Potrebbero essere di Lizzano gli autori dell’agguato nel corso del quale venerdì sera è rimasto ucciso il pregiudicato pulsanese Francesco Galeandro, 47 anni,...
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I militari del reparto operativo del comando provinciale di Taranto e della compagnia di Manduria e delle stazioni di Lizzano e Pulsano, continuano a perlustrare casolari e masserie abbandonate nelle campagne tra i due comuni confinanti. Con il coordinamento del pubblico ministero Remo Epifani a cui è toccato il caso, gli investigatori dell’Arma hanno ascoltato sinora quindici pregiudicati della zona, tutte quante in qualità di persone informate sui fatti. Sul registro degli indagati al momento non ci sarebbero iscritti nomi.
Sino a ieri le forze dell’ordine avevano effettuato cinque perquisizioni nelle abitazioni di altrettanti soggetti della malavita legati soprattutto al traffico della droga e alle estorsioni. Pur non escludendo l’ipotesi di una vendetta per uno sgarbo anche molto datato nel tempo, la pista più seguita sembra essere quella di un regolamento di conti per un affare non rispettato sempre nel traffico delle sostanze stupefacenti. Scavando nel passato della vittima, che in quanto ad incriminazioni e condanne non si è risparmiato proprio niente, non è difficile, infatti, trovare tracce di possibili moventi dell’omicidio su commissione.
Intanto oggi pomeriggio il medico legale Marcello Chironi eseguirà l’autopsia sul corpo del quarantasettenne crivellato di colpi di arma da fuoco e lasciato morire a cento metri dalla sua abitazione di campagna. Il primo a scoprire il suo corpo che era riverso ad alcuni metri di distanza dalla sua auto dove è stato raggiunto dai primi colpi esplosi da due sicari, è stato un fratello che rientrando a casa, intorno alle 23 di venerdì scorso, ha visto la Smart ferma sulla carreggiata con le luci dei fari ancora accese.
Seguendo le tracce di sangue che bagnavano l’asfalto, ha poi visto il corpo del fratello accovacciato sotto ad un muretto. Secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri, l’ex boss è stato affiancato dai suoi sicari, non si sa se a bordo di un’auto o di una moto, che gli hanno sparato quando era in macchina e poi anche alle spalle quando il loro obiettivo ha cercato di fuggire cercando di trovare rifugio al di là del muretto dove, sulla sua parte superiore, sono ancora evidenti le tracce di sangue. L’autopsia che potrà dire poco che non si conosca già, traccerà la mappa balistica dell’esecuzione. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia