un summit tra i tre indagati. Nel quale si conviene di sostituire l’offerta presentata dalla Teoma, ricopiando addirittura quella ben più competitiva presentata da un’altra azienda. Proprio la tenente avrebbe sostituito quella documentazione, così come si evince dall’intercettazione. Ma anche dalle ammissioni fatte ieri. Peraltro gli indagati si sarebbero incontrati anche in altre due occasioni. «Volevo compiacere il mio comandante» ha ribadito Francesca Mola, ricordando che era stato proprio Di Guardo ad indicare il suo nome per il ruolo di responsabile dell’ufficio contratti di Maricommi. «Io con le tangenti non c’entro nulla» - ha insistito la donna ufficiale. Il suo legale a chiusura del confronto con i magistrati ha chiesto la sostituzione della misura del carcere con gli arresti domiciliari.
Sull’istanza i magistrari si sono riservati. «La mia assistica - ha detto ieri l’avvocato Taddei - ha respinto l’accusa di corruzione e peraltro anche dalle intercettazioni non emergono dazioni o promesse di denaro indirizzate a lei»

Intanto a Maricommi si prova a cambiare pagina. Giovedì mattina prenderà servizio il nuovo direttore. Come riportato nell’edizione di ieri di Quotidiano, il capo di stato maggiore ha affidato il delicato incarico al capitano di vascello Antonio Iannucci. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia