ArcelorMittal, protesta imprese dell'indotto: "Governo dica che vuol fare"

Arcelormittal Taranto
Protesta il mondo dell'indotto ArcelorMittal a Taranto. Sono le imprese che lavorano in appalto per la multinazionale francoindiana: è in corso un sit-in...

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Protesta il mondo dell'indotto ArcelorMittal a Taranto. Sono le imprese che lavorano in appalto per la multinazionale francoindiana: è in corso un sit-in davanti alla sede della Prefettura jonica  per la «perdurante situazione di incertezza e dal ritardo dei pagamenti» delle fatture per i servizi resi, e manifestano preoccupazione per le «ultime dichiarazioni di ArcelorMittal Italia inerenti alla produzione e agli impianti». La multinazionale, secondo quanto riferiscono gli imprenditori, ha paventato anche il blocco dei cantieri dell'Aia (Autorizzazione integrata ambientale).

Lo scaduto, dicono gli imprenditori, è pari a circa 35 milioni di euro. Ci sono aziende che non stanno pagando gli stipendi ai loro dipendenti ed altre che stanno erogando acconti. «Siamo imprese che abbiamo già finanziato la gestione commissariale, adesso stiamo punto e a capo - afferma Antonio Lenoci, presidente della sezione metalmeccanica di Confindustria Taranto - e dobbiamo vedere il da farsi». Circa la fermata dei cantieri relativi alle opere per l’Autorizzazione integrata ambientale nello stabilimento, Lenoci afferma che direttamente non è giunta alcuna comunicazione, lo hanno comunicato ai lavoratori.

«Se si decide di tenere aperto lo stabilimento - ha sottolineato Vladimiro Pulpo, uno dei manifestanti - la prima cosa è ambientalizzare, dare ristoro alle aziende, stanche di essere la fonte di sostentamento di questo stabilimento, e guardare a un futuro che sia green. Se lo Stato invece vuole chiudere la fabbrica gli diamo anche una mano, ma poi qualcuno ci deve ristorare perché se la chiudiamo dobbiamo capire dove le persone vanno a lavorare. L'unico che oggi può dare delle risposte è il governo, altrimenti le nostre azioni saranno sempre più aspre».

ANCHE GLI AUTOTRASPORTATORI IN RIVOLTA

Anche le imprese dell'autotrasporto che lavorano per lo stabilimento siderurgico ArcelorMittal sono «pronte a fermarsi in assenza di una seria interlocuzione con l'azienda e del pagamento delle fatture nel giro dei prossimi giorni». Lo riferisce Giacinto Fallone, coordinatore della categoria degli autotrasportatori di Casartigiani Taranto, spiegando che le imprese associate «ormai da lunghissimo tempo non ricevono il pagamento per i servizi già erogati. Inadempienze già denunciate nei mesi scorsi e che continua a generare forte preoccupazione tra i trasportatori, ormai impossibilitati a pagare anche gli stipendi».

Nel complesso, le imprese vantano crediti per almeno 5-6 milioni di euro. La multinazionale lamenta il mancato versamento da parte di Invitalia dei 400 milioni di euro pattuiti per l'aumento di capitale e - aggiunge l'esponente dell'associazione di categoria - ha annunciato una riduzione dei suoi livelli di produzione ed un rallentamento temporaneo dei suoi piani di investimento. Ora sta usando le imprese di Taranto come grimaldello per costringere il Governo a intervenire a suo favore». Il segretario provinciale di Casartigiani, Stefano Castronuovo, fa appello alle istituzioni locali «perché si facciano carico della questione e tutelino imprese e operatori che a causa di scelte politiche sbagliate rischiano di pagare, ancora una volta, il prezzo più alto».

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Quotidiano Di Puglia