Nautica: Taranto modello Genova

Da sinistra Capobianco e Toma
Modello Genova per Confindustria Taranto. Nel senso che l’associazione degli industriali vuole costituire anche qui, come nel capoluogo ligure, una sezione di imprese...

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Modello Genova per Confindustria Taranto. Nel senso che l’associazione degli industriali vuole costituire anche qui, come nel capoluogo ligure, una sezione di imprese dedicata al mondo della nautica.

L'incontro

Ha posto le basi per quest’iniziativa un incontro, ieri in Confindustria Taranto, tra il presidente Salvatore Toma e Paolo Capobianco, presidente a Genova del settore costruzioni e riparazioni navali che esprime una forza di 72 aziende, 4.500 dipendenti diretti e circa 10mila nell’indotto.

«Al momento - spiega Capobianco a Quotidiano - stiamo ragionando sul da farsi. Il presidente Toma ha già allacciato dei contatti e l’obiettivo di Confindustria Taranto è quello di istituire una sezione della nautica al proprio interno”. “Ho chiarito ai colleghi imprenditori di Taranto - afferma Capobianco - che siamo davanti ad un comparto, quello della cantieristica e della nautica, che non può vivere solo su una realtà. Occorre, invece, che abbia al proprio interno tutte le componenti e le specializzazioni produttive, e quindi riparazioni, refitting (rimontaggio), manutenzioni e costruzioni. A Taranto il ramo delle costruzioni non è presente. Ma c’è invece una grossa componente di riparazione navale con l’Arsenale della Marina Militare e quindi partendo da questo nucleo, si tratta di ampliare, crescere ed allestire una sezione di imprese che sappia muoversi a 360 gradi».
Secondo Capobianco «in un territorio nautica e cantieristica in generale possono giocare un ruolo rilevante. Basta considerare che il rapporto occupazionale tra diretti e indiretti è di uno a cinque. A Genova, per esempio, dove l’ex Ilva ha buona parte del personale in cassa integrazione, la cantieristica fa la parte del leone. Solo lo stabilimento Fincantieri ha 800 diretti e circa 4.800 di indotto». «In questo momento la nautica - rileva Capobianco -, è un comparto importante in tutta Italia. Penso soprattutto a Liguria e Toscana dove ci sono realtà del calibro di Ferretti e San Lorenzo e intorno ad esse si sono creati degli aggregati». «Sottolineo poi un elemento che ritengo significativo - afferma Capobianco a Quotidiano -. Ci sono imprese di Taranto che in Toscana lavorano alla costruzione degli scafi oppure che sono in giro per l’Italia per allestire impianti elettrici. Ecco perché dico che una volta che si riesce a creare un buon amalgama tra le diverse specializzazioni, si può davvero istituire un polo importante tra costruzioni e riparazioni. A La Spezia sino a quasi dieci anni fa non c’era niente. Oggi, invece, lavorano San Lorenzo, Baglietto, Ferretti, tutti nomi significativi».

Il settore


Parlando dello stato di salute del settore, Capobianco sostiene che «il Covid ha portato alla nautica un incremento di lavoro. Il manifatturiero ha avuto problemi, il turismo é crollato, ma la nautica no. Perchè, a fronte della pandemia, chi aveva buone disponibilità economiche ha investito nell’acquisto di un’imbarcazione non negandosi così la possibilità di una vacanza al largo, in mare aperto, ben lontano da ogni potenziale assembramento in spiaggia e nelle località di vacanza». «L’aumento dei costi di produzione e dei materiali, che è il nuovo problema che sta affrontando il manifatturiero italiano, ha portato alla nautica degli extracosti che valutiamo in un 7-8 per cento in più - sottolinea Capobianco -. Chi ha firmato e chiuso contratti, ovviamente non si è potuto rivalere sui committente. Diverso, invece, il caso dei contratti le cui clausole hanno previsto dei margini di recupero. Anche noi, inoltre, scontiamo difficoltà nel rifornirci di determinati materiali. È il caso degli acciai ad alta resistenza, dove si è verificato un raddoppio di costi. E comunque fermo restando il ruolo della nautica in termini di rilancio economico - conclude Capobianco -, ai tarantini ho detto che il turismo è certo rilevante ma non possiamo assolutamente dismettere l’industria».

La risposta tarantina


«È stato un incontro importante e Capobianco ci ha fornito ottime idee - afferma a Quotidiano Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto -. Noi svilupperemo questa collaborazione con Genova». «Dopo la pausa estiva, voglio cominciare a impostare questa nuova sezione - annuncia Toma -. Sarà fondamentale, come accade a Genova, la collaborazione con le istituzioni, il Comune di Taranto, l’Autorità portuale e il commissario per la Zona economica speciale. Inoltre, con le firme dei ministri sull’accordo per la reindustrializzazione, dovremmo essere vicini anche all’avvio del nuovo cantiere Ferretti nell’ex yard Belleli in Mar Grande e se vogliamo far nascere nuove imprese in questo segmento, abbiamo bisogno di uno snellimento sia della burocrazia che dei vari passaggi autorizzativi e le istituzioni devono darci una mano».  Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia