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Con una comunicazione fatta questa mattina, Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha reso noto che da lunedi prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese dell'appalto. La sospensione è a tempo indeterminato. “Si tratta di un gesto gravissimo - dicono Valerio D’Alò e Biagio Prisciano, rispettivamente segretario nazionale e Taranto della Fim Cisl - che mette a rischio centinaia di posti di lavoro. La ricaduta occupazionale sarà massiccia. Se Acciaierie d’Italia e l’ad Lucia Morselli pensano di utilizzare questa situazione per premere sul Governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del dl Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato”. Per D’Alò e Prisciano, “è poi singolare che questa stretta dell’azienda arrivi a poche ore dall’incontro che lunedi Fim, Fiom e Uilm avranno a Taranto con i parlamentari sulla situazione dell’ex Ilva. Anche questa è una forma di pressione, è una strumentalizzazione”.
La reazione
I sindacati hanno detto che Acciaierie d’Italia non ha fornito motivazioni sulla sospensione. Essa comunque consisterà anche nella disattivazione del badge di ingresso in fabbrica dei lavoratori. Da mesi l’ex Ilva é in una pesante crisi di liquidità e di recente Confindustria Puglia e Taranto ha dichiarato che sono maturati crediti per 100 milioni relativi a lavori effettuati, fatturati e non pagati.
La cassa integrazione
In Acciaierie d’Italia da lunedi prossimo aumenterà anche la cassa integrazione per il personale diretto. Lo dicono fonti Fim Cisl. “I tecnici, che sinora sono stati esclusi dalla cassa integrazione, dovranno effettuare due giorni a settimana - dicono le fonti - e ovviamente anche per gli operai é prevedibile un aumento della cigs”.
La Cisl
«Acciaierie d’Italia smetta di utilizzare come grimaldello i lavoratori e la città per battere cassa», non la mandano a dire Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, e Giuseppe Romano, segretario generale Fiom-Cgil di Taranto.
«Acciaierie d’Italia in data odierna ha comunicato la sospensione momentanea di 145 aziende dell’appalto per motivazioni esclusivamente legate al cash flow della multinazionale. L’azienda improvvisamente scopre di essere in difficoltà nonostante le rassicurazioni dell’Amministratore Delegato di Arcelor Mittal, di circa un mese fa, in cui ci comunicava che nonostante le piccole riduzioni della capacità produttiva dovute all’emergenza gas, lo stabilimento della ex Ilva di Taranto era molto forte, in ottima salute e che non si prevedevano cambiamenti tali che potessero compromettere il futuro dell’acciaieria - dicono - . È del tutto evidente che tale scelta, avvenuta con le solite modalità arroganti della multinazionale,
è l’ennesima provocazione da parte dell’attuale management aziendale che ancora una volta
prova ad utilizzare i lavoratori come grimaldello nei confronti dei governi esclusivamente per
battere cassa. Alle organizzazioni sindacali non è chiaro come siano stati definiti alcuni blocchi delle attività di manutenzione, tranne per i lavori previsti dall’autorizzazione integrata ambientale, in un’azienda che necessita di maggiori investimenti e non di rinvii che metterebbero ulteriormente a rischio la salute e sicurezza dei lavoratori - aggiungono - Inoltre, ieri abbiamo riscontrato un ulteriore ed inspiegabile rialzo dei numeri sulla cassa
integrazione per i lavoratori diretti di Acciaierie d’Italia che compromette il già precario sistema produttivo dello stabilimento siderurgico di Taranto. Crediamo sia l’ennesima provocazione nei confronti dei lavoratori e della città in quanto il fermo delle attività delle ditte di appalto coincide di fatto con l’iniziativa della Fiom, unitamente a Fim e Uilm, prevista per il prossimo 14 novembre con i parlamentari ionici, in cui le organizzazioni sindacali presenteranno un quadro dettagliato della vertenza ex Ilva e la richiesta di un celere intervento da parte del governo per definire e discutere tempi e modalità sui futuri assetti societari, sul processo di transizione ecologica e sul piano occupazionale ed industriale».
L'appello al governo
«Il governo non stia a guardare e soprattutto non ceda ai continui ricatti della multinazionale agendo all’interno degli assetti societari di Acciaieirie d’Italia e vincoli le risorse ad un intervento pubblico che garantisca occupazione ed una giusta transizione ambientale e produttiva», concludono i segretari.
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