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La scuola le nega la lode, il Tar gliela riconosce e obbliga la commissione d’esame a rivedere il giudizio. Nei giorni scorsi il tribunale amministrativo di Lecce si è pronunciato sul ricorso presentato da una studentessa dell’istituto di istruzione superiore “Maria Pia” di Taranto contro il giudizio espresso dalla commissione degli esami di Stato.
La vicenda
Al centro del contendere c’era la valutazione finale riconosciuta alla ragazza: 100 su 100, ma senza la lode.
A far mancare la ciliegina sulla torta, quel punto in più a coronamento di cinque anni di studio e di risultati eccellenti in tutte le materie, era stata la mancata unanimità della commissione d’esame proprio sulla lode. L’alunna era stata ammessa agli esami con un credito di 50 punti, il massimo ottenibile, aveva superato le prove brillantemente e, senza usufruire di punteggi integrativi, aveva raggiunto il risultato di 100 centesimi. A causa della contrarietà di uno dei docenti, però, non era riuscita ad ottenere la lode.
Cosa sostengono i giudici
La mancata attribuzione del massimo punteggio, sostengono i giudici, risultava determinata dall’assenza dell’unanimità (in ragione del parere contrario espresso da uno dei docenti), ma sul verbale non c’era alcuna motivazione riguardo l’orientamento contrario dell’unico docente che si era opposto. Il giudizio finale, dunque, è stato annullato: la scuola, ora, dovrà riconoscere la lode alla studentessa. Nelle ultime settimane sono state numerose le sentenze del Tar di Lecce (competente anche per le province di Taranto e Brindisi) riguardanti ricorsi presentati da alunni (o dai loro genitori) contro i giudizi espressi dalle istituzioni scolastiche. Proprio nei giorni scorsi, i giudici si sono pronunciati a favore di uno studente di un liceo leccese che era stato bocciato: la scuola, per il Tar, non aveva attivato adeguati interventi di recupero del programma scolastico. C’è stata, però, anche una lunga serie di sentenze a favore delle scuole.
Tra i ricorrenti c’era chi contestava che le insufficienze riportate in alcune materie non fossero così gravi da determinare la bocciatura o che la valutazione non fosse supportata da un numero sufficiente di verifiche o, ancora, la disparità di trattamento tra compagni. In un altro ricorso, le verifiche erano ritenute troppo lontana l’una dall’altra, con la conseguenza che l’alunno aveva dovuto prepararsi su porzioni più ampie del programma. In un caso era stato richiesto un risarcimento quantificabile tra i 100mila e i 700mila euro. In tutti questi casi i giudici, valutando i singoli ricorsi, hanno deciso di rigettare le istanze degli studenti e, quindi, di giudicare valido il comportamento delle istituzioni scolastiche.
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