Parla il papà di Giorgio: «L'indifferenza più totale per la nostra situazione»

Parla il papà di Giorgio: «L'indifferenza più totale per la nostra situazione»
«Sa qual è la rabbia? Per l'intervento di quella portata, il centro per sarcomi più vicino era a Milano mentre noi abitiamo in una città che...

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«Sa qual è la rabbia? Per l'intervento di quella portata, il centro per sarcomi più vicino era a Milano mentre noi abitiamo in una città che è la fabbrica dei tumori. È assurdo che debba venire Nadia Toffa per aprire un reparto di pediatria oncologica. Deve venire lei per una cosa del genere? C'è l'indifferenza più totale, nessuno se ne frega anche della situazione attuale».

Riportare su carta queste parole è complicato. Ma è una precisa volontà di Angelo Di Ponzio, papà del piccolo Giorgio scomparso qualche giorno fa per quel maledetto male che troppi conoscono da vicino.
Un cancro, nell'accezione più specifica un sarcoma dei tessuti molli. Scambiato inizialmente per una fistola e questo aggiunge ira a dolore e sgomento.
Ed è uno dei motivi che ha spinto Angelo a parlare del calvario del proprio bambino. «Sono sempre stato vicino alle manifestazioni e alle problematiche ambientali che ci sono state. In questi anni però non potevo e non volevo sfruttare la situazione di mio figlio. Volevo fargli credere che poteva vivere una vita normale anche se non era stupido, vedeva con i suoi occhi gli altri pazienti che non ce la facevano. Io però volevo dare serenità a lui e ai suoi fratelli. Adesso che non c'è più, posso anche parlarne».
Giorgio se n'è andato venerdì scorso. Aveva 15 anni e dal 2016 lottava contro il male. «Scoprimmo tutto tre anni fa - racconta Angelo - Aveva dei dolori al gluteo e lo portammo a un centro per farlo controllare: ci dissero che era una fistola da trattare con della pomata. Dopo due o tre incontri, ci consigliarono un'ecografia. L'ecografo ci suggerì a sua volta una tac. La facemmo privatamente in giornata perché Giorgio non riusciva a sedersi. Successivamente andammo a Bari all'ospedale pediatrico Giovanni XXIII convinti di dover asportare questa fistola in stato avanzato ma il dottore ci disse di aspettare perché la situazione era ben più grave. Di lì, poi, l'esigenza di fare ulteriori esami e a distanza di quattro giorni scoprimmo che si trattava di un sarcoma dei tessuti molli. Chi ha sbagliato e ha sottovalutato, deve pagare. Non voglio soldi ma non deve fare più danni».
Il patimento di Giorgio è durato tre anni tra chemioterapie e viaggi a Milano per le medicazioni il mercoledì. Poi, la doccia gelida quando ai genitori hanno spiegato che c'erano metastasi.
Era l'agosto del 2017. Nonostante tutto, il piccolo guerriero ha combattuto la sua battaglia intervallandola con giornate di pesca e tifo per Valentino Rossi. Giorgio avrebbe dovuto partecipare anche a una manifestazione sabato prossimo a Roma con Giancarlo Fisichella, ex campione di Formula 1.
Le sue due grandi passioni, i motori e il mare. Tant'è che i genitori gli avevano fatto una bella sorpresa da qualche tempo: addio alla casa di Paolo VI per andare a vivere in affitto sulla litoranea, «per fargli vivere il mare tutto l'anno e respirare la brezza ogni giorno al suo risveglio». Un'aria diversa da quella cappa su cui Angelo punta il dito: «Se si fa una semplice ricerca su internet, è possibile trovare una spiegazione dell'Airc, l'associazione italiana ricerca cancro: tra i fattori di rischio per i sarcomi dei vasi linfatici c'è anche la diossina oltre al cloruro di vinile e alcuni pesticidi. Non sono io che lo dico ma la scienza».

Il futuro di Giorgio è stato così strappato ma ora la battaglia la proseguirà suo padre. Con un obiettivo ben preciso: «Cose da fare ce ne sono tante e ne farò. Magari una fondazione ma più che altro, in nome di Giorgio, mi piacerebbe che facessimo qualcosa per informare chi domani si potrebbe trovare nella stessa condizione. Troppa burocrazia, troppi ritardi. L'altra mattina mi trovavo in una farmacia per un antidolorifico ma non mi è stato dato perché non avevo la ricetta del medico eppure sapevano benissimo che aveva il codice 048 e a cosa servisse. Ora è il momento di lottare con tutte le forze per riprenderci il diritto alla salute nostra e dei nostri figli». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia