Parla la supertestimone: «Pentita? Mi basta pensare a Sarah»

Anna Pisanò
«Se rifarei quello che ho fatto? Non lo so, alla luce di tutto ci penserei mille volte». Anna Pisanò, la...

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«Se rifarei quello che ho fatto? Non lo so, alla luce di tutto ci penserei mille volte».

Anna Pisanò, la supertestimone della procura, perno fondamentale dell’accusa nell’inchiesta e poi nei processi sull’uccisione di Sarah Scazzi, ha saputo della decisione della Cassazione dalla Germania, dove si è trasferita con tutta la famiglia. E da dove ha seguito tutte le fasi del processo di secondo grado e quello conclusivo che ha confermato le pene per tutti gli imputati. Le sue coraggiose testimonianze hanno permesso agli inquirenti di fare emergere il rapporto che esisteva tra Sabrina e Ivano Russo e soprattutto la storia del sequestro di Sarah da parte di Cosima Serrano e di Sabrina, raccontata dal fioraio che l’ha poi tramutata in sogno.
E’ stata anche lei a raccontare agli inquirenti alcuni comportamenti strani di Sabrina la notte in cui suo padre Michele confessò dove aveva sepolto il corpo della nipote. Contrariamente a quanto si possa pensare, la donna di Avetrana non sembra essere soddisfatta dell’epilogo e le sue parole tradiscono sentimenti di compassione per quella che per tanti anni è stata la sua giovane amica e che ora dovrà trascorrere tutta la vita in carcere: «Povera Sabrina, che destino il suo, a quest’ora poteva essere una mamma». Cinquantadue anni, da tre emigrata in Germania, per lavoro e per stare vicino alla figlia Vanessa Cerra (anche lei tra le protagoniste del giallo di Avetrana, è la commessa del fioraio “sognatore” da cui ha avuto la prima confessione), e alle più piccole Miriam e Damaride, Anna Pisanò è sicuramente quella che ha pagato più di tutti in termini di natura sociale, tra gli attori della brutta storia di Avetrana (condannati a parte). E’ lei stessa a spiegarlo.
Signora Pisanò, cosa le è costato tutto questo?
«Come vede vivo lontano dalla mia terra, non che non sia felice, qui sono vicina alle mie figlie, io e mio marito possiamo dire di essere riusciti a tenere unita la famiglia e stiamo bene. Però siamo qui, lontani dalla nostra terra. Naturalmente c’è tanta nostalgia ma poi penso a quello che è accaduto, alle brutte cose che si sono dette sul mio conto, e allora».
A cosa si riferisce?
«Mi riferisco alle opinioni di alcuni personaggi che non mi hanno certo reso felice. Mi ha fatto molto male sentire gli avvocati di Sabrina e di Cosima definirmi pettegola e bugiarda. Sono stata molto male per questo e lo sono ancora. A loro queste ingiurie servivano a far cadere le accuse nei confronti delle loro assistite ma per me quelle offese sono state molto pesanti. So io cosa mi è costato e cosa mi costa ancora anche alla luce degli ultimi fatti che apprendo dall’Italia.
Sono stata anche citata a testimoniare nel processo contro il fioraio e Dio solo sa cosa mi costerà questo, non che mi preoccupi di questo, il mio avvocato Raffaella Dinoi mi saprà consigliare e assistere bene, ma ritornare in quelle aule di tribunale mi farà molto male».
Si riferisce alle condanne all’ergastolo vero? Cosa prova per Sabrina e per sua madre Cosima?
«Cosa provo per loro? Penso a Sabrina che a quest’ora poteva essere una brava moglie e una brava mamma e invece dovrà passare il resto della sua vita da reclusa. Sono convinta che sia lei che sua madre se potessero tornare indietro ci penserebbero bene a fare quello che hanno fatto. In cuor mio pensavo, speravo che si decidessero a collaborare, magari avrebbero avuto uno sconto di pena e invece si sono chiuse a riccio. Anche di Michele mi dispiace, mi fa pena, lo abbiamo visto sempre come una brava persona. Mi dispiace molto per loro ma gli errori si pagano».
A proposito di pentimenti, lei rifarebbe tutto quello che ha fatto?

«Se rifarei tutto? Sicuramente, alla luce di tutto, ci penserei mille volte e forse mi farei i fatti miei. Ma poi penso alla piccola Sarah e allora mi dico che ho fatto la cosa più giusta». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia