La Marina a caccia degli “infedeli”

La Marina a caccia degli “infedeli”
La Marina serra i ranghi. E assicura di aver sguinzagliato ispettori nella sua macchina burocratica e amministrativa per individuare fenomeni di corruzione. ...

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La Marina serra i ranghi. E assicura di aver sguinzagliato ispettori nella sua macchina burocratica e amministrativa per individuare fenomeni di corruzione.

Così dalla forza armata si risponde alle notizie sull’inchiesta con la quale la procura di Taranto ha inquadrato il presunto caso di fornitura fantasma di carne alla cambusa di nave Cavour. Una vicenda che riguarda un carico di 9.000 chili di carne mai consegnato ma regolarmente pagato, per quale sono finiti sul registro degli indagati un ufficiale, un sottufficiale e due imprenditori. Mentre la Finanza ha eseguito un sequestro per equivalente di 35.000 euro.
«La Marina - si legge nella nota diffusa ieri mattina dopo le prime pagine dei giornali - in seguito alle indagini sulla fornitura di carne a nave Cavour, esprime il pieno sostegno all'azione della Magistratura ed assicura di aver incrementato al proprio interno le attività ispettive e di controllo finalizzate a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione, a salvaguardia del personale che presta quotidianamente servizio con spirito di sacrificio e senso dello Stato, compiendo il proprio dovere anche a rischio della vita».
 
Parole chiare che sono giunte tempestivamente a dispetto dei silenzi imbarazzati che hanno accompagnato un’altra inchiesta che ha scosso la Marina sino alle fondamenta, esplosa proprio a Taranto e di recente giunta al varco della richiesta di rinvio a giudizio. Uno scandalo deflagrato a Maricommi con l’arresto in flagranza di reato di un capitano di fregata, pizzicato dai carabinieri pochi minuti dopo aver intascato una tangente.


Grazie a quel clamoroso arresto, i militari dell’Arma, coordinati dal pubblico ministero Maurizio Carbone, hanno portato alla luce un vero e proprio sistema. Con l’imposizione di una tangente fissa del 10% del valore degli appalti agli imprenditori. Uno sconcertante malcostume che ha portato all’arresto di ben nove ufficiali superiori della Marina, tutti sospettati di aver affondato le mani nelle “mazzette” che avrebbero accompagnato l’assegnazione di lavori e servizi. Una bruttissima vicenda sulla quale, però, non si sono registrate prese di distanze ufficiali. Cosa che invece è avvenuta nel momento in cui sono emersi i dettagli del presunto raggiro nascosto dietro la maxi fornitura alla prestigiosa unità della Marina. Ed è un cambiamento di atteggiamento che merita di essere sottolineato ed apprezzato. Come riportato nell’edizione di ieri, su quel carico di novemila chili di carne si sono spalancati i riflettori della procura jonica. Tutto è partitop da un controllo fiscale del nucleo di polizia Tributario della Guardia di Finanza. I militari hanno effettuato un accertamento sulla ditta fornitrice. Ed hanno scovato la fattura relativa a quella fornitura. Un ordinativo apparso subito sospetto. Così sono scattati gli approfondimenti che hanno portato ai sequestri eseguiti dalle Fiamme Gialle nei giorni scorsi. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia