Più differenziata, meno tasse. Assunto scontato, semplice ma quanto mai attuale. Al di là di sensibilità più o meno ambientaliste, fare leva sulla...
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Ma non basta. È sufficiente dare uno sguardo al resto della regione con i comuni capoluoghi: Lecce svetta con una media del 57,8%, Bari tocca il 40%, Brindisi il 28,7% ma nell’ultimo bimestre ha oltrepassato il 50% e, infine, Foggia si attesta sul 26,33%.
Fatto un rapido calcolo, Taranto è fanalino di coda. I motivi sono disparati: l’estensione del territorio, pessime scelte nel passato che inevitabilmente costituiscono una zavorra e, non ultima, la mentalità di molti cittadini che non brilla esattamente per un alto senso di civiltà. Fatto sta che da gennaio a ottobre, si sono prodotti più di 87 milioni di chilogrammi di rifiuti solidi urbani: di questi, solo 15 milioni sono di differenziata.
Se si guarda al resto della Puglia, la media percentuale regionale di raccolta differenziata è salita dal 12,3% al 41,5% ma oltre il 50% dei rifiuti urbani prodotti continua a finire in discarica.
Tornando a Taranto, il mese più virtuoso del 2017 è come detto ottobre. Sono stati prodotti in totale quasi 9 milioni e mezzo di chilogrammi di rifiuti solidi urbani con una produzione procapite di 47,29 chili. L’indifferenziata è pari al 76,38% con oltre 7 milioni di chilogrammi smaltiti per la quasi totalità presso gli impianti della Cisa SpA.
«Si deve fare di più necessariamente - commenta l’assessore all’Ambiente di Taranto, Rocco De Franchi - bisogna tenere presente che nei primi mesi quest’amministrazione ha dovuto affrontare emergenze molto forti, la vertenza Ilva in particolare. Adesso ci stiamo dedicando attentamente a queste attività. Domani (oggi per chi legge ndc) ci sarà un incontro operativo della direzione Ambiente del Comune con il CdA dell’Amiu per fare il punto della situazione. Certo, a me piacerebbe dire che su tutta Taranto faremo il “porta a porta” ma diventerebbe antieconomico, costerebbe milioni di euro».
Ci sono però quartieri in cui la raccolta “porta a porta” è realtà - Lama, San Vito e Talsano, con performance altalenanti - mentre altri rioni dove sarebbe dovuta partire da mesi ma si è fermata.
Tamburi e Paolo VI erano stati protagonisti di una campagna di sensibilizzazione e promozione che, però, non si è tramutata in fatti concreti.
«Addirittura mi è stato riferito che molti cittadini hanno restituito le pattumelle - prosegue De Franchi - è partita male e comunicata altrettanto male. Va sicuramente ripresa. Ci sono zone della città in cui l’edilizia verticale è pronunciata, in altre meno: vanno tarate le varie forme di differenziata. Stiamo ripartendo, c’è un nuovo vertice dell’Amiu, si sta scegliendo il direttore di esecuzione del contratto di servizio che farà da interfaccia tra azienda e amministrazione. Voglio dire che le partecipate dei Comuni sono nell’occhio del ciclone ma non è sempre così. Dobbiamo anche motivare gli addetti. Sottolineo poi che la sola città di Taranto ha ottenuto oltre il 20% delle risorse regionali messe a disposizione dalla Regione Puglia tramite l’Ager per l’acquisto di attrezzature per implementare la raccolta differenziata. A breve saranno investite queste risorse».
Tra le altre azioni previste, una campagna di sensibilizzazione presso le scuole mentre, di pari passo, le attività mirate della polizia locale proseguono nel catturare attraverso le fototrappole i cosiddetti sporcaccioni.
Infine, la promessa del vicesindaco: «Entro otto mesi raggiungeremo il 30% sulla raccolta differenziata. È una stima fattibile». E quanto mai auspicabile. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia