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Le operazione di avvio di Afo2 partono oggi. L'altoforno, dopo l'incidente in cui morì l'operaio Alessandro Morricella investito da una fiammata mista a ghisa incandescente, era rientrato in un complesso iter legale. La proroga della facoltà d'uso era stata concessa proprio per consentire di effettuare i lavori di messa a norma dell'impianto anche se poi Afo2 era stato fermato dalla stessa ArcelorMittal dalla scorsa primavera in concomitanza della crisi di mercato dell'acciaio dovuta alla pandemia e nell'ambito delle misure di contenimento dei rischi di contagio. Tra le prescrizioni dell'autorità giudiziaria, alcuni importanti lavori manutentivi di competenza di Ilva in amministrazione straordinaria in quanto proprietaria degli impianti gestiti da ArcelorMittal.
Oggi, quindi, verrà portato a temperatura e nelle prossime ore ci sarà la prima colata. Completerà l'assetto con Afo1 e Afo4 anche se quest'ultimo è già previsto che si fermerà successivamente per lavori manutentivi straordinari tra marzo e aprile.
Sempre nella fabbrica tarantina, ieri c'è stato un incontro informale tra l'azienda e le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm e Usb per dare seguito a quanto richiesto in occasione dell'incontro tenutosi a Roma il 12 gennaio scorso.
Perciò non c'è tempo da perdere e ieri c'è stato un nuovo approccio a Taranto. La direzione aziendale ha confermato che la produzione per l'anno 2021 si attesterà sui 5 milioni di tonnellate e che nelle prossime ore, dopo la ripartenza dei giorni scorsi di Acciaieria1, è previsto l'avvio dell'altoforno 2 si legge nella nota unitaria dei sindacati. Le organizzazioni sindacali si sono rese disponibili a un confronto sull'utilizzo dell'ammortizzatore sociale che non può continuare a essere la cassa integrazione con causale Covid 19, in quanto il piano industriale prevede un periodo di attuazione di 5 anni. Inoltre, Fim - Fiom - Uilm e Usb hanno chiaramente espresso la volontà di proseguire il confronto soltanto se sarà garantita un'integrazione salariale al reddito per i lavoratori in cassa integrazione e che la stessa trattativa coinvolga tutti i soggetti in campo, ovvero ArcelorMittal, Invitalia e governo. Infine, i sindacati ritengono fondamentale avere delle certezze dal governo in merito ai lavoratori di Ilva in As che tutt'oggi sono garantiti dalla clausola di salvaguardia occupazionale.
Si tratta di un bacino di circa 1.700 unità che l'accordo del 2018 tutelava con il rientro a fine piano industriale: la nuova intesa, invece, lascia tutto in sospeso. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia