Sciopero confermato. Questa mattina, dalle 6 e 30, una parte dei lavoratori dell’indotto Ilva presidierà le portinerie imprese sulla strada per Statte. Fisascat Cisl,...
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In particolare, la comunicazione di sciopero è stata rivolta la scorsa settimana a Ecologica Spa, Quadrato Spa e alla stazione appaltante Ilva. Le prime due aziende hanno ricollocato i dipendenti ex Steel service e si occupano di pulizie industriali. Lo sciopero di 4 ore per ogni turno per i lavoratori dell’indotto Ilva Taranto, accompagnato da sit-in, sarà valido per le giornate di oggi e domani.
«Questo è il primo gruppo di lavoratori che inizia a scioperare per chiedere rispetto e dignità dell’indotto Ilva - spiega Antonio Arcadio, segretario generale Fisascat Cisl Puglia - per il sindacato è l’inizio di una lunga serie di iniziative di lotta. Per tutto il settore appalti Ilva terziario pretendiamo ambienti salubri, spogliatoi docce, un pasto caldo e lo stop alle tute da lavoro trasportate e lavate a casa. Reclamiamo che le aziende e la committente Ilva, responsabile anch’essa, facciano i fatti: baste con le parole o con propositi di incontro sterili».
La vertenza in atto ha dunque diversi punti sui quali i sindacati non vogliono scendere a compromessi.
A proposito di prescrizioni, quella dell’Azienda sanitaria locale è chiara: in sostanza non permette di trasportare la propria tuta di lavoro a casa al fine di evitare contaminazioni. A maggior ragione in questi casi poiché si tratta di aziende che si occupano di pulizie industriali e i dipendenti sono a contatto con materie e sostanze pericolose.
«La prescrizione del 4 gennaio di due anni fa dell’Asl è molto chiara - conclude Arcadio - e vieta a qualunque azienda, compresa l’Ilva, di trasportare fuori dallo stabilimento le tute che sono state inevitabilmente a contatto con i minerali e possono veicolare sostanze cancerogene. Bene da parte dell’Ilva la disposizione obbligatoria per tutte le aziende in appalto ma non è possibile che le diatribe tra committente e azienda sul costo dell’operazione ricadano sui lavoratori». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia