Uno strumento diverso: ammortizzatori sociali sì, ma non la cassa integrazione, meglio i contratti di solidarietà. I sindacati non mollano la presa per continuare...
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Tutto questo, precisano, «sulla scorta delle dichiarazioni di disponibilità» espresse durante la trattativa che si è aperta l’altro ieri al ministero dello sviluppo economico di Taranto.
L’azienda aveva in principio chiesto il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 4.984 dipendenti dello stabilimento siderurgico di Taranto, ma i sindacati insistono per la proroga dei contratti di solidarietà, che scadono il 2 marzo, e per la riduzione significativa del numero di lavoratori coinvolti. Un taglio netto che farebbe scendere sotto le quattromila unità il numero massimo di lavoratori cui applicare gli ammortizzatori sociali.
Ma non è solo una questione di numeri. Infatti «Ilva sta verificando la possibilità di effettuare per i lavoratori provenienti dai reparti completamente chiusi, attraverso percorsi formativi finanziati dalla Regione, una rotazione del 25% delle ore lavorabili». Lo afferma Francesco Brigati, coordinatore Ilva della Fiom Cgil di Taranto riferendosi alla trattativa in corso.
La Fiom, sulla base delle «risposte ricevute da Ilva, si riserva - spiega una nota del sindacato - dal dare una valutazione finale dichiarando fin da ora la propria indisponibilità a qualunque ipotesi che precostituisca l’identificazione degli esuberi strutturali. Infine - concludono i metalmeccanici della Cgil - accogliamo positivamente la disponibilità data dal viceministro Bellanova alla richiesta della Fiom di insediare un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali sul processo di vendita dell’Ilva, da attivare subito dopo la presentazione delle offerte vincolanti che avverrà il 3 marzo, per evitare di trovarsi con la soluzione finale preconfezionata».
Il viceministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova si è infatti detta disponibile all’apertura di un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali sul processo di vendita dell’Ilva. Lo riferisce in una nota la Fiom-Cgil all’indomani dell’incontro che si è tenuto ieri sera, al Mise, sulla vertenza Ilva. Anche sulla cessione infatti l’Ilva si trova in un momento cruciale.
Il contratto di solidarietà secondo i sindacati permetterebbe ai lavoratori dell’Ilva, a fronte dell’attuale clima d’incertezza ancora presente circa l’esito del bando di vendita dell’azienda e del relativo piano ambientale, di godere di maggiori garanzie in termini occupazionali e copertura salariale per tutto il periodo di applicazione. Anche la Fim Cisl lo ribadisce: «Abbiamo chiesto una sostanziale riduzione del numero di 4984 lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori e il superamento delle rigidità aziendali sulla rotazione dei lavoratori interessati, oltre all’adozione di uno strumento che permetta di garantire la necessaria integrazione economica dei lavoratori e la copertura per tutto il periodo di amministrazione straordinaria. Per la Fim - afferma la segreteria dell’organizzazione - non è decisivo quale tipo di strumento normativo si usi, quanto le garanzie di tutela per i lavoratori. Anche la Regione presente all’incontro con il Governatore deve fare propria parte recuperando i ritardi di questi mesi», scrive il sindacato. Per la Fim-Cisl «occorre rafforzare i percorsi di formazione per favorire la riqualificazione e la rotazione dei lavoratori, garantire la copertura degli ammortizzatori sociali, che ha senso dentro una prospettiva di rilancio del sito di Taranto che preveda la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e una produzione dell’acciaio sostenibile per l’ambiente e la salute dei lavoratori», conclude il sindacato.
Tentativi di rimodulazioni di numeri e di ammortizzatori sociali che vanno realizzati, in ogni caso, nei prossimi giorni. Lunedì al ministero dello Sviluppo Economico si aprirà una trattativa che dovrà chiudersi comunque entro i primi giorni di marzo. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia